Pagina:Baccini - Memorie di un pulcino, Bemporad & Figlio, Firenze, 1918.djvu/72: differenze tra le versioni

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vero topo di campagna aveva forse ragione, ma non a tutti quelli che miglioreranno la loro condizione avverrà lo stesso.
I
— Dio lo voglia, fìgliuol mio, e possa tu non mai rimpiangere la nostra umile ma riposata e tranquilla vita ! —
— 66 —
Così ebbe fine il nostro colloquio.
vero topo di campagna aveva forse ragione, ma non
Giunse finalmente il punto della partenza ; ma in quel momento, allorché vidi le lagrime angosciose della madre mia, il viso pallido e dolente della cara Marietta, i campi e la casa, dorati dalla luce del sole in sul tramonto, allorché udii il disperato pigolare de’ miei fratellini, l’abbaiare del vecchio cane da pagliaio e il canto lieto degli uccelletti che s’apparecchiavano al riposo, provai uno sgomento, una smania e una voglia così intensa di piangere, che mi ci volle del buono e del bello per non farmi scorgere da’ miei nuovi padroni.
a tutti quelli che miglioreranno la loro condizione
Scambiai un ultimo bacio con la mamma, una carezza con la Marietta, e guidato da Albertino mi diressi verso il cancello del podere, dove stava ferma, da un pezzetto, una bella carrozza a due cavalli.
avverrà lo stesso.
Il signor Angelo e la signora Clotilde, dopo aver salutato affettuosamente i buoni contadini, vi salirono; Alberto fece lo stesso, ed io, rimasto in terra, aspettavo d’esser preso, allorché tutto affannato, sbucò da una viottola Giampaolo con una gran gabbia in mano, che avea servito altre volte per la cova dei piccioni.
Dio lo voglia, fìgliuol mio, e possa tu non mai
— Sor padroncino, eccole la gabbia che mi aveva chiesta, — disse costui sorridendo; e chinatosi fino a me, mi prese e mi ci chiuse, e imprigionato a quel
rimpiangere la nostra umile ma riposata e tranquilla
vita ! —
Così ebbe fine il nostro colloquio.
Giunse finalmente il punto della partenza ; ma in
quel momento, allorché vidi le lagrime angosciose
della madre mia, il viso pallido e dolente della cara
Marietta, i campi e la casa, dorati dalla luce del sole
in sul tramonto, allorché udii il disperato pigolare
de’miei fratellini, l’abbaiare del vecchio cane da pa¬
gliaio e il canto lieto degli uccelletti che s’apparec¬
chiavano al riposo, provai uno sgomento, una smania
e una voglia così intensa di piangere, che mi ci volle
del buono e del bello per non farmi scorgere da’ miei
nuovi padroni.
Scambiai un ultimo bacio con la mamma, una
carezza con la Marietta, e guidato da Albertino mi
diressi verso il cancello del podere, dove stava ferma,
da un pezzetto, una bella carrozza a due cavalli.
Il signor Angelo e la signora Clotilde, dopo aver
salutato affettuosamente i buoni contadini, vi sali¬
rono; Alberto fece lo stesso, ed io, rimasto in terra,
aspettavo d’esser preso, allorché tutto affannato,
.sbucò da una viottola Giampaolo con una gran gab¬
bia in mano, che avea servito altre volte per la cova
dei piccioni.
— Sor padroncino, eccole la gabbia che mi aveva
chiesta, — disse costui sorridendo; e chinatosi fino a
me, mi prese e mi ci chiuse, e imprigionato