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presente nostro chirografo nel quale vogliamo che ai abbia per espresso e testualmente inserito il tenore della enunciata offerta, della ordinanza ministeriale del 29 aprile 1848, e quanto altro sia o potesse essere in qualunque modo e per qualunque motivo necessario ad esprimersi, di nostro moto proprio, certa scienza, e con la pienezza della nostra apostolica potestà diamo e concediamo a voi tutte le facoltà necessarie ed opportune, affinchè possiate, in nome nostro, accettare ed approvare la offerta di quattro milioni di scudi romani, ec.»

In proseguimento della narrazione delle cose operate dal Rossi rammenteremo ciò che di volo accennammo più sopra, cioè che avea fatto partire da Roma per le Romagne la prima legione romana fin dal 23 settembre.1 Ora dobbiamo aggiungere che quei pochi i quali rimasero in Roma, e che il Farini computa essere stati un centoquaranta circa, collegaronsi in battaglione che si chiamò dei reduci, e si poser sotto il comando di un Luigi Grandoni, il quale si vedrà figurare in primo grado, ed insieme co’ suoi militi, nella cospirazione contro il Rossi.2

Esistevano in quel tempo alcuni germi di mal umore in Trastevere (o almeno così si faceva apparire) contro il maggiore di quel battaglione Giuseppe Forti, perchè troppo papalino, e di modi troppo aspri e severi. Il Rossi a fare sparire questi germi di perturbazione, affidava il comando di quel battaglione all’abile agronomo e ricco possidente Vincenzo Cortesi, ch’era in voce di uomo conciliativo, prudente e di temperate opinioni. Piaceva inoltre nel medesimo la disinvoltura di modi, congiunta a larghezza di animo; in prova di che ne fu solennizzata l’ammissione con luminaria al quartiere civico di Trastevere la sera del 24 settembre, e le cose di quel quartiere procedettero in seguito regolarmente.3


  1. Vedi il Contemporaneo del 24 settembre, e la Pallade del 25 detto.
  2. Vedi il Ristretto del processo, pag. 139.
  3. Vedi il Cassandrino, n. 37.