Pagina:Abrabanel, Juda ben Isaac – Dialoghi d'amore, 1929 – BEIC 1855777.djvu/425: differenze tra le versioni

 
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A Genova, riuscito finalmente a godere di un periodo di profonda quiete, Leone pose mano ai ''Dialoghi d’Amore'': e qui, come vedremo meglio fra poco, dovette stendere almeno le prime due parti dell’opera, che per la minore ampiezza del disegno si distinguono notevolmente dalla terza. Forse qui anche attese a ultimare l’altra sua opera, rimasta inedita e poi perduta, ''De coeli armonia''. Ma nel 1501, dopo sei anni di vita solitaria e raccolta, Leone era chiamato di nuovo nel periglioso mare delle corti. Federico d’Aragona, recuperato da tre anni e ormai rassodato il trono avito, cercava di ricostituirsi intorno anche il vecchio ambiente di devoti alla causa aragonese: e voleva a Napoli gli Abarbanel. Sicché scriveva da Napoli in Castelnuovo, al 10 di maggio 1501, al capitano e alla comunitá di Barletta<ref>Riprodotto in {{Sc|Pflaum}}, ''op. cit.'', p. 147, dal R. Arch. di Stato in Napoli, Cancelleria aragonese, Collaterale commune, voi. 18, f. 143 v.</ref>.
A Genova, riuscito finalmente a godere di un periodo di profonda quiete, Leone pose mano ai ''Dialoghi d’Amore'': e qui, come vedremo meglio fra poco, dovette stendere almeno le prime due parti dell’opera, che per la minore ampiezza del disegno si distinguono notevolmente dalla terza. Forse qui anche attese a ultimare l’altra sua opera, rimasta inedita e poi perduta, ''De coeli armonia''. Ma nel 1501, dopo sei anni di vita solitaria e raccolta, Leone era chiamato di nuovo nel periglioso mare delle corti. Federico d’Aragona, recuperato da tre anni e ormai rassodato il trono avito, cercava di ricostituirsi intorno anche il vecchio ambiente di devoti alla causa aragonese: e voleva a Napoli gli Abarbanel. Sicché scriveva da Napoli in Castelnuovo, al 10 di maggio 1501, al capitano e alla comunitá di Barletta<ref>Riprodotto in {{Sc|Pflaum}}, ''op. cit.'', p. 147, dal R. Arch. di Stato in Napoli, Cancelleria aragonese, Collaterale commune, voi. 18, f. 143 v.</ref>.


{{smaller block|Magnifici nobilis et egregii viri fideles nostri dilecti:
{{smaller block}}Magnifici nobilis et egregii viri fideles nostri dilecti:


havendo noi cari li dilecti nostri don Isach Abrauanel e maestro Leone phisico suo figliolo per le loro virtú et desiderando se transferiscano con la loro famiglia in questa nostra citá de Napoli ad nostri servitii, volemo che da ciascuno li sia havuto lo debito reguardo. Et perciò ve dicimo et ordinamo che in tutte loro occurrentie et expeditione de negotii li debeate prestare orane adiuto iusto et favore necessario et oportuno et}}
{{spazi|6}}havendo noi cari li dilecti nostri don Isach Abrauanel e maestro Leone phisico suo figliolo per le loro virtú et desiderando se transferiscano con la loro famiglia in questa nostra citá de Napoli ad nostri servitii, volemo che da ciascuno li sia havuto lo debito reguardo. Et perciò ve dicimo et ordinamo che in tutte loro occurrentie et expeditione de negotii li debeate prestare orane adiuto iusto et favore necessario et oportuno et<noinclude></div></noinclude>