Racconti storici/Adelberta Boniprandi: differenze tra le versioni

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Più però che l'apparizione inaspettata di quella agguerrita moltitudine infonde meraviglia e terrore nella coorte di Ubaldo la vista e l'aspetto di colui che la guida. Stassi egli ritto sullo scoglio più erto, avvolto in buone lane monacali, serrate al corpo da rozza cintura. Ampio cappuccio gli ricade sulla fronte, interamente celandogli la faccia, se non che trasforato in due parti lascia libero vibrare lo sguardo. Impugna colla destra una spada che tien sollevata in atto imperante, minaccioso.
 
Ad un di lui cenno, mortale grandine di dardi e di sassi piomba sugli attoniti guerrieri. Scossi questi e furenti pei colpi che li flagellano, non badando a periglio, entrano nelle spumose acque del torrente e lo varcano, trovando però non pochi ne' suoi gorghi la morte. Pervenuti al di là, svaginati gli acciari, s'arrampicano su pei greppi e le rupi onde raggiungere e punire gli audcai feritori. Ma ad un nuovo segno del loro misterioso condottiero, gli alpigiani, che di semplici panni coverti al sostenere potevano la pugna da vicino con nimici tutti irti e lucenti di ferro, guadagnano le alture e spariscono.
 
I Sanguigni dopo tal fatto tennero tra essi consiglio; alcuni opinarono diversi doversi far ritorno; ma i più, inanimiti dalle parole dell'intrepido Ubaldo, ripeterono il voto di dar compimento all'impresa e procedettero arditi, benchè più canti, nell'interno della valle.
 
Non sempre lucente splendentte l'estivo raggio. Si viddero a mezzo il dì passare di prospetto frettolose le nubi, ed accavallarsi poscia sulle erette e nude cime delle torreggianti montagne. Vaste volute salirono a coprire la faccia del sole: cominciò a fremere il vento e sorse indi a poco il soffio delle propinque ghiaccaje, che rimescolando quelle masse di nebbia, abbassavale talora sino al fondo della valle.
 
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