Pagina:Bertacchi - Meteore Luminose, 1883.djvu/37: differenze tra le versioni
Corpo della pagina (da includere): | Corpo della pagina (da includere): | ||
Riga 1: | Riga 1: | ||
avvenire che si formi un cerchio intero; se allora la porzione superiore si dilegua, rimanendo soltanto l’inferiore si ha l’''arco rovesciato''. |
<section begin="s1" />avvenire che si formi un cerchio intero; se allora la porzione superiore si dilegua, rimanendo soltanto l’inferiore si ha l’''arco rovesciato''.<section end="s1" /><section begin="s2" /> |
||
Riga 7: | Riga 7: | ||
L’arcobaleno risulta dalle varie modificazioni che la luce assume dentro le goccie e dalla riflessione di essa sulla faccia interna delle medesime. E siccome la sua apparizione è subordinata all’altezza del sole e alla posizione dell’osservatore fra il sole e i vapori che precipitano, facilmente si è indotti a concludere che, per un punto di vista determinato e fisso, ''non tutti'' i raggi rifratti dalla superficie esterna convessa e riflessi dalla superficie concava interna dei suoi liquidi globicini, danno luogo per noi effettivamente al fenomeno in questione: bensì ''tutti possono'' offrire occasione al fenomeno stesso qualora si cangi opportunamente la posizione dell’occhio nello spazio circostante come ha dimostrato per primo Antonio De Dominis con diffusione e lucicidità tutta geometrica. |
L’arcobaleno risulta dalle varie modificazioni che la luce assume dentro le goccie e dalla riflessione di essa sulla faccia interna delle medesime. E siccome la sua apparizione è subordinata all’altezza del sole e alla posizione dell’osservatore fra il sole e i vapori che precipitano, facilmente si è indotti a concludere che, per un punto di vista determinato e fisso, ''non tutti'' i raggi rifratti dalla superficie esterna convessa e riflessi dalla superficie concava interna dei suoi liquidi globicini, danno luogo per noi effettivamente al fenomeno in questione: bensì ''tutti possono'' offrire occasione al fenomeno stesso qualora si cangi opportunamente la posizione dell’occhio nello spazio circostante come ha dimostrato per primo Antonio De Dominis con diffusione e lucicidità tutta geometrica. |
||
Le condizioni nelle quali si determina la visione dell’arcobaleno vale a dire l’opacità della nube scioglientesi in pioggia, la necessaria obliquità del sole e il fatto che dalla sua luce escono i colori, non isfuggirono allo sguardo di {{AutoreCitato|Tito Lucrezio Caro|Lucrezio}}; e fa meraviglia come in un tempo in cui esse erano prive di qualunque significazione teorica e non avevano alcuna importanza razionale riconosciuta, egli abbia saputo delinearle in pochi tratti nel suo poema<ref>De Rerum Natura — L. VI.</ref>. Meno esatto fu {{AutoreCitato|Dante Alighieri|Dante}}, allorché, descrivendo incidentalmente l’arcobaleno, innamorato della bellezza di una immagine ardita reputò l’iride ancella dell’aria.<ref>Paradiso - C. XII. v. 12.</ref>. |
Le condizioni nelle quali si determina la visione dell’arcobaleno vale a dire l’opacità della nube scioglientesi in pioggia, la necessaria obliquità del sole e il fatto che dalla sua luce escono i colori, non isfuggirono allo sguardo di {{AutoreCitato|Tito Lucrezio Caro|Lucrezio}}; e fa meraviglia come in un tempo in cui esse erano prive di qualunque significazione teorica e non avevano alcuna importanza razionale riconosciuta, egli abbia saputo delinearle in pochi tratti nel suo poema<ref>De Rerum Natura — L. VI.</ref>. Meno esatto fu {{AutoreCitato|Dante Alighieri|Dante}}, allorché, descrivendo incidentalmente l’arcobaleno, innamorato della bellezza di una immagine ardita reputò l’iride ancella dell’aria.<ref>Paradiso - C. XII. v. 12.</ref>.<section end="s2" /> |
||
Piè di pagina (non incluso) | Piè di pagina (non incluso) | ||
Riga 1: | Riga 1: | ||
<references/> |