Pagina:Gli sposi promessi II.djvu/77: differenze tra le versioni

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una eloquenza di tenerezza sentita; giacché in quel punto
una eloquenza di tenerezza sentita; giacché in quel punto
egli era lieto non solo di avere ottenuto il suo fine; ma <ref>[il contegn] il c</ref> le parole di Geltrude sembravano <ref>esprimere lo st</ref> di chi ha liberamente scelto, ed è contento della sua scelta; <ref>e amare</ref> e la benevolenza per chi fa quello che uno desidera, <ref>[senza] togliendogli ogni inquietudine e o</ref> in modo da togliergli ogni inquietudine ed ogni rimorso, è una virtù concessa a tutto il genere umano.
egli era lieto non solo di avere ottenuto il suo fine; ma <ref>[il contegn] il c</ref> le parole di Geltrude sembravano <ref>esprimere lo sta</ref> di chi ha liberamente scelto, ed è contento della sua scelta; <ref>e amare</ref> e la benevolenza per chi fa quello che uno desidera, <ref>[senza] togliendogli ogni inquietudine e o</ref> in modo da togliergli ogni inquietudine ed ogni rimorso, è una virtù concessa a tutto il genere umano.


Da quel giorno in poi Geltrude non ebbe più che due <ref>pensieri : l’uno interno</ref> occupazione <ref>''Sic.''</ref> l’una interiore, ed era di persuadere a se stessa ch’ella era contenta della sua scelta, di <ref>riandare</ref> fermarsi quanto più poteva su le immaginazioni che potevano renderle gradevole il monastero, <ref>di farselo</ref> di cercare un po’ nella divozione, un po’ nel pensiero delle distinzioni che vi avrebbe avute, consolazioni, celesti o mondane, tutto purché fosse consolazioni. L'altra occupazione era di accelerare quanto più si poteva tutte le operazioni preliminari alla vestizione, per uscir di casa, per esser chiusa una volta, per <ref>non poter più dare un passo addietro, per non dirsi</ref> precludersi ogni strada al tornare addietro, per non sentirsi più nascere in cuore quell’intollerabile: — potrei forse ancora. — Questo suo desiderio s’accordava troppo con quelli del Marchese perch’egli non cercasse ogni via di soddisfarlo; e infatti egli sollecitò a tempo e a contrattempo tutte le dispense per far presto.
Da quel giorno in poi Geltrude non ebbe più che due <ref>pensieri: l’uno interno</ref> occupazione <ref>''Sic.''</ref> l’una interiore, ed era di persuadere a se stessa ch’ella era contenta della sua scelta, di <ref>riandare</ref> fermarsi quanto più poteva su le immaginazioni che potevano renderle gradevole il monastero, <ref>di farselo</ref> di cercare un po’ nella divozione, un po’ nel pensiero delle distinzioni che vi avrebbe avute, consolazioni, celesti o mondane, tutto purché fosse consolazioni. L'altra occupazione era di accelerare quanto più si poteva tutte le operazioni preliminari alla vestizione, per uscir di casa, per esser chiusa una volta, per <ref>non poter più dare un passo addietro, per non dirsi</ref> precludersi ogni strada al tornare addietro, per non sentirsi più nascere in cuore quell’intollerabile: — potrei forse ancora. — Questo suo desiderio s’accordava troppo con quelli del Marchese perch’egli non cercasse ogni via di soddisfarlo; e infatti egli sollecitò a tempo e a contrattempo tutte le dispense per far presto.


Cosi mi sembra che sarà bene che facciamo pur noi in questo racconto. Diremo dunque che Geltrude entrò nel monastero di Monza, e che assunse l’abito; che scorso il tempo del noviziato nel quale <ref>ella [fece | fece ogni sforzo] parve sempre più deli </ref> la sua risoluzione parve sempre più spontanea e ferma, perché ella mostrava tutto ciò che poteva farlo credere, e divorava nel suo cuore tutto ciò che avrebbe potuto far credere il contrario, trascorso questo tempo, ella fece la solenne professione, con <ref>tutta la</ref> una pompa straordinaria, e quale si conveniva alla casa. <ref>''Di qui a sovr’esso segno verticale di lapis, a margine, e accanto, in penna'': «Troppo ascetismo: e per una Monacazione con voti irrevocabili, con sanzioni di legge civile!»</ref> Il sacrificio fu consumato, il dono fu posto su l’altare, ma era di frutti della terra; la mano che ve lo aveva posto non era monda; il cuore
Cosi mi sembra che sarà bene che facciamo pur noi in questo racconto. Diremo dunque che Geltrude entrò nel monastero di Monza, e che assunse l’abito; che scorso il tempo del noviziato nel quale <ref>ella [fece | fece ogni sforzo] parve sempre più deli </ref> la sua risoluzione parve sempre più spontanea e ferma, perché ella mostrava tutto ciò che poteva farlo credere, e divorava nel suo cuore tutto ciò che avrebbe potuto far credere il contrario, trascorso questo tempo, ella fece la solenne professione, con <ref>tutta la</ref> una pompa straordinaria, e quale si conveniva alla casa. <ref>''Di qui a'' sovr’esso ''segno verticale di lapis, a margine, e accanto, in penna'': «Troppo ascetismo: e per una Monacazione con voti irrevocabili, con sanzioni di legge civile!»</ref> Il sacrificio fu consumato, il dono fu posto su l’altare, ma era di frutti della terra; la mano che ve lo aveva posto non era monda; il cuore non lo offriva; c lo sguardo del cielo non discese sovr’esso.
non lo offriva; c lo sguardo del cielo non discese sovr’esso.


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