Pagina:Pellegrino Rossi e la rivoluzione romana III.pdf/225: differenze tra le versioni

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ricorda se tutti, od alcuni furono imbussolati e sortiti sei od otto per la esecuzione del delitto nel giorno seguente. Io credo che maggiori imposture e falsità non potevano accozzarsi di quelle che ha posto insieme l’impunitario in questo suo discorso, e quando parla di fatto proprio, e quando parla de relato altrui. Di fatto proprio egli dice di aver veduto Grandoni in quella sera al Circolo, e che questi con altri accompagnò Sterbini a Ripetta. Io potrei limitarmi a rispondere a questa parte di rivelo con una sola parola — ''proba'' —; tu sei attore, tu devi dare prove al Fisco delle tue asserzioni incolpative; il fatto sarebbe avvenuto in una clamorosa riunione, in un luogo pubblico,, presenti infinite persone. Adducine qualcuna a provar ciò che dici; ma tu non porti che una unica gratuita asserzione; e questo basterebbe perchè il Tribunale nella sua coscienza disprezzasse il tuo detto. Ma a me non basta; voglio chiarirti mendace. Tu dici che in quella sera con il Grandoni e con il Costa vi erano al Circolo, fra gli altri, Giuseppe Caravacci e i fratelli Pietro e Giovanni Trinca; quegli stessi fratelli, che tu poni poi anche la mattinata del 15 alla Cancelleria e vuoi farli figurare in tutte le fasi di quegli avvenimenti. Or bene, del Caravacci non parlo, e spetterà al suo Difensore il mostrare come in quella sera non era, nè poteva essere al Circolo, perchè assisteva indefessamente il fratello moribondo. Dico solo che è luminosamente provato in atti che i fratelli Trinca in quell’epoca erano nella Legione romana l’uno a Rimini, l’altro a Cesena, sicchè apparisce manifesta la calunnia del rivelante. Nè può ammettersi in esso un equivoco, perchè in un costituto protesta che conosceva da molti anni i fratelli Trinca alla salita di Marforio dove il padre teneva osteria, e ne dà una minutissima descrizione personale; e non basta; egli non solamente li fa presenti al Circolo in quella sera del 14, ma li pone più tardi a Capranica; li ripone la mattina del 15 alla Cancelleria; li fa di nuovo presenti la sera del 15 alle dimostrazioni partite dal Caffè delle belle Arti; insomma li mette in mezzo a tutti i garbugli. Un equivoco potrà avvenire relativamente ad una persona che poco si conosce, ed in una circostanza parziale nella quale per la confusione può essersi traveduto, ma quando si ha lunga e piena conoscenza di due soggetti, quando si pongono in diversi luoghi, in diverse circostanze, in diverse azioni, e a contatto proprio, sotto i propri occhi, e tutto ciò non sussiste, neanche un bambino potrebbe ammettere un equivoco, un travedimento; è falsità patente, Signori miei, è calunnia manifesta; e voi non ci dovete, non ci potete passar sopra, perchè questo {{Pt|in-|}}

ricorda se tutti, od alcuni furono imbussolati e sortiti sei od otto
per la esecuzione del delitto nel giorno seguente. Io credo che
maggiori imposture e falsitá non potevano accozzarsi di quelle che
ha posto insieme l’impunitario in questo suo discorso, e quando
parla di fatto proprio, e quando parla de relato altrui. Di fatto
proprio egli dice di aver veduto Grandoni in quella sera al Circolo, e che questi con altri accompagnò Sterbi ni a Ripetta. Io potrei limitarmi a rispondere a questa parte di rivelo con una sola
parola — proba — ; tu sei attore, tu devi dare prove al Fisco
delle tue asserzioni incolpative ; il fatto sarebbe avvenuto in una
clamorosa riunione, in un luogo pubblico,, presenti infinite persone.
Adducine qualcuna a provar ciò che dici ; ma tu non porti che
una unica gratuita asserzione; e questo basterebbe perchè il Tribunale nella sua coscienza disprezzasse il tuo detto. Ma a me non
basta; voglio chiarirti mendace. Tu dici che in quella sera con il
Grandoni e con il Costa vi erano al Circolo, fra gli altri, Giuseppe
Caravacci e i fratelli Pietro e Giovanni Trinca; quegli stessi fratelli, che tu poni poi anche la mattinata del lo alla Cancelleria e vuoi
farli figurare in tutte le fasi di quegli avvenimenti. Or bene, del
Caravacci non parlo, e spetterá al suo Difensore il mostrare come
in quella sera non era, nè poteva essere al Circolo, perchè assisteva indefessamente il fratello moribondo. Dico solo che è luminosamente provato in atti che i fratelli Trinca in quell’epoca erano
nella Legione romana l’uno a Rimini, l’altro a Cesena, sicché apparisce manifesta la calunnia del rivelante. Nè può ammettersi in
esso un equivoco, perchè in un costituto protesta che conosceva
da molti anni i fratelli Trinca alla salita di Marforio dove il padre
teneva osteria, e ne dá una minutissima descrizione personale ; e
non basta; egli non solamente li fa presenti al Circolo in quella
sera del 14, ma li pone piú tardi a Capranica ; li ripone la mattina del 15 alla Cancelleria; li fa di nuovo presenti la sera del 15
alle dimostrazioni partite dal Caffè delle belle Arti ; insomma li
mette in mezzo a tutti i garbugli. Un equivoco potrá avvenire relativamente ad una persona che poco si conosce, ed in una circostanza parziale nella quale per la confusione può essersi traveduto,
ma quando si ha lunga e piena conoscenza di due soggetti, quando
si pongono in diversi luoghi, in diverse circostanze, in diverse
azioni, e a contatto proprio, sotto i propri occhi, e tutto ciò non
sussiste, neanche un bambino potrebbe ammettere un equivoco, un
travedimento; è falsitá patente, Signori miei, è calunnia manifesta;
e voi non ci dovete, non ci potete passar sopra, perchè questo in