Pagina:Istorie dello Stato di Urbino.djvu/138: differenze tra le versioni

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{{Capolettera|N}}e gli estremi della Metaurense pianura, nel precedente Libro descritta, vicino al luogo, dove l’Arzilla sgorga, con arenoso piede le sue poche acque al mare, campeggiar si vede, di sontuosi edificij, & di torreggianti moli adorna la bella, ed antica Città di Fano; la quale, come per la nobiltà sua rendesi al Mondo famosa, cosi da gli Scrittori ne i Volumi loro, viene con encomi degni celebrata, come da {{AutoreCitato|Pomponio Mela|Pomponio Mela}} ''{{TestoCitato|de situ orbis}}'', da {{AutoreCitato|Strabone|Strabone}} nella {{TestoCitato|Geografia}}, da {{AutoreCitato|Gaio Plinio Cecilio Secondo|Plinio}} nella sesta Regione d’Italia, da {{AutoreCitato|Gaio Giulio Cesare|Cesare}} nel primo delle {{TestoCitato|guerre Civili}}, da {{AutoreCitato|Publio Cornelio Tacito|Tacito}} nel decimo dell’{{TestoCitato|Historie}}, da {{AutoreCitato|Claudio Tolomeo|Claudio Tolomeo}} nella {{TestoCitato|Tavola sesta d'Europa}}, da Pio Antonino nell’{{TestoCitato|Itinerario}}, da {{AutoreCitato|Agazia|Agathias}} nelle {{TestoCitato|La Guerra Gotica|guerre Gotiche}}, da {{AutoreCitato|Procopio di Cesarea|Procoplo}} nel {{TestoCitato|terzo Libro delle medesime}}, da {{AutoreCitato|Nicolò Perotti|Nicolò Perotti}} nel {{TestoCitato|Cornucopia}}, da {{AutoreCitato|Biondo Flavio|Flavio Biondo}} nell’{{TestoCitato|Italia illustrata}}, da {{AutoreCitato|Leandro Alberti|Leandro Alberti}} nella {{TestoCitato|Descrittione dell'istessa}}, da {{AutoreCitato|Francesco Panfilo|Francesco Panfili}} nel suo decantato {{TestoCitato|Piceno}}, e da mille altri, che per non tediar chi legge, nella mia penna si lasciano. Ne da picciol cagione furono indotti questi si altamente à ragionar di Fano, testimoniando quanto di esso scrissero le ruine de gli edificij eccelsi, che sino al giorno presente si scorgono in quel sito; & in particolare (al riferir del {{AutoreCitato|Guido Nolfi|Nolfo}}, & del {{AutoreCitato|Bernardino Borgarucci|Bolgaruccio}}, che ambi di questa Patria loro egregiamente scrissero) si veggono i fondamenti del Tempio illustre à tutto il Mondo noto della Dea Fortuna: si come da ogni sua Provincia vi concorrevano à sacrificar i popoli; per fermar à i voti loro l’instabil Dea; e di quell’altro insieme, ove le cieche genti ancora vivo adoravan’Augusto.
{{Capolettera|N}}e gli estremi della Metaurense pianura, nel precedente Libro descritta, vicino al luogo, dove l’Arzilla sgorga, con arenoso piede le sue poche acque al mare, campeggiar si vede, di sontuosi edificij, & di torreggianti moli adorna la bella, ed antica Città di Fano; la quale, come per la nobiltà sua rendesi al Mondo famosa, cosi da gli Scrittori ne i Volumi loro, viene con encomi degni celebrata, come da {{AutoreCitato|Pomponio Mela|Pomponio Mela}} ''{{TestoCitato|de situ orbis}}'', da {{AutoreCitato|Strabone|Strabone}} nella {{TestoCitato|Geografia}}, da {{AutoreCitato|Gaio Plinio Cecilio Secondo|Plinio}} nella sesta Regione d’Italia, da {{AutoreCitato|Gaio Giulio Cesare|Cesare}} nel primo delle {{TestoCitato|guerre Civili}}, da {{AutoreCitato|Publio Cornelio Tacito|Tacito}} nel decimo dell’{{TestoCitato|Historie}}, da {{AutoreCitato|Claudio Tolomeo|Claudio Tolomeo}} nella {{TestoCitato|Tavola sesta d'Europa}}, da Pio Antonino nell’{{TestoCitato|Itinerario}}, da {{AutoreCitato|Agazia|Agathias}} nelle {{TestoCitato|La Guerra Gotica|guerre Gotiche}}, da {{AutoreCitato|Procopio di Cesarea|Procoplo}} nel {{TestoCitato|terzo Libro delle medesime}}, da {{AutoreCitato|Niccolò Perotti|Nicolò Perotti}} nel {{TestoCitato|Cornucopia}}, da {{AutoreCitato|Biondo Flavio|Flavio Biondo}} nell’{{TestoCitato|Italia illustrata}}, da {{AutoreCitato|Leandro Alberti|Leandro Alberti}} nella {{TestoCitato|Descrittione dell'istessa}}, da {{AutoreCitato|Francesco Panfilo|Francesco Panfili}} nel suo decantato {{TestoCitato|Piceno}}, e da mille altri, che per non tediar chi legge, nella mia penna si lasciano. Ne da picciol cagione furono indotti questi si altamente à ragionar di Fano, testimoniando quanto di esso scrissero le ruine de gli edificij eccelsi, che sino al giorno presente si scorgono in quel sito; & in particolare (al riferir del {{AutoreCitato|Guido Nolfi|Nolfo}}, & del {{AutoreCitato|Bernardino Borgarucci|Bolgaruccio}}, che ambi di questa Patria loro egregiamente scrissero) si veggono i fondamenti del Tempio illustre à tutto il Mondo noto della Dea Fortuna: si come da ogni sua Provincia vi concorrevano à sacrificar i popoli; per fermar à i voti loro l’instabil Dea; e di quell’altro insieme, ove le cieche genti ancora vivo adoravan’Augusto.


Vicino al Foro si servano i fondamenti della famosa Basilica, che {{AutoreCitato|Marco Vitruvio Pollione|Vitruvio}} per meravigliosa descrisse ne i libri della sua {{TestoCitato|De architectura|Architett}}. come attesta {{AutoreCitato|Girolamo Rossi|Girolamo Rossi}} nel terzo libro dell’{{TestoCitato|Historia di Ravenna}}; contro di cui l’Anno 535. vibrando i Barbari del lor furore le fiamme; non altro sopra il terreno, che una Torre lasciarono, accioche funesto spettacolo à’ posteri si rendesse, in segno delle ruine acerbe, che sopra inon<includeonly>dorno</includeonly>
Vicino al Foro si servano i fondamenti della famosa Basilica, che {{AutoreCitato|Marco Vitruvio Pollione|Vitruvio}} per meravigliosa descrisse ne i libri della sua {{TestoCitato|De architectura|Architett}}. come attesta {{AutoreCitato|Girolamo Rossi|Girolamo Rossi}} nel terzo libro dell’{{TestoCitato|Historia di Ravenna}}; contro di cui l’Anno 535. vibrando i Barbari del lor furore le fiamme; non altro sopra il terreno, che una Torre lasciarono, accioche funesto spettacolo à’ posteri si rendesse, in segno delle ruine acerbe, che sopra inon<includeonly>dorno</includeonly>