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parte verso nord, dove era il borgo detto, fino a pochi anni or sono, degli ortolani: e poichè un ''borghesano'' ribellandosi ai saccheggiatori ebbe un giorno a ferire un soldato, i balestrieri uscirono in gran numero dal Castello, malmenarono i cittadini e “preso un carico de palia che se conduceva in città, lo menarono in Castello con le bestie et con lo caradore„.
parte verso nord, dove era il borgo detto, fino a pochi anni or sono, degli ortolani: e poichè un ''borghesano'' ribellandosi ai saccheggiatori ebbe un giorno a ferire un soldato, i balestrieri uscirono in gran numero dal Castello, malmenarono i cittadini e “preso un carico de palia che se conduceva in città, lo menarono in Castello con le bestie et con lo caradore„.


Una terza categoria di abitanti del Castello era costituita dai prigionieri che vi erano custoditi: i documenti ricordano fra gli altri come, nel sotterraneo della torre abitata dal castellano — quella all'angolo sud della Rocchetta, detta poi del Tesoro — fosse rinchiuso un forestiero, coi ferri ai piedi e colla catena al collo, al quale era stata strappata la confessione “dandoli parecchi squassi de corda„.
Una terza categoria di abitanti del Castello era costituita dai prigionieri che vi erano custoditi: i documenti ricordano fra gli altri come, nel sotterraneo della torre abitata dal castellano — quella all’angolo sud della Rocchetta, detta poi del Tesoro — fosse rinchiuso un forestiero, coi ferri ai piedi e colla catena al collo, al quale era stata strappata la confessione “dandoli parecchi squassi de corda„.


Pur non mostrandosi troppo impaziente di stabilire la sua dimora nel Castello, Francesco Sforza non aveva però mancato di occuparsi del giardino, che era attiguo al recinto di difesa, detto Ghirlanda, e si stendeva verso nord-ovest, arrivando sino alla località oggi occupata dal campo di corse a S. Siro. Più che giardino, era un vasto podere denominato ''Barcho'', nel quale si coltivava frumento, segale, miglio, avena, e che in parte era a prateria ed a frutteto: la condizione sua di essere recinto da muro, rendeva possibile l'allevare caprioli, cervi, lepri, stambecchi, falchi, gru, pernici; cosicchè il Duca che, per contrastare la tendenza all'obesità da cui era afflitto negli ultimi anni di sua vita, non tralasciava di cavalcare, trovava nel Barco una località propizia per dedicarsi all'esercizio della caccia.{{Nop}}
Pur non mostrandosi troppo impaziente di stabilire la sua dimora nel Castello, Francesco Sforza non aveva però mancato di occuparsi del giardino, che era attiguo al recinto di difesa, detto Ghirlanda, e si stendeva verso nord-ovest, arrivando sino alla località oggi occupata dal campo di corse a S. Siro. Più che giardino, era un vasto podere denominato ''Barcho'', nel quale si coltivava frumento, segale, miglio, avena, e che in parte era a prateria ed a frutteto: la condizione sua di essere recinto da muro, rendeva possibile l’allevare caprioli, cervi, lepri, stambecchi, falchi, gru, pernici; cosicchè il Duca che, per contrastare la tendenza all’obesità da cui era afflitto negli ultimi anni di sua vita, non tralasciava di cavalcare, trovava nel Barco una località propizia per dedicarsi all’esercizio della caccia.


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