Pagina:Pellegrino Rossi e la rivoluzione romana III.pdf/219: differenze tra le versioni

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stesso Bernasconi apprendiamo in processo fog. 3137 che, stando esso, fin dal febbraio 1851, in segreta alle Carceri Nuove, ebbe modo per mezzo di tal Maria, abitante incontro alle Carceri in Piazza Padella, di farsi venire a parlare certa ''Lucia Tomei'', ch’esso dichiara sua sorella, ma che poi è chiarito non esser tale, ma una meretrice, che, sotto questo nome di sorella, accedeva poi frequentemente al Carcere Criminale quando il Bernasconi fu trasferito colà ed era per esso il mezzo principale di comunicazione: dirò che quando, poco dopo i primi riveli, al primo Processante sottentrò il secondo, questo trovò Bernasconi che, da otto mesi, stava alla larga, in piena libertà, ed a contatto con tutti, e ciò contro il disposto preciso della legge; dirò che dall’esame del condetenuto Amos Fioravanti si ha che il Bernasconi stette cinque mesi con esso al carcere criminale che diceva avere preso l’impunità per liberare sè e la madre; che una volta lo pregò a scrivergli diversi nomi, ma se ne rifiutò; che diceva di aver potuto raccogliere molte cose dai carcerieri nei diversi luoghi di detenzione, dov’era stato, e che sperava di poter riuscire al suo intento ; dirò che dall’esame di Pietro Croce, detenuto anche questo a Monte Citorio col Bernasconi, risulta che costui faceva tante ciarle, cui esso non prestava grande attenzione; e fra le altre diceva che quando usciva aveva da prendere alcune centinaia di scudi che teneva in una montagna, ma esso deponente non sa per qual motivo mettesse fuori queste favole. Il motivo però ce lo dimostra l’altro condetenuto Gaspare Casa, il quale depone di essere stato a Monte Citorio col Bernasconi, il quale, udito che esso era stato alle Carceri Nuove con uno dei Costantini, lo esortò a voler riferire al Tribunale che il detenuto Costantini si era con lui confidato di aver col fratello ucciso Rossi, e che se avesse ciò riferito, avrebbe liberato lui da 15 anni di galera e gli avrebbe regalato una somma. Dirò infine che sotto il 25 giugno 1852 l’Inquirente, a cui non potevano essere ignoti i maneggi del Bernasconi, fa un rilievo in atti, da cui risulta essersi chiesto sin dal 17 detto mese a Monsignor Presidente di Consulta che Bernasconi sia rimosso dal Carcere Criminale per essere collocato in altro luogo, separato non solo dagli altri coinquisiti in Causa, ma allontanato pure da qualunque contatto di altri carcerati, come meglio sarà possibile.


stesso Bernasconi apprendiamo in processo fog. 3137 che, stando
esso, fin dal febbraio 1851, in segreta alle Carceri Nuove, ebbe modo
per mezzo di tal Maria, abitante incontro alle Carceri in Piazza
Padella, di farsi venire a parlare certa Lucia Tornei, ch’esso dichiara sua sorella, ma che poi è chiarito non esser tale, ma una
meretrice, che, sotto questo nome di sorella, accedeva poi frequentemente al Carcere Criminale quando il Bernasconi fu trasferito colá
ed era per esso il mezzo principale di comunicazione: dirò che
quando, poco dopo i primi riveli, al primo Processante sottentrò
il secondo, questo trovò Bernasconi che, da otto mesi, stava alla
larga, in piena libertá, ed a contatto con tutti, e ciò contro il disposto preciso della legge; dirò che dall’esame del condetenuto
Amos Fioravanti si ha che il Bernasconi stette cinque mesi con
esso al carcere criminale che diceva avere preso l’impunitá per liberare sè e la madre; che una volta lo pregò a scrivergli diversi
nomi, ma se ne rifiutò; che diceva di aver potuto raccogliere molte
cose dai carcerieri nei diversi luoghi di detenzione, dov’era stato,
e che sperava di poter riuscire al suo intento ; dirò che dall’esame
di Pietro Croce, detenuto anche questo a Monte Ci torio col Bernasconi, risulta che costui faceva tante ciarle, cui esso non prestava grande attenzione; e fra le altre diceva che quando usciva
aveva da prendere alcune centinaia di scudi che teneva in una
montagna, ma esso deponente non sa per qual motivo mettesse
fuori queste favole. Il motivo però ce lo dimostra l’altro condetenuto Gaspare Casa, il quale depone di’ essere stato a Monte Citorio
col Bernasconi, il quale, udito che esso era stato alle Carceri Nuove
con uno dei Costantini, lo esortò a voler riferire al Tribunale che
il detenuto Costantini si era con lui confidato di aver col fratello
ucciso Rossi, e che se avesse ciò riferito, avrebbe liberato lui da
15 anni di galera e gli avrebbe regalato una somma. Dirò infine
che sotto il 25 giugno 1852 l’Inquirente, a cui non potevano essere
ignoti i maneggi del Bernasconi, fa un rilievo in atti, da cui risulta essersi chiesto sin dal 17 detto mese a Monsignor Presidente
di Consulta che Bernasconi sia rimosso dal Carcere Criminale per
essere collocato in altro luogo, separato non solo dagli altri coinquisiti in Causa, ma allontanato pure da qualunque contatto di altri carcerati, come meglio sará possibile.
Ora, nonostante tutte queste mene per concretare il suo rivelo,
Ora, nonostante tutte queste mene per concretare il suo rivelo,
nonostante che Bernasconi per camminar sicuro non si proponesse
nonostante che Bernasconi per camminar sicuro non si proponesse
che di secondare le tracce inquisítoriali, giá a lui ben note, nonostante che si facesse principalmente ad aggravare persone che sa-
che di secondare le tracce inquisitoriali, già a lui ben note, nonostante che si facesse principalmente ad aggravare persone che {{Pt|sa-|}}