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Indipendentemente dai propositi guerreschi nei quali perseverò sempre il ministero dopo l’allocuzione famosa, e che ponevano il governo di Sua Santità in contradizione apertissima colle parole del sovrano, abbiamo un altro esempio flagrante, che lo stesso {{Wl|Q729032|Farini}} rileva e commenta.<ref>Vedi {{Wl|Q729032|Farini}} vol. II, pag. 140, terza edizione di Firenze.</ref>
Indipendentemente dai propositi guerreschi nei quali perseverò sempre il ministero dopo l’allocuzione famosa, e che ponevano il governo di Sua Santità in contradizione apertissima colle parole del sovrano, abbiamo un altro esempio flagrante, che lo stesso {{Wl|Q729032|Farini}} rileva e commenta.<ref>Vedi {{Wl|Q729032|Farini}} vol. II, pag. 140, terza edizione di Firenze.</ref>


L’ambasciatore d’Austria conte di Lützow erasi diretto al cardinale presidente del Consiglio dei ministri per conoscere se fosse mente di Sua Santità ch’ei di Roma si partisse. Al che rispose il {{Wl|Q2517870|cardinale Orioli}}, presidente in quel tempo, che giammai non aveva inteso il Santo Padre di congedare l’ambasciatore di una potenza cattolica tanto benemerita della Chiesa, quale si era l’Austria.
L’ambasciatore d’Austria {{Wl|Q15733451|conte di Lützow}} erasi diretto al cardinale presidente del Consiglio dei ministri per conoscere se fosse mente di Sua Santità ch’ei di Roma si partisse. Al che rispose il {{Wl|Q2517870|cardinale Orioli}}, presidente in quel tempo, che giammai non aveva inteso il Santo Padre di congedare l’ambasciatore di una potenza cattolica tanto benemerita della Chiesa, quale si era l’Austria.


Questa era la mente del papa. E non ostante ciò i ministri tutti capitanati dal {{Wl|Q1045355|Mamiani}} studiarono il modo di far comprendere all’austriaco ambasciatore quanto poco fosse compatibile la sua presenza in Roma colla quiete del paese; e intanto se gl’inviavano i passaporti, ed il 16 di maggio, come abbiamo già raccontato, se ne partiva da Roma.
Questa era la mente del papa. E non ostante ciò i ministri tutti capitanati dal {{Wl|Q1045355|Mamiani}} studiarono il modo di far comprendere all’austriaco ambasciatore quanto poco fosse compatibile la sua presenza in Roma colla quiete del paese; e intanto se gl’inviavano i passaporti, ed il 16 di maggio, come abbiamo già raccontato, se ne partiva da Roma.