Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/54: differenze tra le versioni

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<section begin=1/><!--{{ZbPagina|522}}-->{{ZbPensiero|522/1}} Nisi quod magnae indolis signum est sperare <section end=1/><section begin=2/>{{ZbPagina|523}} semper. {{Sc|{{AutoreCitato|Floro|Floro}}}} IV, 8.
<section begin="1" /><!--{{ZbPagina|522}}-->{{ZbPensiero|522/2}} Nisi quod magnae indolis signum est sperare <section end="1" /><section begin="2" />{{ZbPagina|523}} semper. {{Sc|{{AutoreCitato|Floro|Floro}}}} IV, 8.




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{{ZbPensiero|523/3}} Molto acutamente Floro dice di Antonio il triumviro: ''Desciscit in regem: nam aliter salvus esse non potuit nisi confugisset ad servitutem'' (IV, 3). Ottimamente di un uomo corrotto e depravato come Antonio; non poteva essere se non signore o servo; libero e uguale agli <section end=2/><section begin=3/>{{ZbPagina|524}} altri, non poteva. E cosí quasi tutti i Romani di quello e de’ seguenti tempi; cosí la massima parte degli uomini d’oggidí. Non c’é altro stato che non convenga loro, fuorché l’uguaglianza e la libertà. Non saprebbero se non regnare, o come fanno, servire; ma, servendo, sarebbero piú adattati al regno che alla libertà. E tale è la natura degli uomini servi per carattere e corrotti dall’incivilimento, spogli di virtú, di magnanimità, di entusiasmo, di sentimenti e passioni grandi, forti e nobili, d’integrità, di coraggio, d’ingegno, di eroismo, capacità di sacrifizi ec. ec. Tutte cose necessarie a mantenersi individualmente e a mantenere relativamente e generalmente lo stato uguale e libero di un popolo. In chi domina, l’egoismo non può che servire o regnare. <section end=3/>
{{ZbPensiero|523/3}} Molto acutamente Floro dice di Antonio il triumviro: ''Desciscit in regem: nam aliter salvus esse non potuit nisi confugisset ad servitutem'' (IV, 3). Ottimamente di un uomo corrotto e depravato come Antonio; non poteva essere se non signore o servo; libero e uguale agli <section end="2" /><section begin="3" />{{ZbPagina|524}} altri, non poteva. E cosí quasi tutti i Romani di quello e de’ seguenti tempi; cosí la massima parte degli uomini d’oggidí. Non c’é altro stato che non convenga loro, fuorché l’uguaglianza e la libertà. Non saprebbero se non regnare, o come fanno, servire; ma, servendo, sarebbero piú adattati al regno che alla libertà. E tale è la natura degli uomini servi per carattere e corrotti dall’incivilimento, spogli di virtú, di magnanimità, di entusiasmo, di sentimenti e passioni grandi, forti e nobili, d’integrità, di coraggio, d’ingegno, di eroismo, capacità di sacrifizi ec. ec. Tutte cose necessarie a mantenersi individualmente e a mantenere relativamente e generalmente lo stato uguale e libero di un popolo. In chi domina, l’egoismo non può che servire o regnare. <section end="3" />