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262 la sesta crociata.

accadrebbe che la Crociata non sarebbe punto gloriosa e di gesta grande.

Ora egli avvenne veramente che la dimane il Re e li tre suoi figliuoli si crociarono, e fu la Crociata di poco uscimento tutto così come il mio Cappellano m’avea recitato il giorno innanzi, per che io credo ch’egli allora avesse spirito profetale. Ciò fatto il Re di Francia e ’l Re di Navarra, mi pressarono forte di crociarmi, e d’imprender di nuovo con essi il santo pellegrinaggio della Croce, ma io loro risposi che in quel tanto ch’io era stato oltre mare al servizio di Dio, le genti ed officiali del Re di Francia avevano troppo gravati ed oppressi i miei sudditi, sicchè ne erano essi appoveriti talmente che giammai non sarebbe ch’essi e me non ce ne risentissimo dolorosamente. Pertanto vedeva aperto che s’io mi mettessi da capo al pellegrinaggio della Croce ciò sarebbe la totale distruzione dei suddetti miei poveri sudditi: il che per diritto non doveva soffrire. Poscia udii dire a molti che quegli che gli consigliarono la intrapresa della Croce fecero un molto gran male e peccarono mortalmente. Perchè, mentre ch’egli fu nel Reame di Francia, tutto il Reame stesso viveva in pace, e vi regnava giustizia; e incontanente ch’egli ne fu fuora, tutto cominciò a declinare ed a volgere in peggio. Per altra via fecero essi un gran male, perchè il buon Signore era così fievole e debilitato di sua persona ch’egli non poteva soffrire nè portare alcun arnese sopra il suo corpo, nè durare all’essere lungamente a cavallo: e mi convenne una fiata portarlo tra le