Ambo ensieme queste cose avesmo: differenze tra le versioni

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Pietro di mastro Angelo

Aldo Francesco Massera 1916 Indice:AA. VV. – Sonetti burleschi e realistici dei primi due secoli, Vol. II, 1920 – BEIC 1928827.djvu sonetti Ambo ensieme queste cose avesmo Intestazione 23 luglio 2020 25% Da definire

Desio l'amor del beato battesmo Ser Cecco, vòle udire un novo incialmo
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V

TENZONE TRA RIDOLFO E PIETRO DI MAESTRO ANGELO

I — RIDOLFO
Quali sono i suoi fantastici desidèri.

Desio l’amor del beato battesmo
e star con Isach, Iacob ed Aron,
con gli angioli cantare eleysòn:
4ma ancora vorria vivere un centesmo,
crescendo sempre fé, ond’io son cresmo;
e tener d’oro il fiume de Gihòn,
ancor d’argento Tigris e Fisòn,
8ché molte faria ricch’e me medesmo;
e d’anni venti tornare in quel tempo,
ed essere sano, giolivo e gaio,
11e tuttora aiutando quale men pò;
a maristalla vorria un cavai baio,
che mi portasse in un’ora in Baldacche;
14quanto la vita dura, non si stracche.

2 — PIETRO
Asseconda, rincarando la dose, le fantasticherie dell’amico.

Ambo ensieme queste cose avesmo,
con lo tributo, che possiè Carón;
prode fussemo via piú, che Giasón,
4e n tenzona come fu Ettor stesmo;
ed en Io cielo empirio entrar dovesmo,
e possederlo ensieme con Sansón;
qua gió aver le ciance d’Almeón,
8e come buon destrier forte corresmo;

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e mio fusse proprio de qui ad Empo‐
li, e per mezzo de fiorin gisse un raio,
11e dicere agli avari: — Costui dar vem pò; —
e posseder per me ciò, ch’io non aio,
e viver gioven quanto visse Isacche,
14puoi con David cantar «Salvum me /acche».

VI

TENZONE TRA UN IGNOTO E SER CECCO NUCCOLI

I

I — IGNOTO
Racconta al Nuccoli un caso occorso al suo Trebaldino.

Ser Cecco, vòle udire un novo incialmo?
Quando, dopo colui, bevve a quel nappo
Trebaldin tuo, un serpe i diè di grappo
4in sii nel naso, per maggiore spalmo.
Puoi ci sputò, e disse un cotal salmo;
allor diss’eglie: — S’io da questa scappo,
en simel caso giá mai non rincappo,
8se tu mi dessi di fiorini un palmo. —
Toccando se n’andava cosí ’l naso,
pensando tra se stesso averlo mozzo,
11guardando ancor s’el sangue era rimaso.
Allor diss’io: — Quest’è ben atto sozzo! —
né non vorria veder si fatto caso:
14en pria me gittarebbe giú in un pozzo.

I

2 — SER CECCO
Risponde oscuramente parlando di certi suoi guai.

La verde fronda, ch’io porto sul palmo,
si me ricovre quel, ch’io in acqua zappo;
né ’n tal vagheggio non cadde mal trappo,
4ma per iscusa fo questo timpalmo.