Pagina:Porta - Poesie milanesi.djvu/78: differenze tra le versioni

 
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<i>Aliar fu la paura un poco queta,
<i>Allor fu la paura un poco queta,
Che nel lago del cor m’era durata
Che nel lago del cor m’era durata
La notte ch’io passai con tanta pietà.
La notte ch’io passai con tanta pieta.


E come quei che con lena affannata
E come quei che con lena affannata
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Si volge all’acqua perigliosa, e guata;
Si volge all’acqua perigliosa, e guata;


Così l’animo mio, ch’ancor fuggiva.
Così l’animo mio, ch’ancor fuggiva,
Si vols’a retro a rimirar lo passo
Si vols’a retro a rimirar lo passo
Che non lasciò giammai persona viva.
Che non lasciò giammai persona viva.


Poi ch’ebbi riposato ’l corpo lasso.
Poi ch’ebbi riposato ’l corpo lasso,
Ripresi via per la piaggia diserta,
Ripresi via per la piaggia diserta,
Sì che ’l pie fermo sempre era ’l più basso;
Sì che ’l piè fermo sempre era ’l più basso;


Ed ecco, quasi al cominciar dell’erta.
Ed ecco, quasi al cominciar dell’erta,
Una lonza leggiera e presta molto,
Una lonza leggiera e presta molto,
Che di pel maculato era coperta.
Che di pel maculato era coperta.


E non mi si partia dinanzi al Volto,
E non mi si partia dinanzi al volto,
Anzi impediva tanto il mio cammino,
Anzi impediva tanto il mio cammino,
Ch’i’ fui per ritornar più volte volto.
Ch’i’ fui per ritornar più volte volto.
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Mosse da prima quelle cose belle;
Mosse da prima quelle cose belle;
Sì ch’a bene sperar m’era cagione
Sì ch’a bene sperar m’era cagione
Di quella fera la gajetta pelle.
Di quella fera la gajetta pelle,


L’ora del tempo e la dolce stagione:</i>
L’ora del tempo e la dolce stagione:</i>