Pagina:Il Baretti - Anno III, n. 1, Torino, 1926.djvu/2: differenze tra le versioni
mNessun oggetto della modifica |
Nessun oggetto della modifica |
||
Corpo della pagina (da includere): | Corpo della pagina (da includere): | ||
Riga 38: | Riga 38: | ||
{{a destra|{{larger|Ambiguità del letterato Italiano.}}}} |
{{a destra|{{larger|Ambiguità del letterato Italiano.}}}} |
||
«A noi non ripugna d’udire il linguaggio dei mercanti o |
«A noi non ripugna d’udire il linguaggio dei mercanti o dei giocolieri, nè di dividere la nostra magra gloria con il lottatore o con il corridore d’arena» |
||
{{a destra|{{sc|{{ac|Umberto Fracchia|U. Fracchia}}}}, in ''Fiera''.}} |
{{a destra|{{sc|{{ac|Umberto Fracchia|U. Fracchia}}}}, in ''Fiera''.}} |
||
Riga 57: | Riga 57: | ||
{{a destra|{{sc|U. Fracchia}}, in ''Fiera''.}}<section end="s2" /> |
{{a destra|{{sc|U. Fracchia}}, in ''Fiera''.}}<section end="s2" /> |
||
<section begin="s3" /> |
|||
{{ct|f=150%|v=2|Ritratto romantico di Ibsen}} |
{{ct|f=150%|v=2|Ritratto romantico di Ibsen}} |
||
Dicono che Ibsen non si legge più. Non è più vicino allo «spirito contemporaneo». I suoi «problemi» non parlano più all’orecchio che ha capito la dialettica; e gli uomini sentono le tragedie moderne ciascuno a suo modo. |
Dicono che {{AutoreCitato|Henrik Ibsen|Ibsen }}non si legge più. Non è più vicino allo «spirito contemporaneo». I suoi «problemi» non parlano più all’orecchio che ha capito la dialettica; e gli uomini sentono le tragedie moderne ciascuno a suo modo. |
||
Parleremo dunque da romantici dicendo che Ibsen chiede al suo lettore un’anima eroica. Nessun profeta fu più disarmato di lui che dice la sua parola ribelle ed austera a una civiltà decadente, a popoli frolli, sprovvisti di minoranze capaci di grandi sogni e di sacrificio. Parla a pochi; la sua arte è impopolare e si dimentica che fu la prima voce rivoluzionaria del teatro europeo. |
Parleremo dunque da romantici dicendo che Ibsen chiede al suo lettore un’anima eroica. Nessun profeta fu più disarmato di lui che dice la sua parola ribelle ed austera a una civiltà decadente, a popoli frolli, sprovvisti di minoranze capaci di grandi sogni e di sacrificio. Parla a pochi; la sua arte è impopolare e si dimentica che fu la prima voce rivoluzionaria del teatro europeo. |
||
Riga 65: | Riga 65: | ||
In Italia Ibsen trovò la più grande interprete, la Duse, e il critico più tormentato e più simile alla sua solitudine, {{AutoreCitato|Scipio Slataper|Slataper}}, vittima, come lui del dissidio tra arte e morale. Eppure ebbe la popolarità solo attraverso al fraintendimento e al volgarizzamento che degli ''Spettri'' fece Zacconi. |
In Italia Ibsen trovò la più grande interprete, la Duse, e il critico più tormentato e più simile alla sua solitudine, {{AutoreCitato|Scipio Slataper|Slataper}}, vittima, come lui del dissidio tra arte e morale. Eppure ebbe la popolarità solo attraverso al fraintendimento e al volgarizzamento che degli ''Spettri'' fece Zacconi. |
||
Chi ama Ibsen non si fa scrupolo di sembrare tendenzioso per disegnarne un ritratto completamente ripugnante alla famigliarità e alla leggerezza con cui lo si usa considerare dopo averlo piacevolmente imborghesito e raffinato dai troppi toni aspri e violenti. Bisogna collocarlo nella sua vera atmosfera tragica di democrazia guerriera, ricostruirne il tormento metafisico, la lotta contro il |
Chi ama Ibsen non si fa scrupolo di sembrare tendenzioso per disegnarne un ritratto completamente ripugnante alla famigliarità e alla leggerezza con cui lo si usa considerare dopo averlo piacevolmente imborghesito e raffinato dai troppi toni aspri e violenti. Bisogna collocarlo nella sua vera atmosfera tragica di democrazia guerriera, ricostruirne il tormento metafisico, la lotta contro il troppo umano, l’idea fissa della divinità inesorabile, la ispirazione spoglia di carità e di indulgenza. |
||
⚫ | Nell’eroica coerenza del poeta norvegese si può cogliere, durante il corso degli anni, una chiarezza sempre più impressionante di stile e di coscienza. L’itinerario di Ibsen è quello dell’eroe che cerca il suo ambiente. Prima grida la sua originalità e la sua passione: si direbbe un vendicatore scatenato; poi si chiude in sé stesso, si fa discreto, trova intorno a sè risonanze, può confinarsi, ragionare il suo tormento: |
