Pagina:Abrabanel, Juda ben Isaac – Dialoghi d'amore, 1929 – BEIC 1855777.djvu/428: differenze tra le versioni
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rispondeva all’amico, con paterno compiacimento: «Jehudah appartiene indubbiamente ai piú valenti filosofi d’Italia dei nostri tempi. Ed egli pensa che le opinioni di Ibn Roschd [{{AutoreCitato|Averroè|Averroe}}] contennero maggior copia di ambiguitá e di inesattezze che tutte le altre. Secondo il suo proprio parere, la prima materia è la corporeitá, ed egli ne addusse prove dal V libro della ''Metafisica'' di Aristotile: ma siccome io non sono di questo suo parere, non l’ho rammentato»<ref>Cfr. infatti ''Dialoghi d’Am.'', III, [[Dialoghi d'amore/III De l'origine d'amore, Dialogo terzo#pagename243|pp. 237 sgg.]] di questa edizione. La corrispondenza citata è in ''Sce‘eloth Scha‘ul'' («Questioni di Saul [Cohen]»), Venezia, 1574, pp. |
rispondeva all’amico, con paterno compiacimento: «Jehudah appartiene indubbiamente ai piú valenti filosofi d’Italia dei nostri tempi. Ed egli pensa che le opinioni di Ibn Roschd [{{AutoreCitato|Averroè|Averroe}}] contennero maggior copia di ambiguitá e di inesattezze che tutte le altre. Secondo il suo proprio parere, la prima materia è la corporeitá, ed egli ne addusse prove dal V libro della ''Metafisica'' di {{AutoreCitato|Aristotele|Aristotile}}: ma siccome io non sono di questo suo parere, non l’ho rammentato»<ref>Cfr. infatti ''Dialoghi d’Am.'', III, [[Dialoghi d'amore/III De l'origine d'amore, Dialogo terzo#pagename243|pp. 237 sgg.]] di questa edizione. La corrispondenza citata è in ''Sce‘eloth Scha‘ul'' («Questioni di Saul [Cohen]»), Venezia, 1574, pp. 4 b e 20 b (tradotta in {{sc|{{AutoreCitato|Hiram Peri|Pflaum}}}}, ''op. cit.'', p. 150).</ref>. |
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Da questo momento scompare per un gran tratto nell’ombra: passò in quegli anni per Roma, dove una fonte attendibile ci racconta che i papi fecero sempre molte istanze perché si fermasse, al fine di godere della sua dottrina e della sua conversazione? Solo nel 1516 il suo nome ricompare, accanto a quello di un suo fratello, in una lista di Ebrei residenti a Ferrara. Nel 1520 attende personalmente a Pesaro alla pubblicazione di un’altra opera di suo padre, e vi prepone una lunga e bella composizione poetica in lode di lui<ref>{{sc|Gebhardt}}, p. {{sc|xii}}; {{sc|Pflaum}}, pp. 82-83. Il documento ferrarese è conservato a Haifa in Palestina. |
Da questo momento scompare per un gran tratto nell’ombra: passò in quegli anni per Roma, dove una fonte attendibile ci racconta che i papi fecero sempre molte istanze perché si fermasse, al fine di godere della sua dottrina e della sua conversazione? Solo nel 1516 il suo nome ricompare, accanto a quello di un suo fratello, in una lista di Ebrei residenti a Ferrara. Nel 1520 attende personalmente a Pesaro alla pubblicazione di un’altra opera di suo padre, e vi prepone una lunga e bella composizione poetica in lode di lui<ref>{{sc|{{AutoreCitato|Carl Gebhardt|Gebhardt}}}}, p. {{sc|xii}}; {{sc|{{AutoreCitato|Hiram Peri|Pflaum}}}}, pp. 82-83. Il documento ferrarese è conservato a Haifa in Palestina.</ref>. Ma ecco che il 28 dicembre 1520 un rescritto del viceré di Napoli {{Wl|Q878814|Raimondo di Cordova}}, accolto e sancito dalla maestá imperiale e reale di {{Wl|Q32500|Carlo V}}, nello stabilire la condizione giuridica e fiscale degli ebrei del Regno, porta al quinto ''item ''il nome di Leone, favorito con ampi privilegi: |
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{{smaller block|Item mandamos que maestre Leon Abravanel medico y su casa y todos que son comprehendidos en su linage que tien particular no sean comprehendidos en este tributo, antes que sean reservados como a supernumerarios, y no paguen cosa alguna, antes que sean exemptos y francos; y que el dicho illustre Virrey le despache el privilegio necessario tanto de la francheza susodicha como que gozen de todos los susodichos privilegios, capitulos y facultates que gozaren los |
{{smaller block|Item mandamos que maestre Leon Abravanel medico y su casa y todos que son comprehendidos en su linage que tien particular no sean comprehendidos en este tributo, antes que sean reservados como a supernumerarios, y no paguen cosa alguna, antes que sean exemptos y francos; y que el dicho illustre Virrey le despache el privilegio necessario tanto de la francheza susodicha como que gozen de todos los susodichos privilegios, capitulos y facultates que gozaren los otros judios que estuvieren en el dicho regno en virtud de la presente capitulacion.}} |
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E il 15 maggio 1521 un nuovo rescritto esecutivo sullo stesso argomento, emanato da Francesco Ferdinando, ripeteva, in una con le altre, questa medesima disposizione<ref>{{sc|Croce}}, ''Un documento su L. E.'', cit.; {{sc|Ferorelli}}, ''op. cit.'', p. 88. Il documento (R. Arch. di Stato in Napoli, Canc. aragonese, Comm. Somm., vol. 66, ''inter ff.'' 155-156; e R. Camera esecutoriale |
E il 15 maggio 1521 un nuovo rescritto esecutivo sullo stesso argomento, emanato da Francesco Ferdinando, ripeteva, in una con le altre, questa medesima disposizione<ref>{{sc|{{AutoreCitato|Benedetto Croce|Croce}}}}, ''Un documento su L. E.'', cit.; {{sc|{{AutoreCitato|Nicola Ferorelli|Ferorelli}}}}, ''op. cit.'', p. 88. Il documento (R. Arch. di Stato in Napoli, Canc. aragonese, Comm. Somm., vol. 66, ''inter ff.'' 155-156; e R. Camera esecutoriale vol. 24, cc. 136-140) è riprodotto ora anche in {{sc|{{AutoreCitato|Hiram Peri|Pflaum}}}}, ''op. cit.'', pp. 147-148.</ref>. |
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