Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie, Vol. III, 1947 – BEIC 1728689.djvu/265: differenze tra le versioni

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 pur ti riman per me d’amore, un ferro,
 senza indugiar, dammi tu stessa. Io sono
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 n’è tempo ancor: ti pentirai, ma indarno,
 del non mi aver d’un ferro oggi soccorsa.
+Cecri+ Diletta figlia,... oh ciel!... tu, pel dolore,
-;Cecri
-Diletta figlia,... oh ciel!... tu, pel dolore,
 certo vaneggi. Alla tua madre mai
-non chiederesti un ferro... - Or, piú di nozze
+non chiederesti un ferro... — Or, piú di nozze
 non si favelli: uno inaudito sforzo
 quasi pur troppo a compierle ti trasse;
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 e di abbracciarmi nieghi? e gl’infuocati
 sguardi?... Oimè! figlia,... anco alla madre?...
-;Mirra
+Mirra+19 Ah! troppo
-Ah! troppo
 dolor mi accresce anco il vederti: il cuore,
-nell’abbracciarmi tu, vieppiú mi squarci... Ma...
+nell’abbracciarmi tu, vieppiú mi squarci... —
-oimè!... che dico?... Ahi madre!... Ingrata, iniqua,
+Ma... oimè!... che dico?... Ahi madre!... Ingrata, iniqua,
 figlia indegna son io, che amor non merto.
 Al mio destino orribile me lascia;...
 o se di me vera pietá tu senti,
 io tel ridico, uccidimi.
-;Cecri
+Cecri+10 Ah! me stessa
-Ah! me stessa
 ucciderei, s’io perderti dovessi:
 ahi cruda! e puoi tu dirmi, e replicarmi
-cosí acerbe parole? - Anzi, vo’ sempre
+cosí acerbe parole? — Anzi, vo’ sempre
+}}
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