Pagina:Poeti minori del Settecento I.djvu/128: differenze tra le versioni

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 <poem>
-La cetra, allor che di si lunga via
+La cetra, allor che di sì lunga via
 {{R|20}}pende, dolce conforto, a me dal collo,
 oh come va d’armonico tremore
 ondoleggiando irrequieta, e come
 sento che, tese a maggior suon, le corde
 sdegnano omai l’usato tocco, e quello
-{{R|25}}chiedon di Caro e di Manilio invano !
+{{R|25}}chiedon di Caro e di Manilio invano!
 Non però sempre del pensier m’innalzo
 sul volo audace, e per le mute vie
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 non sempre io mi raggiro. Ah! tu ben sai
 {{R|30}}quante s’usurpi delle nostre cure
+la creta vil, che la divina parte
-la creta vii, che la divina parte
 chiude dell’aura che spirò sull’uomo
 il Motor primo delle cose; e sai
 che di seguir le non intese leggi
 {{R|35}}dell’arcano commercio invan ricusa,
 fervido il sen d’omeriche faville,
 vate sul Xanto, o con Eulero a scranna
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 calcolator filosofo profondo.
 {{R|40}}Alfin cedere è forza. I lievi spirti
 per la nervosa region dispersi
 un lungo meditar consuma e pasce,
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 fan che l’alma risenta il loro affanno
 {{R|45}}Or odi come fra la doppia cura
 di dar ristoro al giovin corpo, e l’alma
 nudrir di filosofico pensiero
-l’ore divida. Non si tosto il sole
+l’ore divida. Non sì tosto il sole
 del pacifico mar notte lasciando
 {{R|50}}sull’acque immense, ed in silenzio il vasto
 Messico padre di molt’oro, e Cuba,
 l’opposta parte del volubil globo