Pagina:I Vicerè.djvu/647: differenze tra le versioni

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{{Pt|sentar|rappresentar}} la parte che s’era assunta. Lì, fra quelle mura, egli s’era messo col partito dei ''sorci'' ai quali Fra’ Cola voleva tagliar la coda; qualcuno non gli avrebbe fatto una colpa di quel remotissimo passato?... Bah! Chi si rammentava delle monellate d’un ragazzo! Giovannino era morto, non poteva tornar dall’altro mondo a contraddirlo! E quand’anche?...
{{Pt|sentar|rappresentar}} la parte che s’era assunta. Lì, fra quelle mura, egli s’era messo col partito dei ''sorci'' ai quali Fra’ Cola voleva tagliar la coda; se qualcuno gli avrebbe fatto una colpa di quel remotissimo passato?... Bah! Chi si rammentava delle monellate d’un ragazzo! Giovannino era morto, non poteva tornar dall’altro mondo a contraddirlo! E quand’anche?...


Frattanto i preparativi si venivano compiendo; la domenica del comizio tutto fu pronto. L’aspetto della palestra era grandioso. Due mila seggiole erano disposte in bell’ordine nell’arena, e restava tuttavia spazio libero per gli spettatori in piedi. Il lato meridionale del portico, riservato alla presidenza ed alle associazioni, conteneva una gran tavola circondata di poltrone e fiancheggiata da tavolini per la stampa e gli stenografi. Gli altri tre lati erano per gl’invitati: autorità, signore, rappresentanze varie. Tutta la terrazza, come l’arena, restava agli spettatori minuti: per difender le teste dal sole erano state distese grandi tende di mussolina tricolore. Trofei di bandiere abbracciavano le colonne, ed in mezzo a ciascun trofeo spiccava un ritratto: a destra e a sinistra della balaustrata da cui avrebbe parlato il candidato, Umberto e {{AutoreCitato|Giuseppe Garibaldi|Garibaldi}}; poi {{AutoreCitato|Giuseppe Mazzini|Mazzini}} e {{AutoreCitato|Vittorio Emanuele II di Savoia|Vittorio Emanuele}}; poi Margherita e Cairoli; e così tutto in giro Amedeo, Bixio, {{AutoreCitato|Camillo Benso, conte di Cavour|Cavour}}, Crispi, Lamarmora, Rattazzi, Bertani, {{AutoreCitato|Enrico Cialdini|Cialdini}}, la famiglia sabauda e la garibaldina, la monarchia e la repubblica, la destra e la sinistra.
Frattanto i preparativi si venivano compiendo; la domenica del comizio tutto fu pronto. L’aspetto della palestra era grandioso. Due mila seggiole erano disposte in bell’ordine nell’arena, e restava tuttavia spazio libero per gli spettatori in piedi. Il lato meridionale del portico, riservato alla presidenza ed alle associazioni, conteneva una gran tavola circondata di poltrone e fiancheggiata da tavolini per la stampa e gli stenografi. Gli altri tre lati erano per gl’invitati: autorità, signore, rappresentanze varie. Tutta la terrazza, come l’arena, restava agli spettatori minuti: per difender le teste dal sole erano state distese grandi tende di mussolina tricolore. Trofei di bandiere abbracciavano le colonne, ed in mezzo a ciascun trofeo spiccava un ritratto: a destra e a sinistra della balaustrata da cui avrebbe parlato il candidato, Umberto e {{AutoreCitato|Giuseppe Garibaldi|Garibaldi}}; poi {{AutoreCitato|Giuseppe Mazzini|Mazzini}} e {{AutoreCitato|Vittorio Emanuele II di Savoia|Vittorio Emanuele}}; poi Margherita e Cairoli; e così tutto in giro Amedeo, {{AutoreCitato|Nino Bixio|Bixio}}, {{AutoreCitato|Camillo Benso, conte di Cavour|Cavour}}, {{AutoreCitato|Francesco Crispi|Crispi}}, Lamarmora, Rattazzi, Bertani, {{AutoreCitato|Enrico Cialdini|Cialdini}}, la famiglia sabauda e la garibaldina, la monarchia e la repubblica, la Destra e la Sinistra.


Fin dalle dieci, la folla cominciò a far ressa, ma le porte erano custodite da buon nerbo di membri del comitato, riconoscibili a una gran coccarda tricolore appuntata al petto. Giù, nel cortile esterno, si riunivano le società attorno alle bandiere e ai labari, per ricevere il candidato e accompagnarlo alla palestra. Tre bande arrivarono una dopo l’altra, coi sodalizii più numerosi, tirandosi dietro una folla di curiosi; e il brusìo saliva al cielo; torrenti di gente s’ingolfavano dallo spalancato portone della scala reale. Gli strumenti dei sonatori
Fin dalle dieci, la folla cominciò a far ressa, ma le porte erano custodite da buon nerbo di membri del comitato, riconoscibili a una gran coccarda tricolore appuntata al petto. Giù, nel cortile esterno, si riunivano le società attorno alle bandiere e ai labari, per ricevere il candidato e accompagnarlo alla palestra. Tre bande arrivarono una dopo l’altra, coi sodalizii più numerosi, tirandosi dietro una folla di curiosi; e il brusìo saliva al cielo; torrenti di gente s’ingolfavano dallo spalancato portone della scala reale. Gli strumenti dei sonatori