Pagina:Ville e castelli d'Italia.pdf/288: differenze tra le versioni

Yiyi (discussione | contributi)
 
(Nessuna differenza)

Versione attuale delle 11:42, 30 ott 2020


il palazzo della simonetta, oggi di proprietà osculati

facciano difetto a questa villa. Posta per altro in mezzo ad ubertose e ridenti campagne, la Simonetta doveva riuscire gradito soggiorno, massime durante i calori estivi.

La fronte del palazzo, in cui vedesi più specialmente l'opera del Guintallodi, consta di un duplice colonnato ad architrave, al primo ed al secondo piano, con ricca trabeazione e balconi a balaustri, innalzati sopra il porticato terreno, che ha invece robusti pilastri e colonne sostenenti archi eleganti e volte a botte, decorate con pitture a fresco raffiguranti fronde di vite.

Una trabeazione di minor importanza sopra il porticato del primo piano da quello sovrastante, e qui non abbiamo più vôlte, ma bensì soffitti di legname, oggidì per altro assai guasti e sconnessi, mentre in origine erano dipinti vagamente con fronde e fiori.

Nei basamenti che sostengono le colonne del primo piano, rimangono tutt'ora, in bianco marmo di Gandoglia, alcune imprese dei Gonzaga, fra cui il sole nascente dalle nubi colla leggenda: Spes in te, gratia lucis propinqua, e la stella gigliata col motto reso celebre da Isabella d'Este, nel suo appartamento del Paradiso nella Reggia di Mantova: Nec spe nec metu.

Rinomato a tempo pel suo eco, questo palazzo passò, dopo i Simonetta, in proprietà dei Castelbarco, dei Clerici, degli Osculati, e, sul finire del secolo scorso, corse pericolo d'esser raso al suolo.

Nello stato di decadenza in cui trovasi oggidì, ed atteso il progrediente ingrandimento della città, una tal sorte potrebbe correre di bel nuovo da un giorno all'altro, cosicchè è bene fissarne la memoria, innanzi che sparisca per sempre dagli occhi questo avanzo, non privo di grandiosità, dell'arte pomposa del cinquecento.

Diego Sant'Ambrogio.