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abbia poi anche subito delle rivoluzioni anteriori a quella che soffre presentemente. Nel colle su di cui sorge la Città d’Arbe, la cote à quest’arena per base, e racchiude sovente una quantità grandissima di lenticolari, che sono, come ognun sa, produzioni d’ancora ignoto mare, non accordandosi con esse il porpita, descritto dal Linneo pel loro originale nelle Amenità accademicheb. Ne’ colli di Loparo trovansi frequentemente le nummali lapidefatte erranti nella rena appena rassodata, di modo che le acque eventuali ne le staccano e traggono seco. In questi colli arenosi che tutti vanno a poco a poco disfabbricandosi pegli urti del mare contiguo, trovansi anche frequentemente degli echiniti petrificati di varie spezie e grandezze, esotici; come se ne trovano anche sulle rive del porto d’Arbe opposte alla Città. Presso al porto di Campora e al porto Domich, la pietra arenario-quarzosa delle colline racchiude, in grandissima quantità, ostraciti e nummali petrificate. Egli è evidente che queste colline sono di formazione posteriore a quella della montagna: ma contuttociò deggiono essere ben antiche, se contengono petrificazioni straniere ai nostri mari e climi presenti! Nel colle dove ànno l’ameno loro passeggio gli Arbegiani, trovansi presi nella cote de’ pezzuoli irregolari di selce e diaspro, ne’ quali talora veggonsi de’ frammenti marini. Io non vorrei però trarne la conclusione del Wallerio (p. 305): «Quindi è evidente che si danno anche diaspri