Pagina:Torriani - Cara speranza, Milano, Chiesa, 1896.djvu/159: differenze tra le versioni

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Si figurò uno di quei tè intimi, una cuccuma piccina piccina, due sole tazze, due mani che si sfiorano tremando nell'accendere un fiammifero e nel dar fuoco allo spirito, due cuori che battono forte forte, mentre stesi in due poltroncine, col capo abbandonato indietro e la tazza fra le mani, i due amici, uomo e donna, si mandano traverso il fumo del tè delle frasi brevi, un po' nervose, colla voce convulsa, collo sguardo largo e fisso.
Si figurò uno di quei tè intimi, una cuccuma piccina piccina, due sole tazze, due mani che si sfiorano tremando nell’accendere un fiammifero e nel dar fuoco allo spirito, due cuori che battono forte forte, mentre stesi in due poltroncine, col capo abbandonato indietro e la tazza fra le mani, i due amici, uomo e donna, si mandano traverso il fumo del tè delle frasi brevi, un po’ nervose, colla voce convulsa, collo sguardo largo e fisso.


Poi posano le tazze, lui prende quell'occasione per alzarsi, per accostarsi a lei, le va dietro pian piano, si appoggia alla spalliera della poltrona, e col capo sul capo di lei, colle labbra che le sfiorano l'orecchio, coll'alito ardente che le brucia il collo le dice:
Poi posano le tazze, lui prende quell’occasione per alzarsi, per accostarsi a lei, le va dietro pian piano, si appoggia alla spalliera della poltrona, e col capo sul capo di lei, colle labbra che le sfiorano l’orecchio, coll’alito ardente che le brucia il collo le dice:


«— Lo sapete, Maria— lo sapete, Bianca— lo sapete, Teresa, che vi voglio bene?»
“— Lo sapete, Maria — lo sapete, Bianca — lo sapete, Teresa, che vi voglio bene?