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anfora una capra. Frugando sotterra si trovano colà de’ vasi antichi, somiglianti nella forma e nelle inverniciature agli etruschi, e qualche lapida greca o latina. Vi fiorì in questo secolo un erudito uomo della famiglia Caramaneo, che lasciò molte pregevoli schede appartenenti spezialmente all’illustrazione della sua patria. Questo valentuomo ebbe dei dispiaceri per aver voluto provare, in una dissertazione, che le reliquie di s. Doimo, venerate a Spalatro con sommo fervore, non erano legittime. Io non fui che una sola volta sull’Isola di Lissa, in compagnia di mylord Hervey, infaticabile indagatore de’ segreti orittologici; noi vi sbarcammo per così dire alla ventura, privi d’appoggi e di chi ci potesse dirigere utilmente. Quindi pochissimo vi potemmo osservare, tormentati anche dall’eccessivo calore della stagione, a cui però poco avrebbe badato Mylord, se avessimo avuto buone indicazioni. L’ossatura dell’Isola di Lissa è per la maggior parte marmorea; v’ànno degli ortoceratiti nel marmo volgare, che vi si trova ne’ più bassi strati, e delle nummali ne’ più elevati. Questa legge non è però così costante che non si vegga alcuna volta rovesciata. Fra le spezie di pietra, che si osservano lungo il lido del porto di Lissa, v’è un marmo tegolare di sottilissimi strati, e una pietra scissile biancastra, calcarea, poco atta agli usi economici per essere di lamine irregolari e fragili. Le ossa fossili vi si trovano petrefatte nell’impasto medesimo che si vede in vari luoghi dell’Isola d’Osero e in quella di Rogosniza. Se ne incontrano abbondantemente fra le fenditure verticali degli strati nella picciola Valle di Ruda; e gli abitanti ci dissero che n’è ancora più ricco uno scoglio poco lontano, detto Budicovaz, e che in altri angoli dell’Isola medesima di Lissa ne avressimo rinvenuto.