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seguir le epoche, le divisioni giá dateci da questi fatti. Che anzi, se non sia illusione, ci pare che ne risultino divisioni, periodi piú naturali nella storia stessa delle colture considerate in sé. Cosí nel periodo testé percorso, si trovano raccolte né piú né meno le vite dei tre padri di nostra lingua, e né piú né meno {{AutoreCitato|Giotto|Giotto}} e gli artisti della scuola fiorentina primitiva. E cosí poi ora per il periodo che segue risulterá chiaro nella storia della coltura quell’allentamento di progresso, che incominciò, non giá, come si suol dire, col secolo decimoquinto, ma fin dalle morti contemporanee di {{AutoreCitato|Francesco Petrarca|Petrarca}} e {{AutoreCitato|Giovanni Boccaccio|Boccaccio}} intorno al 1375, che durò poi non per quel secolo intiero, ma solamente fin presso al suo mezzo; dopo il quale s’accelerò di nuovo il progresso rapidamente, splendidamente per li quattro impulsi che concorsero a quell’epoca, le due paci religiosa e politica, l’arrivo de’ greci, e la grande invenzione della stampa. In somma, il periodo da noi qui considerato si suddivide in due andamenti; uno lento, l’altro rapidissimo; uno mediocre, l’altro grande; ed in coltura come in politica la cosí detta mediocritá del secolo decimoquinto si riduce alla prima metá od al primo terzo di esso. — Nella letteratura e in quelle scienze storiche, filologiche, filosofiche e teologiche, che ne sono quasi il substrato a cui ella non fa se non aggiunger la forma, e che mal si separano quindi da essa, i nomi meno oscuri che noi troviamo dapprima, sono quelli di {{AutoreCitato|Jacopo Alighieri|Iacopo di Dante Allighieri}} [-1390?]; di {{AutoreCitato|Franco Sacchetti|Franco Sacchetti}} [-1400] e ser {{AutoreCitato|Giovanni Fiorentino|Giovanni Fiorentino}} novellatori; di {{AutoreCitato|Baldo degli Ubaldi|Baldo}} giureconsulto [-1400]; di {{AutoreCitato|Filippo Villani|Filippo Villani}} [-1404] e {{AutoreCitato|Leonardo Bruni|Leonardo Bruni}} aretino [-1444] scrittori di storie; di san {{Wl|Q317131|Vincenzo Ferreri}} [-1419] e san {{AutoreCitato|Bernardino da Siena|Bernardino da Siena}} [-1444] scrittori ecclesiastici; di {{AutoreCitato|Agnolo Pandolfini|Agnolo Pandolfini}}, scrittore del bel ''Trattato della famiglia'' [-1446]; e di {{AutoreCitato|Burchiello|Burchiello}}, uno di quegli scrittori triviali che mal si continuano a porre tra’ gioielli di nostra lingua [-1448]. All’incontro, seguono inoltrandosi nella seconda metá del secolo, e via via piú splendidi, i nomi di {{AutoreCitato|Lorenzo Valla|Lorenzo Valla}} latinista ed ellenista [-1457], di {{AutoreCitato|Poggio Bracciolini|Poggio Bracciolini}} storico e uno de’ piú operosi fra’ molti cercatori e pubblicatori di codici antichi [-1459], di san’{{AutoreCitato|Antonino Pierozzi|Antonino}}
seguir le epoche, le
divisioni giá dateci da questi fatti. Che anzi, se non sia illusione,
ci pare che ne risultino divisioni, periodi piú naturali nella storia
stessa delle colture considerate in sé. Cosí nel periodo testé
percorso, si trovano raccolte né piú né meno le vite dei tre padri di
nostra lingua, e né piú né meno Giotto e gli artisti della scuola
fiorentina primitiva. E cosí poi ora per il periodo che segue
risulterá chiaro nella storia della coltura quell’allentamento di
progresso, che incominciò, non giá, come si suol dire, col secolo
decimoquinto, ma fin dalle morti contemporanee di Petrarca e Boccaccio
intorno al 1375, che durò poi non per quel secolo intiero, ma
solamente fin presso al suo mezzo; dopo il quale s’accelerò di nuovo
il progresso rapidamente, splendidamente per li quattro impulsi che
concorsero a quell’epoca, le due paci religiosa e politica, l’arrivo
de’ greci, e la grande invenzione della stampa. In somma, il periodo
da noi qui considerato si suddivide in due andamenti; uno lento,
l’altro rapidissimo; uno mediocre, l’altro grande; ed in coltura come
in politica la cosí detta mediocritá del secolo decimoquinto si riduce
alla prima metá od al primo terzo di esso. — Nella letteratura e in
quelle scienze storiche, filologiche, filosofiche e teologiche, che ne
sono quasi il substrato a cui ella non fa se non aggiunger la forma, e
che mal si separano quindi da essa, i nomi meno oscuri che noi
troviamo dapprima, sono quelli di Iacopo di Dante Allighieri [-1390?];
di {{AutoreCitato|Franco Sacchetti|Franco Sacchetti}} [-1400] e ser Giovanni Fiorentino novellatori; di
Baldo giureconsulto [-1400]; di {{AutoreCitato|Filippo Villani|Filippo Villani}} [-1404] e Leonardo
Bruni aretino [-1444] scrittori di storie; di san Vincenzo Ferreri
[-1419] e san Bernardino da Siena [-1444] scrittori ecclesiastici; di
{{AutoreIgnoto|Agnolo Pandolfini}}, scrittore del bel ''Trattato della famiglia''
[-1446]; e di Burchiello, uno di quegli scrittori triviali che mal si
continuano a porre tra’ gioielli di nostra lingua [-1448].
All’incontro, seguono inoltrandosi nella seconda metá del secolo, e
via via piú splendidi, i nomi di Lorenzo Valla latinista ed ellenista
[-1457], di Poggio Bracciolini storico e uno de’ piú operosi fra’
molti cercatori e pubblicatori di codici antichi [-1459], di
san’Antonino