Pagina:Il Baretti - Anno III, n. 1, Torino, 1926.djvu/5: differenze tra le versioni

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In questa nomade vita, che lo forzava a vagare cacciandosi innanzi gli armenti, spesso dormendo a cielo scoperto, sempre a contatto di boari e pecorai e contadini e d’ogni più umile gente, il giovane Koltsòv si familiarizzò precocemente da un lato con la libera natura della selva, della steppa e del campo, dall’altro con la rude laboriosa umanità che la popola, e l’anima delle sue voci, e vi attinge speranze e gioie e timori, ed ogni ragione della sua lieta a triste esistenza. E tutto ciò trovò un’eco nel suo spirito e riecheggerà più tardi, con vigore, freschezza e originalità sorprendenti, dalle sue canzoni.
In questa nomade vita, che lo forzava a vagare cacciandosi innanzi gli armenti, spesso dormendo a cielo scoperto, sempre a contatto di boari e pecorai e contadini e d’ogni più umile gente, il giovane Koltsòv si familiarizzò precocemente da un lato con la libera natura della selva, della steppa e del campo, dall’altro con la rude laboriosa umanità che la popola, e l’anima delle sue voci, e vi attinge speranze e gioie e timori, ed ogni ragione della sua lieta a triste esistenza. E tutto ciò trovò un’eco nel suo spirito e riecheggerà più tardi, con vigore, freschezza e originalità sorprendenti, dalle sue canzoni.


Così quella natura e quella umanità furon le prime educatrici di Koltsòv, le sue prime maestre di verità, di suoni e di poesia. Presto vi s’aggiunsero, compagni assidui dei suoi pellegrinaggi mercantili, i libri, acquistati col {{??|tenui pendio}}, o a lui prestati da amici, e letti avaramente: prima fiabe e leggende popolarissime, come «Il ciuccio Bovà», «{{??|Ecuslàn}} Lazòrevic» o «Le mille e una notte», poi i versi di Dmìtriev, celebrato autore di fiabe e di favole, buon traduttore di {{AutoreCitato|Jean de La Fontaine|La Fontaine}}, alleato ed emulo di Karamzìn. L’influenza di Dmìtriev fu decisiva per l’avvenire poetica di Koltsòv, perchè dalla lettura dei suoi versi e dall’appassionato diletto che ne trasse gli venne la spinta a scrivere la prima poesia.
Così quella natura e quella umanità furon le prime educatrici di Koltsòv, le sue prime maestre di verità, di suoni e di poesia. Presto vi s’aggiunsero, compagni assidui dei suoi pellegrinaggi mercantili, i libri, acquistati col {{??|tenui pendio}}, o a lui prestati da amici, e letti avaramente: prima fiabe e leggende popolarissime, come «Il Reuccio Bovà», «{{??|Ecuslàn}} Lazòrevic» o «Le mille e una notte», poi i versi di Dmìtriev, celebrato autore di fiabe e di favole, buon traduttore di {{AutoreCitato|Jean de La Fontaine|La Fontaine}}, alleato ed emulo di Karamzìn. L’influenza di Dmìtriev fu decisiva per l’avvenire poetica di Koltsòv, perchè dalla lettura dei suoi versi e dall’appassionato diletto che ne trasse gli venne la spinta a scrivere la prima poesia.


Lo incoraggiarono su questa via un buon libraio di Voronèz, che mise a sua disposizione la propria biblioteca, e un giovane porta della stessa città, Andrèj Serebrjnskij, autore defila popolare canzone «Rapidi come l’onde son tutti i giorni della nostra vita»<ref>Andrèjev ne trasse il titolo del suo dramma: «I giovani della nostra vita», ove ne son citate alcune strofe</ref> che gli fu affettuoso amico e severo censore poetico, contribuendo non poco a migliorare la sua metrica.
Lo incoraggiarono su questa via un buon libraio di Voronèz, che mise a sua disposizione la propria biblioteca, e un giovane porta della stessa città, Andrèj Serebrjnskij, autore defila popolare canzone «Rapidi come l’onde son tutti i giorni della nostra vita»<ref>Andrèjev ne trasse il titolo del suo dramma: «I giovani della nostra vita», ove ne son citate alcune strofe</ref> che gli fu affettuoso amico e severo censore poetico, contribuendo non poco a migliorare la sua metrica.
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{{ct|f=110%|(Alla memoria di A. S. Puskin)}}
{{ct|f=110%|(Alla memoria di A. S. Puskin)}}


Perche, selvaggio bosco, ti sei fatto pensoso 1 di mestizia scura ti sei annebbiato?
<poem>Perchè, selvaggio bosco,
ti sei fatto pensoso?
di mestizia scura
ti sei annebbiato?


Perchè, Atletico Bovà<ref>Antico eroe popolare, dal quale s’intitola, oltre alla diffusssima fiaba del «Reuccio Bovà» un frammento di poema del Pùskin sedicenne. La figura di Bovà, come mostrò il Vesselòvskij, non è che la russificazione del noto ''Bovo'' o ''Buono'' d’Antona dei nostri romanzi popolari di cavalleria.</ref>,
Perchè, Atletico Bovà (1), incantate, con discovorta testa nella lotta, ristai a cupo chino, e non combatti con la passeggera nuvolosa procella?
incantato,
con discoverta
testa nella lotta,


ristai a capo chino,
Il foltofronzuto tuo verde casco l’impctuoBO turbino strappò o sparpagliò nella polvere; il manto cadde ai piedi o si disperse...
e non combatti
con la passeggera
nuvolosa procella?


