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riuscì, più che ogni altro, acerrimo persecutore della Chiesa di Trento. Cominciò a dimostrare la sua arroganza col porre nella città di Trento un capitano, che vi risiedesse in suo nome (che fu un Nicolò di Madonna Contessa) il di cui potere era tanto, che gareggiava, se non superava, quello del principe. Imperocchè si legge certo atto di questo stesso anno nel quale il vescovo, unitamente al suddetto capitano, comandano a Rizzardo conte di Flavone, a quelli della macinata del fu conte Guglielmo e ad ogni altra persona, che non osino turbare il conte Federico di Flavone nel possesso dei beni che appartenevano al sopra accennato conte Guglielmo; ma, se vi avessero delle ragioni, dovessero giuridicamente esporle innanzi al vescovo e al capitano, onde riportarne gli effetti di giustizia; e ciò sotto pena di bando, ed altra pecuniaria<ref>Miscellanea Alberti, Τ. VI, fol. 184.</ref>. Nello stesso anno 1259, a motivo delle spese fatte e dei danni sofferti nella guerra contro il tiranno Ezzelino da Nicolò di Brenta, al quale per simile causa il nostro prelato aveva gli 11 gennajo dell’anno antecedente oppignorato il castello di Brenta, lo investì di tutti i diritti vescovili nella villa di Tenna e di due dossi situati oltre detta villa verso la Valsugana, dove è la chiesa di S. Valentino, l’uno chiamato il Castelvecchio, l’altro ab Ores<ref>''{{AutoreIgnoto|Montebello}}: {{TestoAssente|Notizie istoriche della Valsugana e di Primiero}}''. Rovereto, 1793. App., pag. 27. Tra i documenti relativi alla storia delle suddette valli, molti ve n’hanno dal 1192 in appresso, che furono citati dal cronista Alberti, siccome inediti. Ne omettiamo il registro, perchè ognuno lo può riscontrare.</ref>. Nel maggio di quest’anno, fu dal vescovo
riuscì, più che ogni altro, acerrimo persecutore della Chiesa di Trento. Cominciò a dimostrare la sua arroganza col porre nella città di Trento un capitano, che vi risiedesse in suo nome (che fu un Nicolò di Madonna Contessa) il di cui potere era tanto, che gareggiava, se non superava, quello del principe. Imperocchè si legge certo atto di questo stesso anno nel quale il vescovo, unitamente al suddetto capitano, comandano a Rizzardo conte di Flavone, a quelli della macinata del fu conte Guglielmo e ad ogni altra persona, che non osino turbare il conte Federico di Flavone nel possesso dei beni che appartenevano al sopra accennato conte Guglielmo; ma, se vi avessero delle ragioni, dovessero giuridicamente esporle innanzi al vescovo e al capitano, onde riportarne gli effetti di giustizia; e ciò sotto pena di bando, ed altra pecuniaria<ref>Miscellanea Alberti, Τ. VI, fol. 184.</ref>. Nello stesso anno 1259, a motivo delle spese fatte e dei danni sofferti nella guerra contro il tiranno Ezzelino da Nicolò di Brenta, al quale per simile causa il nostro prelato aveva gli 11 gennajo dell’anno antecedente oppignorato il castello di Brenta, lo investì di tutti i diritti vescovili nella villa di Tenna e di due dossi situati oltre detta villa verso la Valsugana, dove è la chiesa di S. Valentino, l’uno chiamato il Castelvecchio, l’altro ab Ores<ref>''{{AutoreCitato|Giuseppe Andrea Montebello|Montebello}}: {{TestoAssente|Notizie istoriche della Valsugana e di Primiero}}''. Rovereto, 1793. App., pag. 27. Tra i documenti relativi alla storia delle suddette valli, molti ve n’hanno dal 1192 in appresso, che furono citati dal cronista {{AutoreCitato|Francesco Felice Alberti di Enno|Alberti}}, siccome inediti. Ne omettiamo il registro, perchè ognuno lo può riscontrare.</ref>. Nel maggio di quest’anno, fu dal vescovo