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Ascie taglienti. Quando fùr quest’opre
235A fin condotte, ad irrigar li campi
Vols’ei l’ingegno, e per l’ampia campagna
Trasse dai fiumi l’acque chiare e fresche
E per ruscelli acconciamente schiuse
Loro la via. Breve fe’ agli altri l’opra
240Con la possanza sua regal. Ma intanto
Saver crescea nella mente robusta
Di que’ prischi mortali; e la semenza
Sparsero allor per gl’irrigati colti
E piantaron germogli e le mature
245Messi a raccôr fùr pronti. Il pane allora
Ciascun si preparò, seminò i campi,
Notandone il confin, chè pria che queste
Arti fosser scoperte, agresti pomi
Cibavano i mortali. Assai non era
250Umano stato allor ricco e fiorente,
E i semplici mortali aride foglie
Avean per vestimenta ai fianchi intorno.
     Era già dell’Eterno un culto in pria,
E Gayumèrs, avo d’Hoshèng illustre,
255Pompe e riti s’avea. Ma un dì, dal chiuso
Sen delle pietre ove giacea nascosto,
Lampeggiò un vivo fuoco, e una novella
Luce pel mondo, al suo venir, si sparse.
     Con breve scorta Hoshèng l’erta montagna
260Un dì salìa, quando gli apparve cosa
Lunga e lontana. Mobile e veloce
Era e bruna soverchio. Erano gli occhi
Come fonti di sangue, e il negro fumo
Che dalle fauci spalancate uscìa,
265L’aria offuscava. Riguardò con molta
Prudenza il saggio re, con molto senno,
E una pietra afferrando, alla battaglia
Ratto si unisse. Via scagliò la pietra
Con la sua forza di regnante, e il negro