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APPENDICE 275

A fronte della opinione che tutto o presso a poco tutto sia ri-’ masto stazionario negli ordinamenti militari e nelle cose di guerra, sorge quella che tutto o quasi tutto sia cambiato e radicalmente cambiato. Questa seconda opinione si manifesta imprendendo a dimostrare esser divenute presso che inutili le fortificazioni e le piazze di guerra.

Nel ricordare questa opposta ed ugualmente estrema opinione, non mi è dato di dimostrare da quale pericolosa illusione discenda. Ed ove il potessi, il tenterei superfluamente dopo che il problema della riduzione delle piazze forti è stato giá negativamente sciolto dai piú segnalati uffiziali di Europa. Basterá al mio scopo d’aver accennato i due estremi, tra’ quali non sará irragionevole di supporre che un mezzo vi esista, il quale precisamente esprima che tutto non è cambiato né che tutto è rimasto invariato nell’arte della guerra.

Che se potessi con una immagine sensibile ma non compiuta ed esatta indicare la differenza che intercede tra la scienza della guerra quale ella era al trapassare del gran Federico e quale attualmente si trova, direi che distano le due epoche di quanto dista l’opera del Guibert, considerata come la piú chiara e compiuta sposizione degli spiegamenti prussiani, da quella dell’ illustre autore éeí Principi dí strategia ^^), considerata come la piú metodica e scientifica sposizione dei grandi movimenti (2).

(i) Attribuita a Sua Altezza imperiale l’arciduca Carlo ^’Austria; principi di cui fece si brillante applicazione contro gli eserciti francesi della Sambra e Mosa e del Reno e Mosella nel 1796.

(2) Differenza facile a scorgersi paragonando gli scrittori militari delle due epoche. Nella prima la castrametazione, le evoluzioni, gli ordini distesi e profondi, l’armamento, la piccola guerra, la scelta delle posizioni formano lo scopo cui tende quasi unicamente lo spirito degli scrittori, come in Feuquières, Puysegur, nei profondisti e nei loro avversari, in Maurizio di Sassonia, negli eruditi, come in Guischardt, in Maireroi e nel piú sagace indagatore degli effetti e cambiamenti prodotti dalla polvere, Mauvillon.

Indi^ed intermediatamente Eugenio, Lloyd, l’immortale Federico, Bulow, accennano il passaggio ad un nuovo genere d’analisi, la quale s’ingegna di dedurre principi e regole fisse ed universali, dai fatti tenta di elevar l’arte a scienza, di svelare il secreto dei grandi uomini di guerra. Aggiungo il Rohan (ma non cronologicamente) che tanto disse, ed in si poche pagine, della guerra di montagna;