Pagina:Salgari - La Città dell'Oro.djvu/112: differenze tra le versioni
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Gl’indiani non fiatavano. Armati delle loro pesanti mazze, di qualche scure e di qualche arpione, attendevano il momento opportuno per scendere sul bassofondo. Don Raffaele ed i suoi compagni stavano pure zitti, ma avevano armato i fucili per aiutare gli Ottomachi nella pericolosa impresa. |
Gl’indiani non fiatavano. Armati delle loro pesanti mazze, di qualche scure e di qualche arpione, attendevano il momento opportuno per scendere sul bassofondo. Don Raffaele ed i suoi compagni stavano pure zitti, ma avevano armato i fucili per aiutare gli Ottomachi nella pericolosa impresa. |
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Ad un tratto si scorse il muso del caimano presso la cinta. Il mostro esitò un istante ancora, poi si cacciò nella stretta apertura, ma non potendo passare, con urto violento spostò i primi pali. L’albero si rizzò improvvisamente facendo scattare il laccio |
Ad un tratto si scorse il muso del caimano presso la cinta. Il mostro esitò un istante ancora, poi si cacciò nella stretta apertura, ma non potendo passare, con urto violento spostò i primi pali. L’albero si rizzò improvvisamente facendo scattare il laccio ed il saurio, preso a mezzo corpo da quella robusta corda che gli |