Pagina:AA. VV. - Il rapimento d'Elena e altre opere.djvu/223: differenze tra le versioni

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Dunque, dicean, tu caro Sposo, al primo
''Dunque, dicean, tu caro Sposo, al primo''
Calar de l’ombre isti a cercar le piume?
''Calar de l’ombre isti a cercar le piume?''
Che? Forse la stanchezza, il sonno, il vino
''Che? Forse la stanchezza, il sonno, il vino''
{{R|15}}Rese t’avean le tue ginocchia gravi?
''{{R|15}}Rese t’avean le tue ginocchia gravi?''
Tu sol, se sazio di vegliar mai fosti,
''Tu sol, se sazio di vegliar mai fosti,''
Dovevi gli occhi satollar di sonno;
''Dovevi gli occhi satollar di sonno;''
Ma lasciar, che la Vergine a diporto
''Ma lasciar, che la Vergine a diporto''
Stesse con l’altre Verginelle accanto
''Stesse con l’altre Verginelle accanto''
{{R|20}}De la tenera Madre, infin che l’Alba
''{{R|20}}De la tenera Madre, infin che l’Alba''
Chiara sorgesse. Di mattin, di sera,
''Chiara sorgesse. Di mattin, di sera,''
Ora, e poi d’anno in anno, o Menelao,
''Ora, e poi d’anno in anno, o Menelao,''
Questa sarà, sì questa ognor tua sposa.
''Questa sarà, sì questa ognor tua sposa.''
O Sposo fortunato, allor che a Sparta,
''O Sposo fortunato, allor che a Sparta,''
{{R|25}}Soggiorno d’altri Eroi, per l’alte nozze
''{{R|25}}Soggiorno d’altri Eroi, per l’alte nozze''
Giungesti, allor ti starnutò<ref>Qui prende ''Teocrito'' lo starnuto per fausto augurio. Così ''Penelope'' presso d’{{AutoreCitato|Omero|''Omero''}} ''[[Odissea/Libro XVII|Odis. XVII.]] v.'' 145. assegna per indizio sicuro dell’uccisione de’ Proci l’averle suo figlio starnutato ad ogni parola. Così anche i Soldati presso ''{{AutoreCitato|Senofonte|Senofonte}}'' lib. 3. ''Anabas.'' s’auguraron buon esito per un improvviso starnuto. Non resta però, che il nostro ''Teocrito'' nell’ ''Idillio'' intitolato Θαλύσια v. 96. per contrario segno non lo prendesse. Può essere, che siccome ''{{AutoreCitato|Plutarco|Plutarco}}'' nella ''Vita di Temistocle'' prese in buona parte lo starnutare alla destra, così da que’ ciechi Gentili fosse reputato funesto segno lo starnutare alla manca. ''S. Basilio'' al c. 2. d’ ''Isaía'' giustamente detesta sì fatta superstizione: ''Uno ha'', dice egli, ''starnutato. Ciò significa qualche cosa, se io parlava... L’insolenza del Demonio contra l’uomo è sì grande'' ec.</ref> d’incontro
''Giungesti, allor ti starnutò<ref>Qui prende ''Teocrito'' lo starnuto per fausto augurio. Così ''Penelope'' presso d’{{AutoreCitato|Omero|''Omero''}} ''[[Odissea/Libro XVII|Odis. XVII.]] v.'' 145. assegna per indizio sicuro dell’uccisione de’ Proci l’averle suo figlio starnutato ad ogni parola. Così anche i Soldati presso ''{{AutoreCitato|Senofonte|Senofonte}}'' lib. 3. ''Anabas.'' s’auguraron buon esito per un improvviso starnuto. Non resta però, che il nostro ''Teocrito'' nell’ ''Idillio'' intitolato Θαλύσια v. 96. per contrario segno non lo prendesse. Può essere, che siccome ''{{AutoreCitato|Plutarco|Plutarco}}'' nella ''Vita di Temistocle'' prese in buona parte lo starnutare alla destra, così da que’ ciechi Gentili fosse reputato funesto segno lo starnutare alla manca. ''S. Basilio'' al c. 2. d’ ''Isaía'' giustamente detesta sì fatta superstizione: ''Uno ha'', dice egli, ''starnutato. Ciò significa qualche cosa, se io parlava... L’insolenza del Demonio contra l’uomo è sì grande'' ec.</ref> d’incontro''
Alcun per fausto augurio. Avrai tu solo
''Alcun per fausto augurio. Avrai tu solo''
Suocero Giove, di Saturno il figlio,
''Suocero Giove, di Saturno il figlio,''
Tra’ Semidei. Sotto i medesmi lini
''Tra’ Semidei. Sotto i medesmi lini''
{{R|30}}Quella Figlia di Giove a te sen venne,
''{{R|30}}Quella Figlia di Giove a te sen venne,''
Eguale a cui non v’ha tra l’altre Achee
''Eguale a cui non v’ha tra l’altre Achee''
Donna, che calchi il suol. Gran prole aspetta,
''Donna, che calchi il suol. Gran prole aspetta,''
Quando sia pari a sì gran Madre il parto.
''Quando sia pari a sì gran Madre il parto.''
Noi già nel corso, e ne l’età compagne
''Noi già nel corso, e ne l’età compagne''
{{R|35}}Unte ognora con lei presso a’ lavacri<ref>Era usanza de’ Greci, introdotta anche presso a’ Romani, d’ungersi spesse volte i corpi, e di lavarsegli eziandio. Nè tanto facevan questo ne’ caldi bagni domestici, quanto coll’acqua del mare, e dentro i fiumi. Molti esempi si trovano presso d’{{AutoreCitato|Omero|Omero}}, tra’ quali vien a proposito quel di Nausicae ''[[Odissea/Libro VI|Odis. VI.]]'', che coll’altre compagne entrò nel fiume a lavarsi. Non era dunque ciò in uso tra gli uomini soli, ma ancor tra le donne. ''{{AutoreCitato|Eustazio di Tessalonica|Eustazio}}'' al v. 577. Iliad. X. assegna due ragioni, per cui fu il bagno introdotto: ῥύπω μὲν ἀποθετικόν, ἀναψυχῆς δέ τινος αἴτιον.</ref>
''{{R|35}}Unte ognora con lei presso a’ lavacri''<ref>Era usanza de’ Greci, introdotta anche presso a’ Romani, d’ungersi spesse volte i corpi, e di lavarsegli eziandio. Nè tanto facevan questo ne’ caldi bagni domestici, quanto coll’acqua del mare, e dentro i fiumi. Molti esempi si trovano presso d’{{AutoreCitato|Omero|Omero}}, tra’ quali vien a proposito quel di Nausicae ''[[Odissea/Libro VI|Odis. VI.]]'', che coll’altre compagne entrò nel fiume a lavarsi. Non era dunque ciò in uso tra gli uomini soli, ma ancor tra le donne. ''{{AutoreCitato|Eustazio di Tessalonica|Eustazio}}'' al v. 577. Iliad. X. assegna due ragioni, per cui fu il bagno introdotto: ῥύπω μὲν ἀποθετικόν, ἀναψυχῆς δέ τινος αἴτιον.</ref>
Del fiume Eurota, a guisa d’uom; noi quattro
''Del fiume Eurota, a guisa d’uom; noi quattro''
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[[Categoria:Pagine con testo greco]]