Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1923, XXII.djvu/126: differenze tra le versioni

{{RigaIntestazione|118|''ATTO TERZO''||s=si}}

{{sc|Betzi}}. No, no, signore. Un poco di modestia e di convenienza. La farò venir qui. Aspettatela, e non l’abbordate con troppa vivacità. Con le donne non si dee mostrare nè troppa passione, nè troppa curiosità. State in contegno. Esaminatela di lontano, e poi accostatevi con civiltà. Scusatemi s’io vi do quegl’insegnamenti che mi paiono necessari.

{{sc|Arlecchino}}. Va benissimo, ghe son obligà, ma cara ella, la la fazza vegnir.

{{sc|Betzi}}. Vado, e torno con lei. {{Ids|(entra nel camerino)}}

{{Ct|c=scena|SCENA XI.}}

{{Ct|c=personaggi|Arlecchino, ''poi'' Betzi ''e'' Corallina.}}

{{sc|Arlecchino}}. Colle donne no bisogna mostrar nè troppa passion, nè troppa curiosità? Benissimo, e mi farò cussì. Per altro vorave saver... Ma eccola qua; no mostremo curiosità, e componemose.

{{sc|Corallina}}. E vestito anch’egli all’inglese. {{Ids|(a Betzi)}}

{{sc|Betzi}}. Dee pensare a qualche cosa d’importanza. Ora gli parlerò. {{Ids|(si accosta ad Arlecchino)}}

{{sc|Corallina}}. (Non so cosa sia. Il core mi batte terribilmente), {{Ids|(da sè)}}

{{sc|Arlecchino}}. Sì! vediamola, {{Ids|(si volta, fa qualche passo; marito e moglie si conoscono, e restano ammutoliti e mortificati.)}}

{{sc|Betzi}}. Come! Marito e moglie! E tutti due venite a parlarmi di conoscenze e di matrimonio? Mi maraviglio di voi. Sono una donna d’onore, non tengo mano a simili galanterie. Vergognatevi di voi stessi, ed alla mia bottega non ci capitate mai più. {{Ids|(parte)}}

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