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molte riunioni secondo lui preparatorie al delitto, non lo pose in mezzo, perchè poteva essere sbugiardato, ma lo mise al di fuori di notte, al buio; quanto ad altri fatti apposti al medesimo, per mettersi alla sicura, non parlò di fatto proprio, ma de relato altrui; e così gli parve di aver bene accomodato le cose, perchè se sorgevano dei testimoni a dire, per esempio, che al negozio Mattei, al fenile Brunetti, il Grandoni non era mai apparso, l’impunito poteva schermisi col rispondere — non lo potevano vedere, perchè in quei luoghi non entrava, ma chiamava fuori taluni per abboccarcisi, onde gl’intervenuti non potevano accorgersi della sua comparsa —; se sorgevano testimoni a dire che i tali e tali altri fatti imputati a Grandoni non sussistevano, egli poteva schermirsi col rispondere — Eh, a me l’ha raccontato Guerrini, l’ha raccontato Ranucci (soggetti emigrati e dai quali non potea temere esser contradetto) se il Guerrini, il Ranucci si sono ingannati, o mi hanno ingannato, che ho da farci io? — Ma non si avvide, nella sua malizia, l’impunitario della imbecillità di queste deduzioni; perchè è una cosa che desta non so se più la compassione o lo sdegno quella di supporre che Grandoni, se fosse entrato nelle trame che si dice venissero preparate, volesse andare fino al limitare della porta del negozio Mattei, del fenile di Brunetti, e poi avesse avuto quasi vergogna o paura di entrare, quando vergogna o paura negli agitatori non ve n’era a quei giorni più alcuna, nè esso avrebbe potuto temere la presenza dei convenuti, perchè tutti del medesimo pensare e sentire.


Nonostante tutta questa cautela il Bernasconi diede in un forte inciampo, allorchè, volendo dare a credere che la sera del 13 novembre avesse luogo l’ultima definitiva riunione al fenile di Brunetti con distribuzione di armi e denaro, disse che vi accedette il Grandoni con altro individuo, che da Guerrini gli fu detto essere Corsi chirurgo in San Giacomo.
DOCUMENTI 209
molte riunioni secondo lui preparatorie al delitto, non lo pose in
mezzo, perchè poteva essere sbugiardato, ma lo mise al di fuori
di notte, al buio; quanto ad altri fatti apposti al medesimo, per
mettersi alla sicura, non parlò di fatto proprio, ma de relato altrui; e cosi gli parve di aver bene accomodato le cose, perchè se
sorgevano dei testimoni a dire, per esempio, che al negozio Mattei, al fenile Brunetti, il Grandoni non era mai apparso, l’impunito poteva schermisi col rispondere — non lo potevano vedere,
perchè in quei luoghi non entrava, ma chiamava fuori taluni per
abboccarcisi, onde gl’ intervenuti non potevano accorgersi della sua
comparsa — ; se sorgevano testimoni a dire che i tali e tali altri
fatti imputati a Grandoni non sussistevano, egli poteva schermirsi
col rispondere — Eh, a me l’ha raccontato Guerrini, l’ha raccontato Ranucci (soggetti emigrati e dai quali non potea temere esser contradetto) se il Guerrini, il Ranucci si sono ingannati, o rni
hanno ingannato, che ho da farci io? — Ma non si avvide, nella
sua malizia, l’impunitario della imbecillitá di queste deduzioni;
perchè è una cosa che desta non so se piú la compassione o lo
sdegno quella di supporre che Grandoni, se fosse entrato nelle
trame che si dice venissero preparate, volesse andare fino al limitare della porta del’ negozio Mattei, del fenile di Brunetti, e poi
avesse avuto quasi vergogna o paura di entrare, quando vergogna
o paura negli agitatori non ve n’era a quei giorni piú alcuna, nè
esso avrebbe potuto temere la presenza dei convenuti, perchè tutti
del medesimo pensare e sentire.


''Non sine quare'' l’impunitario nominò il Corsi come compagno di Grandoni, perchè sapendo che Corsi fin da due anni innanzi il rivelo era in carcere ed in causa, credette di poterlo nominare senza tema d’essere smentito; ma prese disgraziatamente un solenne marrone, perchè si venne a provare che il Dottor Corsi il 13 e il 14 novembre era in Soriano, sicchè dovette dimettersi in Camera di Consiglio. Invano si è cercato di cuoprir la menzogna dell’impunitario col supposto di un equivoco, mentre si è detto che nella legione romana vi erano due altri fratelli Corsi abitanti al Popolo, e che potea essere in quella circostanza uno dei medesimi, tanto
Nonostante tutta questa cautela il Bernasconi diede in un forte
inciampo, allorché, volendo dare a credere che la sera del 13 novembre avesse luogo l’ultima definitiva riunione al fenile di Brunetti con distribuzione di armi e denaro, disse che vi accedette il
Grandoni con altro individuo, che da Guerrini gli fu detto essere
Corsi chirurgo in San Giacomo.

Non 8 ine quare l’impunitario nominò il Corsi come compagno
di Grandoni, perchè sapendo che Corsi fin da due anni innanzi il
rivelo era in carcere ed in causa, credette di poterlo nominare senza
tema d’essere smentito ; ma prese disgraziatamente un solenne marrone, perchè si venne a provare che il Dottor Corsi il 13 e il 14
novembre era in Soriano, sicché dovette dimettersi in Camera di
Consiglio. Invano si è cercato di cuoprir la menzogna dell’impunitario col supposto di un equivoco, mentre si è detto che nella
legione romana vi erano due altri fratelli Corsi abitanti al Popolo,
e che potea essere in quella circostanza uno dei medesimi, tanto