Della vita, studi e costumi di Dante: differenze tra le versioni

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§12. Ciascuna lingua ha sua perfezione, e suo suono, e suo parlare limato e scientifico; pur, chi mi domandasse per che cagione {{AutoreCitato|Dante Alighieri|Dante}} più tosto elesse scrivere in vulgare che in latino e litterato stilo, risponderei quello che è la verità: cioè che {{AutoreCitato|Dante Alighieri|Dante}} conosceva sé medesimo molto più atto a questo stilo vulgare e in rima, che a quello latino o litterato. E certo molte cose sono dette da lui leggiadramente in questa rima vulgare, che né arebbe potuto, né arebbe saputo dire in lingua latina e in versi eroici. La pruova sono l'''{{testoCitato|Egloghe}}'' da lui fatte in versi esametri, le quali posto sieno belle, nientedimanco molte ne abbiamo vedute più vantaggiatamente scritte. E, a dire il vero, la virtù di questo nostro poeta fu nella rima vulgare, nella quale è eccellentissimo sopra ogn'altro; ma in versi latini e in prosa, non aggiugne a pena a quelli che mezzanamente hanno scritto. La cagione di questo è, che il secolo suo era dato a dire in rima; e di gentilezza di dire in prosa o in versi latini, niente intesero gli uomini di quel secolo, ma furon rozzi e grossi, e senza perizia di lettere; dotti nientedimeno in queste discipline al modo fratesco e scolastico.
 
§13. Cominciossi a dire in rima, secondo scrive {{AutoreCitato|Dante Alighieri|Dante}}, innanzi a lui circa anni centocinquanta; e furono i principi in Italia {{AutoreCitato|Guido Guinizelli|Guido Guinizzelli}} bolognese, e {{AutoreCitato|Guittone d'Arezzo|Guittone}} cavaliere Gaudente d'Arezzo, e {{AutoreCitato|Bonagiunta Orbicciani|Buonagiunta da Lucca}}, e Guido da Messina, i quali tutti {{AutoreCitato|Dante Alighieri|Dante}} di gran lunga soverchiò di sentenze, e di politezza, e d'eleganza, e di leggiadria in tanto, che è opinione di chi intende, che non sarà mai uomo che {{AutoreCitato|Dante Alighieri|Dante}} vantaggi in dire in rima. E veramente egli è mirabil cosa la grandezza e la dolcezza del dire suo prudente, sentenzioso e grave, con varietà e copia mirabile, con scienza di filosofia, con notizia di storie antiche, con tanta cognizione delle storie moderne, che pare ad ogni atto essere stato presente. Queste belle cose, con gentilezza di rima esplicate, prendono la mente di ciascuno che legge, e molto più di quelli che più intendono. La finzione sua fu mirabile, e con grande ingegno trovata; nella quale concorre descrizione del mondo, descrizione de' cieli e de' pianeti, descrizione degli uomini, meriti e pene della vita umana, felicità e miseria e mediocrità di vita intra due estremi; né credo che mai fusse chi prendesse più ampia e fertile materia da poter esplicar la mente d'ogni suo concetto, per la varietà delli spiriti loquenti di diverse ragioni di cose, di diversi paesi e di varii casi di fortuna. Questa sua principale opera cominciò {{AutoreCitato|Dante Alighieri|Dante}} avanti la cacciata sua, e di poi in esilio la finì, come per essa opera si può vedere apertamente. Scrisse ancora ''Canzone'' morali, e ''Sonetti'': le canzone sono perfette e limate e leggiadre, e piene d'alte sentenze; e tutte hanno generosi cominciamenti, siccome quella {{testoCitato|Rime (Dante)/XC - Amor, che movi tua vertù dal cielo|canzona}} che comincia: ''Amor, che muovi tua virtù dal Cielo - Come il Sol lo splendore'', dove fa comparazione filosofica e sottile intra gli effetti del sole e gli effetti d'Amore; e l'{{testoCitato|Rime (Dante)/CIV - Tre donne intorno al cor mi son venute|altra}} che comincia: ''Tre donne intorno al cor mi son venute'', e l'{{testoCitato|Rime (Dante)/XIV - Donne ch'avete intelletto d'amore|altra}} che comincia: ''Donne, ch'avete intelletto d'Amore''. E così in molte altre canzone è sottile e limato e scientifico; ne' sonetti non è di tanta virtù.
 
Queste sono l'opere sue vulgari; in latino scrisse in prosa e in verso: in prosa un libro chiamato ''{{testoCitato|Monarchia}}'', il quale è scritto a modo disadorno, senza niuna gentilezza di dire. Scrisse ancora un altro libro intitolato ''De vulgari Eloquentia''; ancora scrisse molte ''Epistole'' in prosa; in versi scrisse alcune ''{{testoCitato|Egloghe}}'', e 'l principio del libro suo in versi eroici; ma non gli riuscendo lo stile, non lo seguì.