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«A noi non ripugna d’udire il linguaggio dei mercanti o «lei giocolieri, nè di dividere la nostra magra gloria con il lottatore o con il corridore d’arena»
«A noi non ripugna d’udire il linguaggio dei mercanti o dei giocolieri, nè di dividere la nostra magra gloria con il lottatore o con il corridore d’arena»
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{{ct|f=150%|v=2|Ritratto romantico di Ibsen}}
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Dicono che Ibsen non si legge più. Non è più vicino allo «spirito contemporaneo». I suoi «problemi» non parlano più all’orecchio che ha capito la dialettica; e gli uomini sentono le tragedie moderne ciascuno a suo modo.
Dicono che {{AutoreCitato|Henrik Ibsen|Ibsen }}non si legge più. Non è più vicino allo «spirito contemporaneo». I suoi «problemi» non parlano più all’orecchio che ha capito la dialettica; e gli uomini sentono le tragedie moderne ciascuno a suo modo.


Parleremo dunque da romantici dicendo che Ibsen chiede al suo lettore un’anima eroica. Nessun profeta fu più disarmato di lui che dice la sua parola ribelle ed austera a una civiltà decadente, a popoli frolli, sprovvisti di minoranze capaci di grandi sogni e di sacrificio. Parla a pochi; la sua arte è impopolare e si dimentica che fu la prima voce rivoluzionaria del teatro europeo.
Parleremo dunque da romantici dicendo che Ibsen chiede al suo lettore un’anima eroica. Nessun profeta fu più disarmato di lui che dice la sua parola ribelle ed austera a una civiltà decadente, a popoli frolli, sprovvisti di minoranze capaci di grandi sogni e di sacrificio. Parla a pochi; la sua arte è impopolare e si dimentica che fu la prima voce rivoluzionaria del teatro europeo.
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In Italia Ibsen trovò la più grande interprete, la Duse, e il critico più tormentato e più simile alla sua solitudine, {{AutoreCitato|Scipio Slataper|Slataper}}, vittima, come lui del dissidio tra arte e morale. Eppure ebbe la popolarità solo attraverso al fraintendimento e al volgarizzamento che degli ''Spettri'' fece Zacconi.
In Italia Ibsen trovò la più grande interprete, la Duse, e il critico più tormentato e più simile alla sua solitudine, {{AutoreCitato|Scipio Slataper|Slataper}}, vittima, come lui del dissidio tra arte e morale. Eppure ebbe la popolarità solo attraverso al fraintendimento e al volgarizzamento che degli ''Spettri'' fece Zacconi.


Chi ama Ibsen non si fa scrupolo di sembrare tendenzioso per disegnarne un ritratto completamente ripugnante alla famigliarità e alla leggerezza con cui lo si usa considerare dopo averlo piacevolmente imborghesito e raffinato dai troppi toni aspri e violenti. Bisogna collocarlo nella sua vera atmosfera tragica di democrazia guerriera, ricostruirne il tormento metafisico, la lotta contro il tropjjo limano, l’idea fissa della divinità inesorabile, la ispirazione spoglia di carità e di indulgenza.
Chi ama Ibsen non si fa scrupolo di sembrare tendenzioso per disegnarne un ritratto completamente ripugnante alla famigliarità e alla leggerezza con cui lo si usa considerare dopo averlo piacevolmente imborghesito e raffinato dai troppi toni aspri e violenti. Bisogna collocarlo nella sua vera atmosfera tragica di democrazia guerriera, ricostruirne il tormento metafisico, la lotta contro il troppo umano, l’idea fissa della divinità inesorabile, la ispirazione spoglia di carità e di indulgenza.

Nell’eroica coerenza del poeta norvegese si può cogliere, durante il corso degli anni, una chiarezza sempre più impressionante di stile e di coscienza. L’itinerario di Ibsen è quello dell’eroe che cerca il suo ambiente. Prima grida la sua originalità e la sua passione: si direbbe un vendicatore scatenato; poi si chiude in sé stesso, si fa discreto, trova intorno a sè risonanze, può confinarsi, ragionare il suo tormento:

l’eroe ha raggiunto nel dramma la sua serenità e il suo equilibrio; la tragedia non è più Pcccczionc, ma la vita di tutti i giorni.

Catilina ò diventato Borkman, Allmers, Furia è diventata Hedda.


