Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/34: differenze tra le versioni

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<section begin="s1" />ciati.<ref>Non saprei dire con precisione quali lavori d’una certa importanza G. si trovasse avere incominciati. In quest’anno 1810, egli aveva compiuti molti e vari componimenti poetici, in italiano e in latino; le ''{{TestoAssente|Notti puniche}}''; il ''{{TestoAssente|Balaamo}}'', poemetto in tre canti in sesta rima; il ''{{TestoAssente|Catone in Affrica}}''; oltre a molti altri scritti aventi l’impronta di esercitazioni scolastiche. E nei due anni seguenti, oltre a varie Dissertazioni filosofiche, anch’esse di carattere scolastico, abbiamo di notevole ''{{TestoAssente|La Virtù Indiana}}'', tragedia in tre atti, e l’''{{TestoAssente|Arte poetica}}'' di {{AutoreCitato|Quinto Orazio Flacco|Orazio}} travestita in ottava rima (1811); la tragedia ''{{TestoAssente|Pompeo in Egitto}}'' e un primo tentativo di ''Istoria dell’Astronomia'' (1812), ampliato nell’anno appresso. Può darsi che a questi lavori, o ad alcuni di essi, G. avesse cominciato a por mano fin da quando scriveva questa lettera al padre; e che ad essi alluda come alla causa della sua presente «sventura».</ref> Tuttoché però mi vedessi inabile ad adempiere all’atto di dovere, che la costumanza fra noi da qualche tempo addottata ha congiunto alla Sacra vicina festività; fece nondimeno la viva gratitudine ai di lei beneficj, da me gelosamente serbata nell’animo, che osassi anche in quest’anno di presentarmi a lei per augurarle a viva voce quella prosperità che di continuo le auguro nel mio cuore. I vantaggi da lei proccuratimi in ogni genere, ma specialmente in riguardo a quella occupazione, che forma l’oggetto del mio trastullo, mi ha riempito l’animo di una giusta gratitudine, che non posso non affrettarmi a testimoniarle. Conosco la cura grande, che ella compiacesi di avere pei miei vantaggi, e dietro alla chiara cognizione, viene come indivisibile compagna la riconoscenza. Se ella non conobbe fin qui questo reale sentimento del mio cuore, a me certo se ne deve il rimprovero, sí come a quello, che non seppe verso la sua persona mostrarsi cosí ossequioso come ad un figlio sí beneficato era convenevole di fare con un Padre sí benefico. Amerei, che ella illustrato da un lume negato dalla natura a tutti gli uomini potesse nel mio cuore leggere a chiare note quei sentimenti, che cerco di esprimerle colle parole. Non v’ha in esse né esagerazione, né menzogna. Non potendo ella penetrare nel mio interno, può sicuramente riposare sulla testimonianza della mia penna.
<section begin="s1" />{{Pt|ciati|cominciati}}.<ref>Non saprei dire con precisione quali lavori d’una certa importanza G. si trovasse avere incominciati. In quest’anno 1810, egli aveva compiuti molti e vari componimenti poetici, in italiano e in latino; le ''{{TestoAssente|Notti puniche}}''; il ''{{TestoAssente|Balaamo}}'', poemetto in tre canti in sesta rima; il ''{{TestoAssente|Catone in Affrica}}''; oltre a molti altri scritti aventi l’impronta di esercitazioni scolastiche. E nei due anni seguenti, oltre a varie Dissertazioni filosofiche, anch’esse di carattere scolastico, abbiamo di notevole ''{{TestoAssente|La Virtù Indiana}}'', tragedia in tre atti, e l’''{{TestoAssente|Arte poetica}}'' di {{AutoreCitato|Quinto Orazio Flacco|Orazio}} travestita in ottava rima (1811); la tragedia ''{{TestoAssente|Pompeo in Egitto}}'' e un primo tentativo di ''Istoria dell’Astronomia'' (1812), ampliato nell’anno appresso. Può darsi che a questi lavori, o ad alcuni di essi, G. avesse cominciato a por mano fin da quando scriveva questa lettera al padre; e che ad essi alluda come alla causa della sua presente «sventura».</ref> Tuttoché però mi vedessi inabile ad adempiere all’atto di dovere, che la costumanza fra noi da qualche tempo addottata ha congiunto alla Sacra vicina festività; fece nondimeno la viva gratitudine ai di lei beneficj, da me gelosamente serbata nell’animo, che osassi anche in quest’anno di presentarmi a lei per augurarle a viva voce quella prosperità che di continuo le auguro nel mio cuore. I vantaggi da lei proccuratimi in ogni genere, ma specialmente in riguardo a quella occupazione, che forma l’oggetto del mio trastullo, mi ha riempito l’animo di una giusta gratitudine, che non posso non affrettarmi a testimoniarle. Conosco la cura grande, che ella compiacesi di avere pei miei vantaggi, e dietro alla chiara cognizione, viene come indivisibile compagna la riconoscenza. Se ella non conobbe fin qui questo reale sentimento del mio cuore, a me certo se ne deve il rimprovero, sí come a quello, che non seppe verso la sua persona mostrarsi cosí ossequioso come ad un figlio sí beneficato era convenevole di fare con un Padre sí benefico. Amerei, che ella illustrato da un lume negato dalla natura a tutti gli uomini potesse nel mio cuore leggere a chiare note quei sentimenti, che cerco di esprimerle colle parole. Non v’ha in esse né esagerazione, né menzogna. Non potendo ella penetrare nel mio interno, può sicuramente riposare sulla testimonianza della mia penna.


Rinnuovati i voti sinceri per la sua perpetua felicità, mi dichiaro col piú vivo sentimento Suo U.mo Obb.mo Figlio.<section end="s1" />
Rinnuovati i voti sinceri per la sua perpetua felicità, mi dichiaro col piú vivo sentimento Suo U.mo Obb.mo Figlio.<section end="s1" />