Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1859, V-VI.djvu/565: differenze tra le versioni
Nessun oggetto della modifica |
|||
Stato della pagina | Stato della pagina | ||
- | + | Pagine SAL 75% | |
Corpo della pagina (da includere): | Corpo della pagina (da includere): | ||
Riga 3: | Riga 3: | ||
''Laun''. Amator caldo di sè in difetto di amanza. |
''Laun''. Amator caldo di sè in difetto di amanza. |
||
''Sp''. Pazzo, io non |
''Sp''. Pazzo, io non t’intendo: dicoti che il mio padrone è divenuto caldo in amore. |
||
''Laun''. Che me ne cale quand’anche bruciasse? Se vuoi venir con me |
''Laun''. Che me ne cale quand’anche bruciasse? Se vuoi venir con me all’osteria, bene; se no, sei un ebreo, un israelita, non meriti il nome di cristiano. |
||
''Sp''. Perchè? |
''Sp''. Perchè? |
||
Riga 11: | Riga 11: | ||
''Laun''. Perchè non hai neppure in te tanta carità quanta basti per andare all’osteria con un crìstiano. Vuoi venire? |
''Laun''. Perchè non hai neppure in te tanta carità quanta basti per andare all’osteria con un crìstiano. Vuoi venire? |
||
''Sp''. Seguo le tue pedate. |
''Sp''. Seguo le tue pedate. {{Ids|(escono)}} |
||
{{Ct|t=2|v=1|f=120%|SCENA IV.}}{{Ct|t=0|v=1|Un appartamento nel palazzo}}{{Ct|t=0|v=1|Entra {{Sc|Proteo}}}}. |
|||
{{Ct|t=2|v=1|f=120%|SCENA IV.}} |
|||
⚫ | ''Prot''. S'io abbandono la |
||
{{Ct|t=0|v=1|Un appartamento nel palazzo}} |
|||
{{Ct|t=0|v=1|''Entra'' {{Sc|Proteo}}.}} |
|||
⚫ | ''Prot''. S'io abbandono la mia Giulia, sono spergiuro; se amo la bella Silvia, sono spergiuro, se tradisco il mio amico, sono spergiuro; e nondimeno è la potenza stessa, che mi strappò i miei primi giuramenti, che ora mi costringe a questa triplice mancanza. L’amore mi ha comandato di giurare ed ora mi comanda di disdirmi; oh! tu ingegnoso seduttore amore, se mi hai trascinato in una colpa, insegna al tuo suddito travolto dalle tue suggestioni a scusarsi. Prima adoravo una stella brillante, oggi adoro un sole celeste. La riflessione può rompere voti imprudenti, e sarebbe inettitudine il non avere lena bastante per cambiare il cattivo nel buono. Vergognati, lingua insolente, a chiamar cattiva quella, che per mille e mille giuramenti nominasti la regina delle tue voglie. Non posso cessar d’amarla, eppure così faccio; ma se cesso d’amare è perchè debbo amare; perdo un amico, o serbandolo smarrisco me medesimo. Se la sorte poi mi è contraria, allora invece di Valentino ritrovo me stesso, invece di Giulia ritrovo Silvia. Me amo più che non ami un amico: perocchè l’amore di sè è sempre più robusto: e Silvia (ne attesto i cieli che l’han fatta sì bella!) mi fa parere Giulia una nera zingana. Vuo’ dimenticare che Giulia è viva; ricordarmi che il mio amore per lei è spento, e possedendo in Silvia il più dolce degli amici risguardar come nemico Valentino. Ma ora mi è impossibile l’esser fedele a me stesso senza tradire costui; egli intende di salire questa notte con una scala di corda nella camera di Silvia, e confida a me, suo rivale, un tal segreto. Io corro tosto ad istruire il padre del loro travestimento e del loro disegno di fuga; egli nel furor suo esilierà Valentino, perchè |