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parte del chirografo pontificio, tanto più che non ne rinvenimmo traccia veruna nella Gazzetta ufficiale. Eccole:


«Beatissimo Padre,

»I vescovi ed i superiori degli ordini religiosi esistenti nello Stato pontificio, nei desiderio di concorrere a sollevare il credito finanziero dello Stato per le attuali vicende decaduto, ed a liberare la Santità Vostra dai-. l’amarezza che dovrebbe provare nel vedere esposti a vendita i beni ecclesiastici ipotecati in garanzia dei due milioni di boni del tesoro, gratuitamente offrono alla Santità Vostra per lo Stato, a nome dell’uno e dell’altro clero, e degli amministratori dei luoghi pii, la somma fu quattro milioni di scudi da pagarsi in quindici rate annuali nel mese di decembre di ciascun anno incominciando dal 1849, cioè dieci di scudi trecento mila all’anno, e cinque di duecento mila per gli ultimi cinque anni, compresa nella prima rata del 1849 quella di scudi duecento mila già imposta con circolare della sagra Congregazione dei vescovi e regolari del 23 settembre 1848, all’oggetto di ammortizzare la prima rata, dei boni dei tesoro nel gennaio 1849.

»Tale offerta si fa dal clero secolare e regolare, a condizione di ottenere l’immediato svincolo dei beni già ipotecati a garanzia dei boni del tesoro, e di non essere in alcun modo ritenuti responsabili per l’ammortizzazione de’ boni stessi.»

E il Santo Padre rispondeva:


«Reverendissimo Cardinale Orioli
prefetto della sagra Congregazione dei vescovi e regolari.


»Quantunque per le regole immutabili della giustizia sanzionate dalle leggi di tutti i tempi, e di tutti i luoghi, e confermate recentemente dall’articolo VIII dello