Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 2.djvu/264: differenze tra le versioni

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come pei diritti. E se nella sfera i meridiani dei singoli paesi, condotti tutti a traverso dei poli, tendono tutti ad un punto<ref>Cioè, sono convergenti.</ref>, nondimeno trattandosi di una carta piana non potrebbe recar gran vantaggio l’avere questi meridiani convergenti alcun poco per modo da formare una specie di cono o meta. Perocchè questa convergenza non trovasi necessaria se non di rado; ed anche nel globo il concorrere di questi meridiani che sulla carta piana si mutano in linee rette, non si scorge punto così evidentemente come la loro curvatura circolare<ref>Questo luogo viene considerato come uno dei più oscuri che incontrinsi in tutta l’opera di Strabone. Gli Editori francesi ai quali mi sono attenuto, dopo una nota assai lunga soggiungono, che a loro mal grado, ma senza arrossire, lasciano a più abili interpreti il vanto di coglier meglio e di esprimere più nettamente il concetto dell’Autore. Il testo dice: Οὐδὲ γὰρ πολλαχοῦ τοῦτ᾽ ἀναγκαῖον, οὐδ᾽ ἐκφανής ἐστιν ὥσπερ ἡ περιφέρεια οὕτω καὶ ἡ σύννευσις, μεταφερομένων τῶν γραμμῶν εἰς τὸν πίνακα τὸν ἐπίπεδον καὶ γραφομένων εὐθειῶν. La versione latina: ''Non enim saepe hoc necessitas exiget, neque ut superficies, ita etiam coitio evidens est, translatis in tabulam delineationibus, ed descriptis rectis lineis''. E l’italiana: ''Perciocchè questo non è in molti luoghi necessario. Nè così bene come la circonferenza si discerne il concorrere di queste linee trasportate nella tavola in piano, essendo descritte le linee rette''.</ref>. Laonde noi esporremo qui appresso la nostra dottrina, supponendo la carta disegnata sopra una superficie piana. E diremo in parte ciò che di terra e di mare abbiamo visitato noi stessi; in parte quello che ne sappiamo sulla fede di coloro che ne hanno parlato o scitto. In quanto a noi viaggiammo verso il ponente dall’{{Pt|Arme-|}}
come pei diritti. E se nella sfera i meridiani dei singoli paesi, condotti tutti a traverso dei poli, tendono tutti ad un punto<ref>Cioè, sono convergenti.</ref>, nondimeno trattandosi di una carta piana non potrebbe recar gran vantaggio l’avere questi meridiani convergenti alcun poco per modo da formare una specie di cono o meta. Perocchè questa convergenza non trovasi necessaria se non di rado; ed anche nel globo il concorrere di questi meridiani che sulla carta piana si mutano in linee rette, non si scorge punto così evidentemente come la loro curvatura circolare<ref>Questo luogo viene considerato come uno dei più oscuri che incontrinsi in tutta l’opera di Strabone. Gli Editori francesi ai quali mi sono attenuto, dopo una nota assai lunga soggiungono, che a loro mal grado, ma senza arrossire, lasciano a più abili interpreti il vanto di coglier meglio e di esprimere più nettamente il concetto dell’Autore. Il testo dice: Οὐδὲ γὰρ πολλαχοῦ τοῦτ᾽ ἀναγκαῖον, οὐδ᾽ ἐκφανής ἐστιν ὥσπερ ἡ περιφέρεια οὕτω καὶ ἡ σύννευσις, μεταφερομένων τῶν γραμμῶν εἰς τὸν πίνακα τὸν ἐπίπεδον καὶ γραφομένων εὐθειῶν. La versione latina: ''Non enim saepe hoc necessitas exiget, neque ut superficies, ita etiam coitio evidens est, translatis in tabulam delineationibus, ed descriptis rectis lineis''. E l’italiana: ''Perciocchè questo non è in molti luoghi necessario. Nè così bene come la circonferenza si discerne il concorrere di queste linee trasportate nella tavola in piano, essendo descritte le linee rette''.</ref>. Laonde noi esporremo qui appresso la nostra dottrina, supponendo la carta disegnata sopra una superficie piana. E diremo in parte ciò che di terra e di mare abbiamo visitato noi stessi; in parte quello che ne sappiamo sulla fede di coloro che ne hanno parlato o scritto. In quanto a noi viaggiammo verso il ponente dall’{{Pt|Arme-|}}