Il foltofronzuto
Tu stai a capo chino e non combatti.
tuo verde casco
l’impetuoso turbine strappò
o sparpagliò nella polvere;


il manto cadde ai piedi
Dove mai finì l’alta eloquonza, la forza orgogliosa, il valoro rogalo?
e si disperse...
Tu stai a capo chino
e non combatti.


Dove mai finì
Tu avevi una volta nella notte taciturna un traboccante canto d’usignolo.
l’alta eloquenza,
la forza orgogliosa,
il valore regale?


Tu avevi una volta giorni di fasto, l’amico e il nemico tuo riufrescavansi.
Tu avevi una volta
nella notte taciturna
un traboccante canto
d’usignolo.


Tu avevi una volta
Tu usavi una volty a tarda sera minaccioso con la tempesta conversare; spalancava essa la nuvola nera, t’abbracciava col vento freddo, 0 tu dicevi a lei con fragorosa voce:
giorni di fasto,
l’amico e il nemico tuo
riufrescavansi.


Tu usavi una volta
«torna indietro!
a tarda sera
minaccioso con la tempesta
conversare;


spalancava essa
sta lontanali Turbina essa, si sferra, vacilla il tuo petto, prendi a ’barcollare.
la nuvola nera,
t’abbracciava
col vento freddo,


o tu dicevi a lei con fragorosa voce:
Riscotendoti, mugghi a distesa, solo sibili intorno, voci o rombo...
«torna indietro!
sta lontana!


Turbina essa,
La bufera piangola c con voce Ijèscji, di strega, (2) e porta le suo nuvole oltre il mare Ov’è mai ora la tua vigoria verde?
si sferra,
vacilla il tuo petto,
prendi a barcollare.


Riscotendoti,
Anncrrito sei tutto, velato di nebbia, insalvatichito, muto; solo, nel maltempo, urli un lamento per la sventura...
mugghi a distesa,
solo sibili intorno,
voci o rombo...


La bufera piangola
Cosi è, cupo bosco, croo Bovà!
e con voce ''bjèseji'', di strega,<ref>Il ''bjèsrij'', o spirito boschereccio, selvaggio o malefico, che sghignazza nelle selve e trae il viandante nel più folto di esse, è una delle duo principali divinità naturali, dalla mitologia finnica trasmesse agli antichi slavi, ancora semipagani: l’altra è il ''vodjanòj'', o spirito delle acque.</ref>
e porta le suo nuvole oltre il mare


Ov’è mai ora la tua
Tu l’intera tua vita logorasti con lo battaglie.
vigoria verde?
Annerrito sei tutto,
velato di nebbia,


inselvatichito, muto;
Non ti domarono 1 forti, ti fece a brani l’autunno nero.
solo, nel maltempo,
urli un lamento
per la sventura...


Cosi è, cupo bosco,
Certo, nell’ora del sonno sul disarmato forze ostili s’avventarono, dall’croichc spalle stnccaron la testa:
eroe Bovà!
Tu l’intera tua vita
logorasti con le battaglie.


Non ti domarono
non con la spada,, (3) ma con una pagliuzza...
i forti,
ti fece a brani
l’autunno nero.


Certo, nell’ora del sonno
(1) Antico eroe popolaro, dal quale s’intitola, oltre alla diffusssima fiaba del «Rcuccio Bovà»
sul disarmato
forze ostili
s’avventarono,


dall’eroiche spalle
un frammento di poema del Pù&kin sedicenne.
steccaron la testa:
non con la spada,<ref>Lett.: «non con grande montagna», ma credo, in questo caso, di dover tradurrò liberamente, seguendo solo lo spirito dell’originale.</ref>
ma con una pagliuzza...</poem><section end="s3" />


La figura di Bovà, come mostrò il Vcssolòvskij, non è che la russificazione del noto Bovo o Buono d’Antona dei nostri romanzi popolari di cavalleria.


<section begin="s4" />{{ct|f=130%|v=1|IL RACCOLTO}}
(2) Il Ijèscij, o spirito boschereccio, selvaggio o malefico, che sghignazza nelle selve e trae il viandante nel più folto di 03se, ò una dell© duo principali divinità naturali, dalla mitologi» finnica trasmesse agli antichi slavi, ancora eemipagani l’altra è il vodjanòj, o spirito dell© acque.


<poem>Di rossa fiamma
(3) Lett.: «non con grand© montagna», ma credo, in questo caso, di dover tradurrò liberamente, seguondo solo lo spirito dell’originale.<section end="s3" />
l’aurora avvampò;
sul volto della terra
la nebbia striscia.


S’acceso il giorno
del fuoco solare,
radunò la nebbia
sopra il vertice dei monti,


l’addensò
<section begin="s4" />{{ct|f=130%|v=1|IL RACCOLTO}}
in nuvola nera,

la nuvola nera
Di rossa fiamma l’aurora avvampò; sul volto della terra la nebbia striscia.
s’aggrottò,


s’aggrottò
S’acceso il giorno del fuoco solare, radunò la nebbia sopra il vertice doi monti, l’addensò in nuvola nera, la nuvola nera s’aggrottò, 8’aggrottò come impensierita, quasi ricordasse la sua patria...<section end="s4" />
come impensierita,
quasi ricordasse
a sua patria...</poem><section end="s4" />