Pagina:I promessi sposi (1825) III.djvu/419: differenze tra le versioni
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⚫ | Non vi deste però ad intendere che non vi fosse qualche fastidiuccio anche qui. L’uomo, (dice il nostro anonimo: e già sapete per prova ch’egli aveva un gusto un po’ strano in lato di similitudini; ma comportategli anche questa, che avrebbe a esser l’ultima) l’uomo, fin che sta a questo mondo, è un infermo che si trova sur un letto scomodo più o meno, e vede intorno a sè altri letti, ben assettati al di fuori, piani, a livello; e si figura che debba essere un giacervi soave. Ma se riesce a cambiare; appena s’è allogato nel nuovo, comincia, premendo, a sentire, qui uno stecco che punta in su, lì una durezza: siamo in somma, a un di presso alla storia di prima. E per questo, soggiugne egli, dovremmo pensare più a far bene che a star bene: e così si finirebbe anche a star meglio. La è tirata un po’ cogli argani, e proprio da secentista; ma in fondo ha ragione. Per altro, continua egli ancora, dolori e impigli della qualità e della forza di quelli che abbiamo narrati, pon ve n’ebbe più per la nostra buona gente: fu da quel punto in poi una vita delle più {{Pt|pla-|}} |
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Non vi deste però ad intendere che non vi fosse qualche fastidiuccio anche qui. L'uomo, |
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pensare più a far bene che g, star bene : e |
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così si finirebbe anche a star meglio. La è tirata un po' cogli argani , e proprio da secentiaa; ma in fondo ha ragione. Per altro, continua |
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egli ancora, dolori e impigli della qualità e |
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