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IO MEMORIE DI FAMIGLIA

Nelle cose dello stato ebbe grandi onori e grande autoritá, e degli uffici del territorio nostro, fu capitano di Volterra, di Arezzo, di Castracaro, podestá di Prato, vicario di
Nelle cose dello stato ebbe grandi onori e grande autoritá, e degli uffici del territorio nostro, fu capitano di Volterra, di Arezzo, di Castracaro, podestá di Prato, vicario di Lari, capitano di cittadella di Pisa, che durava tre mesi ed accettavasi per ogni uomo di autoritá. Nel principio della guerra che mosse Filippo duca di Milano a’ fiorentini, andò imbasciadore al signor Braccio, che era a campo alla Aquila, per ridurlo in Toscana, sendo le obbligazioni aveva co’ fiorentini di venire in loro aiuto con certo numero di gente quando e’ fussino molestati; e cosí gli promisse di venire, benché poi non ebbe effetto, per essere detto signore rotto e morto dalle genti della Chiesa e della reina e dagli aquilani. Sendo di poi state rotte le genti nostre a Zagonara in Romagna, e nelle avversitá nostre sendosi accordato con noi Guidantonio Manfredi signore di Faenza, e sendo volta lá la furia della guerra, vi fu mandato commessario per difesa di quello stato insieme con Averardo de’ Medici, e stettevi piú mesi, insino a tanto che el forte della guerra si transferí verso el Borgo a San Sepolcro ed Anghiari. Di poi nel..... fu mandato imbasciadore a Sigismondo re di Ungheria e di Boemia ed imperadore, insieme con Luca di messer Maso degli Albizzi; el quale sendo ammalato per la via e però tornandosi a Firenze, lui solo esequí la legazione.
Lari, capitano di cittadella di Pisa, che durava tre mesi ed

accettavasi per ogni uomo di autoritá. Nel principio della
La causa di questa imbasceria fu perché, sendo la cittá in lega co’ viniziani ed insieme in guerra col duca Filippo, si pretendeva che Sigismondo, sendo amico del duca ed inimico de’ viniziani per causa della Dalmazia ed altre terre apartenenti allo imperio occupate da loro, voleva passare in Italia a’ favori del duca e contro alla Lega, e per questo a Piero fu commesso molte cose in carico del duca, e che trattassi la concordia fra lo imperadore e viniziani. Stettevi piú d’uno anno e finalmente non si conchiuse nulla.
guerra che mosse Filippo duca di Milano a’ fiorentini, andò

imbasciadore al signor Braccio, che era a campo alla Aquila,
Di poi nel 1430 fu mandato imbasciadore a Vinegia, in compagnia di Bernardo Guadagni e di Nerone di Nigi, per cagione che molte cose occorrevano trattarsi rispetto alla guerra che durava col duca di Milano; e perché ancora la
per ridurlo in Toscana, sendo le obbligazioni aveva co’ fiorentini di venire in loro aiuto con certo numero di gente
quando e’ fussino molestati; e cosi gli promisse di venire, benché poi non ebbe effetto, per essere detto signore rotto e
morto dalle genti della Chiesa e della reina e dagli aquilani.
Sendo di poi state rotte le genti nostre a Zagonara in Romagna, e nelle avversitá nostre sendosi accordato con noi
Guidantonio Manfredi signore di Faenza, e sendo volta lá la
furia della guerra, vi fu mandato commessario per difesa di
quello stato insieme con Averardo de’ Medici, e stettevi piú
mesi, insino a tanto che el forte della guerra si transferi verso
el Borgo a San Sepolcro ed Anghiari. Di poi nel. fu
mandato imbasciadore a Sigismondo re di Ungheria e di Boemia ed imperadore, insieme con Luca di messer Maso degli
Albizzi; el quale sendo ammalato per la via e però tornandosi a Firenze, lui solo esequi la legazione.
La causa di questa imbasceria fu perché, sendo la cittá
in lega co’ viniziani ed insieme in guerra col duca Filippo,
si pretendeva che Sigismondo, sendo amico del duca ed inimico de’ viniziani per causa della Dalmazia ed altre terre
apartenenti allo imperio occupate da loro, voleva passare in
Italia a’ favori del duca e contro alla Lega, e per questo a
Piero fu commesso molte cose in carico del duca, e che trattassi la concordia fra lo imperadore e viniziani. Stettevi piú
d’uno anno e finalmente non si conchiuse nulla.
Di poi nel 1430 fu mandato imbasciadore a Vinegia, in
compagnia di Bernardo Guadagni e di Nerone di Nigi, per
cagione che molte cose occorrevano trattarsi rispetto alla
guerra che durava col duca di Milano; e perché ancora la