Pagina:Gli sposi promessi II.djvu/79: differenze tra le versioni

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col racconto, diremo che Geltrude dopo la sua professione, <ref>non potè</ref>
col racconto, diremo che Geltrude dopo la sua professione, <ref>non potè</ref>continuava ad opporre nel suo cuore un ostacolo ai rimedj e alle consolazioni che la religione avrebbe date alla sua sciagurata condizione: e questo ostacolo
continuava ad opporre nel suo cuore un ostacolo ai rimedj e alle consolazioni che la religione avrebbe date alla sua sciagurata condizione: e questo ostacolo
<ref>era l'orgoglio dal quale ella cercava consolazioni d’un altro genere. La poveretta si rodeva</ref> erano le consolazioni, ch’ella andava cercando altrove e particolarmente nelle cose che potevano lusingare il suo orgoglio. <ref>''Da'' e questo ''fino qui un segno verticale di lapis, e a margine in lapis'': «ascetico, e lo dirò francamente di cattivo gusto. Il seguito spiega l’idea, e benissimo.»</ref>
<ref>era l'orgoglio dal quale ella cercava consolazioni d’un altro genere. La poveretta si rodeva</ref> erano le consolazioni, ch’ella andava cercando altrove e particolarmente nelle cose che potevano lusingare il suo orgoglio. <ref>''Da'' e questo ''fino qui un segno verticale di lapis, e a margine in lapis'': «ascetico, e lo dirò francamente di cattivo gusto. Il seguito spiega l’idea, e benissimo.»</ref>


Il lettore non avrà forse dimenticato che la famiglia onde usciva Geltrude era molto potente, e che questa era la cagione principale per cui ella era stata tanto desiderata nel monastero. In fatti il monastero aveva acquistato nel marchese Matteo un protettore <ref>spacciato</ref> dichiarato, il quale risguardava ormai come parte del suo onore l’onore del luogo dove si trovava una sua figlia. Ma questo vantaggio le suore lo pagavano, e per verità la cosa era giusta. Lo pagavano in tanti sgarbi, in tanti scherni, in tante fantasticaggini, che avevano a sopportare da Geltrude; la quale, ricordandosi di tempo in tempo delle arti usate da quelle per ajutare a tirarla in quel luogo <ref>''Sottolineatura, in lapis, da'' in tempo ''fino a'' luogo ''e a margine, sempre in lapis'': «Excellent! ma quando le seppe queste arti? È d'uopo d'un cenno che le spieghi.» </ref> dove di tempo in tempo ella non si
Il lettore non avrà forse dimenticato che la famiglia onde usciva Geltrude era molto potente, e che questa era la cagione principale per cui ella era stata tanto desiderata nel monastero. In fatti il monastero aveva acquistato nel marchese Matteo un protettore <ref>spacciato</ref> dichiarato, il quale risguardava ormai come parte del suo onore l’onore del luogo dove si trovava una sua figlia. Ma questo vantaggio le suore lo pagavano, e per verità la cosa era giusta. Lo pagavano in tanti sgarbi, in tanti scherni, in tante fantasticaggini, che avevano a sopportare da Geltrude; la quale, ricordandosi di tempo in tempo delle arti usate da quelle per ajutare a tirarla in quel luogo <ref>''Sottolineatura, in lapis, da'' in tempo ''fino a'' luogo ''e a margine, sempre in lapis'': «Excellent! ma quando le seppe queste arti? È d'uopo d'un cenno che le spieghi.» </ref> dove di tempo in tempo ella non si poteva <ref>vedere</ref> patire, si sfogava avventando beccate agli uccelli che avevano cantato per farla venire nella loro gabbia. E queste beccatelle le suore le toccavano senza <ref>troppo lamentarsi per</ref> risentirsene, per non perdere tutto il frutto del loro acquisto. Geltrude, vedendosi cosi distinta, cosi sopportata, tanto più libera delle altre, provava talvolta un certo conforto iracondo nel valersi di questi vantaggi, e nell’esercitare in tal modo la sua superiorità. Una superiorità d’un altro genere era pure per essa una occasione continua di cercare <ref>di queste</ref> consolazioni <ref>affannose nell’amor proprio: la sua bellezza</ref> nell’amor proprio, ed era la sua bellezza: ma quali consolazioni, per amor del cielo! pari a quelle che provava Robinson nella sua isola <ref>nel</ref> in contemplare le monete ch’egli aveva trovate <ref>nelle rovine</ref> nei frantumi del vascello, sul quale era naufragato. Anzi non pari, perché quel solitario le gettò in disparte con disprezzo, <ref>[facendo lor | e non vi pe] dicendo loro qualche parola</ref>
poteva <ref>vedere</ref> patire, si sfogava avventando beccate agli uccelli che avevano cantato per farla venire nella loro gabbia. E queste beccatene le suore le toccavano senza <ref>troppo lamentarsi per</ref> risentirsene, per non
perdere tutto il frutto del loro acquisto. Geltrude, vedendosi cosi distinta, cosi sopportata, tanto più libera delle altre, provava talvolta un certo conforto iracondo nel valersi di questi vantaggi, e nell’esercitare in tal modo la sua superiorità. Una superiorità d’un altro genere era pure per essa
una occasione continua di cercare <ref>di queste</ref> consolazioni <ref>affannose nell’amor proprio: la sua bellezza</ref> nell’amor proprio, ed era la sua bellezza: ma quali consolazioni, per amor del cielo ! pari a quelle che provava Robinson nella sua isola <ref>nel</ref> in contemplare le monete ch’egli aveva trovate <ref>nelle rovine</ref> nei frantumi del vascello, sul quale era naufragato. Anzi non pari, perché quel solitario le gettò in disparte con disprezzo, <ref>[facendo lor | e non vi pe] dicendo loro qualche parola</ref>