||
l’eroe ha raggiunto nel dramma la sua serenità e il suo equilibrio; la tragedia non è più Pcccczionc, ma la vita di tutti i giorni. |
|||
Catilina ò diventato Borkman, Allmers, Furia è diventata Hedda. |
|||
⚫ | Nell’eroica coerenza del poeta norvegese si può cogliere, durante il corso degli anni, una chiarezza sempre più impressionante di stile e di coscienza. L’itinerario di Ibsen è quello dell’eroe che cerca il suo ambiente. Prima grida la sua originalità e la sua passione: si direbbe un vendicatore scatenato; poi si chiude in sé stesso, si fa discreto, trova intorno a sè risonanze, può confinarsi, ragionare il suo tormento: l’eroe ha raggiunto nel dramma la sua serenità e il suo equilibrio; la tragedia non è più l’eccezione, ma la vita di tutti i giorni. Catilina è diventato Borkman, Allmers, Furia è diventata Hedda. |
||
Nel dramma di Catilina il protagonista si accontenta ancora di programmi, esulta di romantiche fiducie; Ibscn crede al suo Catilina, soffre di doverlo riconoscere invalido al compito che gli ha assegnato. E’ il momento della candida fede: Ibscn ha regalato ai suoi personaggi le sue preoccupazioni cd è trepido e curioso degli effetti che ne verranno. Nella rancura inacidita di Furia c’è già la donna ibseniana, perversa e misteriosa ma Aurelia, spirito del l>cnc, le si contrappone troppo ingenuamente. |
|||
Il poeta ha dato a queste aspirazione gonfie o imprigionate, un tragico scenario di fantasia storica: e la sua retorica è stata davvero provvidenziale |
Nel dramma di ''Catilina'' il protagonista si accontenta ancora di programmi, esulta di romantiche fiducie; Ibsen crede al suo Catilina, soffre di doverlo riconoscere invalido al compito che gli ha assegnato. È il momento della candida fede: Ibsen ha regalato ai suoi personaggi le sue preoccupazioni ed è trepido e curioso degli effetti che ne verranno. Nella rancura inacidita di Furia c’è già la donna ibseniana, perversa e misteriosa ma Aurelia, spirito del bene, le si contrappone troppo ingenuamente. Il poeta ha dato a queste aspirazione gonfie o imprigionate, un tragico scenario di fantasia storica: e la sua retorica è stata davvero provvidenziale nell’attenuare il verismo del suo Catilina troppo nordico e della sua Roma troppo borghese. Però i viaggi storici di Ibsen giovane furono tutti infelici e inconcludenti. Anche nella ''Signora Inger'', egli finì per mettere nomi medioevali a procedimenti di intrigo polizieschi. |
||
Il giovane ribelle soffocava tra le chiuso pareti domestiche e tra le mura della città filistea: eppure la storia sua e della sua gente 10 allcttava jier epica seduzione II Festino a Solhaug e i Vikingi in Helgoland, infatti, sono le prime opere del suo più puro istinto. |
Il giovane ribelle soffocava tra le chiuso pareti domestiche e tra le mura della città filistea: eppure la storia sua e della sua gente 10 allcttava jier epica seduzione II Festino a Solhaug e i Vikingi in Helgoland, infatti, sono le prime opere del suo più puro istinto. |
||
Riga 121: | Riga 115: | ||
Se confrontate l’ispirata freddezza di Hedda con le calde esorta-//oni di Furia, con i programmi selvaggi di Hjordis, e anche con la melodica ingenuità ingiustamente famosa di Nora (Casa di bambole non è un interno jkjctico), voi sentite quali tormenti abbia dovuto soffrire Ibscn per mettere in lrocca ai suoi protagonisti un linguaggio ptoprio. |
Se confrontate l’ispirata freddezza di Hedda con le calde esorta-//oni di Furia, con i programmi selvaggi di Hjordis, e anche con la melodica ingenuità ingiustamente famosa di Nora (Casa di bambole non è un interno jkjctico), voi sentite quali tormenti abbia dovuto soffrire Ibscn per mettere in lrocca ai suoi protagonisti un linguaggio ptoprio. |
||
E i segreti della grammatica e dello stile ibseniano nascondono veramente la condanna e la liberazione di un uomo mosso per rinnovare il mondo che ha trovato Dio nella |
E i segreti della grammatica e dello stile ibseniano nascondono veramente la condanna e la liberazione di un uomo mosso per rinnovare il mondo che ha trovato Dio nella solitudine del suo pessimismo e nella rinuncia a tutte le speranze. |
||
Baretti. |
Baretti. |
||
<section begin="s3" /> |
|||
Le Edizioni del BARETTI TORINO E’ uscito: |
Le Edizioni del BARETTI TORINO E’ uscito: |