Nell’eroica coerenza del poeta norvegese si può cogliere, durante il corso degli anni, una chiarezza sempre più impressionante di stile e di coscienza. L’itinerario di Ibsen è quello dell’eroe che cerca il suo ambiente. Prima grida la sua originalità e la sua passione: si direbbe un vendicatore scatenato; poi si chiude in sé stesso, si fa discreto, trova intorno a sè risonanze, può confinarsi, ragionare il suo tormento: l’eroe ha raggiunto nel dramma la sua serenità e il suo equilibrio; la tragedia non è più l’eccezione, ma la vita di tutti i giorni. Catilina è diventato Borkman, Allmers, Furia è diventata Hedda.
Nel dramma di Catilina il protagonista si accontenta ancora di programmi, esulta di romantiche fiducie; Ibscn crede al suo Catilina, soffre di doverlo riconoscere invalido al compito che gli ha assegnato. E’ il momento della candida fede: Ibscn ha regalato ai suoi personaggi le sue preoccupazioni cd è trepido e curioso degli effetti che ne verranno. Nella rancura inacidita di Furia c’è già la donna ibseniana, perversa e misteriosa ma Aurelia, spirito del l>cnc, le si contrappone troppo ingenuamente.


Il poeta ha dato a queste aspirazione gonfie o imprigionate, un tragico scenario di fantasia storica: e la sua retorica è stata davvero provvidenziale neH’attcnnùft.- il verismo del suo Catilina troppo nordico e della sua Roma troppo borghese. Però i viaggi storici di Ibscn giovane furono tutti infelici e inconcludenti. Anche nella Signora Inger, egli finì per mettere nomi mediocvali a procedimenti di intrigo polizieschi.
Nel dramma di ''Catilina'' il protagonista si accontenta ancora di programmi, esulta di romantiche fiducie; Ibsen crede al suo Catilina, soffre di doverlo riconoscere invalido al compito che gli ha assegnato. È il momento della candida fede: Ibsen ha regalato ai suoi personaggi le sue preoccupazioni ed è trepido e curioso degli effetti che ne verranno. Nella rancura inacidita di Furia c’è già la donna ibseniana, perversa e misteriosa ma Aurelia, spirito del bene, le si contrappone troppo ingenuamente. Il poeta ha dato a queste aspirazione gonfie o imprigionate, un tragico scenario di fantasia storica: e la sua retorica è stata davvero provvidenziale nell’attenuare il verismo del suo Catilina troppo nordico e della sua Roma troppo borghese. Però i viaggi storici di Ibsen giovane furono tutti infelici e inconcludenti. Anche nella ''Signora Inger'', egli finì per mettere nomi medioevali a procedimenti di intrigo polizieschi.


Il giovane ribelle soffocava tra le chiuso pareti domestiche e tra le mura della città filistea: eppure la storia sua e della sua gente 10 allcttava jier epica seduzione II Festino a Solhaug e i Vikingi in Helgoland, infatti, sono le prime opere del suo più puro istinto.
Il giovane ribelle soffocava tra le chiuso pareti domestiche e tra le mura della città filistea: eppure la storia sua e della sua gente 10 allcttava jier epica seduzione II Festino a Solhaug e i Vikingi in Helgoland, infatti, sono le prime opere del suo più puro istinto.
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Se confrontate l’ispirata freddezza di Hedda con le calde esorta-//oni di Furia, con i programmi selvaggi di Hjordis, e anche con la melodica ingenuità ingiustamente famosa di Nora (Casa di bambole non è un interno jkjctico), voi sentite quali tormenti abbia dovuto soffrire Ibscn per mettere in lrocca ai suoi protagonisti un linguaggio ptoprio.
Se confrontate l’ispirata freddezza di Hedda con le calde esorta-//oni di Furia, con i programmi selvaggi di Hjordis, e anche con la melodica ingenuità ingiustamente famosa di Nora (Casa di bambole non è un interno jkjctico), voi sentite quali tormenti abbia dovuto soffrire Ibscn per mettere in lrocca ai suoi protagonisti un linguaggio ptoprio.


E i segreti della grammatica e dello stile ibseniano nascondono veramente la condanna e la liberazione di un uomo mosso per rinnovare il mondo che ha trovato Dio nella so litudine del suo pessimismo e nella rinuncia a tutte le speranze.
E i segreti della grammatica e dello stile ibseniano nascondono veramente la condanna e la liberazione di un uomo mosso per rinnovare il mondo che ha trovato Dio nella solitudine del suo pessimismo e nella rinuncia a tutte le speranze.


Baretti.
Baretti.
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Le Edizioni del BARETTI TORINO E’ uscito:
Le Edizioni del BARETTI TORINO E’ uscito: