Pagina:Campanella, Tommaso – Lettere, 1927 – BEIC 1776819.djvu/137: differenze tra le versioni

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Or perché ogni sua parola mi deve esser precetto, avendomilo dato l’Omnipotente per novo redentore, mentre io com’Elia li dimandava morte per finir tante miserie, vengo a
far l’officio che mi dice, ringraziando Vostra Signoria piú
presto per obedienza che per necessitá — sapendo io certo ch’in
mente picciola non può capir concetto tanto generoso e grande
di favorir un meschino condannato dall’opinione popolare e
di principi come il piú empio e malvagio che fosse mai stato
nel mondo; e per natura gli uomini che s’accommodano a
questi gridi, son d’animo volgare. Talché son securo che non
cessará in Vostra Signoria quel pensiero nobile a dimostrarsi
in tutte l’occasioni, sollecito di metter a fine l’impresa della
mia salute; ché se ben io son indegno di tanto difensore.
Vostra Signoria non è indegna di tanta misericordiosa ed
ardua azione; e credo bene ch’ella consideri come ne’ magni
articoli di tempi tutti gran filosofi e profeti ed- apostoli e Giesu
dio nostro ancora siano morti sotto questi titoli di eresia e
ribellione.


Querela antica, dicon Platone e Senofonte nell’ Apologia
di Socrate, contra i sapienti chi tirano il mondo errante alla
vera maniera di vita beata; e perché la dottrina loro vien
d’animo degno di comandare, sono tenuti per usurpatori di
quelli regni chi cercano migliorare. Ma sempre achitofellisti e
macchiavellisti saranno chi interpretan ambizion di stato esser
maestra delle dottrine e veritá sacre, perch’essi tutto drizzano
a questo fine, e con gli occhiali loro mirando l’azioni altrui,
al modo loro se le fanno apparire. Però si legge: «morte moriatur leretnias quare prophetavit etc.» ; ed «odi eum» di Michea, «quia non prophetat mihi bona»; e d’Amos: «rebellat
Amos, o rex leroboam»; et d’altri: «benedixit Deo et regi»;
e finalmente: «blasphemat etc.», «samaritanus est etc.», «contradicit Caesari etc.», «se regem facit». Cose simili a Socrate,
a Seneca, a Lucano, ad Anassagora, a Pitagora son venute
nella sapienza naturale.


Or perché ogni sua parola mi deve esser precetto, avendomilo dato l’Omnipotente per novo redentore, mentre io com’Ella li dimandava morte per finir tante miserie, vengo a far l’officio che mi dice, ringraziando Vostra Signoria piú presto per obedienza che per necessitá — sapendo io certo ch’in mente picciola non può capir concetto tanto generoso e grande di favorir un meschino condannato dall’opinione popolare e di principi come il piú empio e malvagio che fosse mai stato nel mondo; e per natura gli uomini che s’accommodano a questi gridi, son d’animo volgare. Talché son securo che non cessará in Vostra Signoria quel pensiero nobile a dimostrarsi in tutte l’occasioni, sollecito di metter a fine l’impresa della mia salute; ché se ben io son indegno di tanto difensore. Vostra Signoria non è indegna di tanta misericordiosa ed ardua azione; e credo bene ch’ella consideri come ne’ magni articoli di tempi tutti gran filosofi e profeti ed apostoli e Giesu dio nostro ancora siano morti sotto questi titoli di eresia e ribellione.
Queste considerazioni avran fatto pensare Vostra Signoria

ch’io forsi potessi esser simile a qualch’uno di questi, al che
Querela antica, dicon Platone e Senofonte nell’Apologia di Socrate, contra i sapienti chi tirano il mondo errante alla vera maniera di vita beata; e perché la dottrina loro vien d’animo degno di comandare, sono tenuti per usurpatori di quelli regni chi cercano migliorare. Ma sempre achitofellisti e macchiavellisti saranno chi interpretan ambizion di stato esser maestra delle dottrine e veritá sacre, perch’essi tutto drizzano a questo fine, e con gli occhiali loro mirando l’azioni altrui, al modo loro se le fanno apparire. Però si legge: «''morte moriatur Ieremias quare prophetavit'' etc.»; ed «''odi eum''» di Michea, «''quia non prophetat mihi bona''»; e d’Amos: «''rebellat Amos, o rex Ieroboam''»; et d’altri: «''benedixit Deo et regi''»; e finalmente: «''blasphemat'' etc.», «''samaritanus est'' etc.», «''contradicit Caesari'' etc.», «''se regem facit''». Cose simili a Socrate, a Seneca, a Lucano, ad Anassagora, a Pitagora son venute nella sapienza naturale.

Queste considerazioni avran fatto pensare Vostra Signoria ch’io forsi potessi esser simile a qualch’uno di questi, al che