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;Il Palazzo Reale. — Sua nuova forma, e suoi divertimenti.
;Il Palazzo Reale. — Sua nuova forma, e suoi divertimenti.


Nell’anno medesimo 1781 di cui ho parlato, furono conosciute dal pubblico le mutazioni proposte sulla fabbrica del Palazzo Reale, e di fatto il 15 d’ottobre si cominciò ad atterrare gli alberi nel gran viale. Quante lagnanze per questa perdita in tutta Parigi! Tutti trovavano piacevole questa passeggiata, come era infatti: essa formava la delizia di tutti, e nessuno sapeva persuadersi che potesse rendersi più dilettevole, o più comoda; temevasi anzi che per una speculazione non si sacrificasse all’interesse del padrone il divertimento de’ particolari. I proprietari poi delle case che circondavano il giardino erano molto più in agitazione degli altri, per essere minacciati da una nuova fabbrica, la quale andava a privarli dell’amenissima vista e dell’ingresso di quel luogo di delizia. Tutti quanti però si unirono in corpo, e fecero i tentativi possibili, per conservare i pretesi loro diritti; ma i principali giureconsulti li persuasero a desistere, per essere già stato ceduto dal re il terreno alla casa d’Orléans, in conseguenza della qual cessione il signor duca di Chàrtres, oggi duca d’Orléans, e primo principe del sangue, ne godeva il possesso. Le finestre e le porte d’ingresso in questo giardino erano soltanto tollerate, e tranne la perdita che per questa parte ne risentivano i querelanti, altro non avevasi in mira, se non lavorare per la maggior isoddisfazione del pubblico. Ma questo pubblico non si fidava. Troppo dispiaceva la distruzione di quel magnifico viale, ove nelle belle giornate adunavansi infinite persone, ove le primarie bellezze di Parigi facevano pompa delle seducenti loro attrattive, ove la gioventù correva pericoli, ed incontrava fortune, ove finalmente gli uomini sensati si divertivano a spese {{Pt|tal-|}}<section end="s2" />
Nell’anno medesimo 1781 di cui ho parlato, furono conosciute dal pubblico le mutazioni proposte sulla fabbrica del Palazzo Reale, e di fatto il 15 d’ottobre si cominciò ad atterrare gli alberi nel gran viale. Quante lagnanze per questa perdita in tutta Parigi! Tutti trovavano piacevole questa passeggiata, come era infatti: essa formava la delizia di tutti, e nessuno sapeva persuadersi che potesse rendersi più dilettevole, o più comoda; temevasi anzi che per una speculazione non si sacrificasse all’interesse del padrone il divertimento de’ particolari. I proprietari poi delle case che circondavano il giardino erano molto più in agitazione degli altri, per essere minacciati da una nuova fabbrica, la quale andava a privarli dell’amenissima vista e dell’ingresso di quel luogo di delizia. Tutti quanti però si unirono in corpo, e fecero i tentativi possibili, per conservare i pretesi loro diritti; ma i principali giureconsulti li persuasero a desistere, per essere già stato ceduto dal re il terreno alla casa d’Orléans, in conseguenza della qual cessione il signor duca di Chàrtres, oggi duca d’Orléans, e primo principe del sangue, ne godeva il possesso. Le finestre e le porte d’ingresso in questo giardino erano soltanto tollerate, e tranne la perdita che per questa parte ne risentivano i querelanti, altro non avevasi in mira, se non lavorare per la maggior soddisfazione del pubblico. Ma questo pubblico non si fidava. Troppo dispiaceva la distruzione di quel magnifico viale, ove nelle belle giornate adunavansi infinite persone, ove le primarie bellezze di Parigi facevano pompa delle seducenti loro attrattive, ove la gioventù correva pericoli, ed incontrava fortune, ove finalmente gli uomini sensati si divertivano a spese {{Pt|tal-|}}<section end="s2" />