Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie, Vol. I, 1946 – BEIC 1727075.djvu/60: differenze tra le versioni
Modifica pagina via js |
|||
Stato della pagina | Stato della pagina | ||
- | + | Pagine SAL 75% | |
Intestazione (non inclusa): | Intestazione (non inclusa): | ||
Riga 1: | Riga 1: | ||
{{RigaIntestazione|54|RISPOSTA DELL’AUTORE|}} |
|||
Corpo della pagina (da includere): | Corpo della pagina (da includere): | ||
Riga 1: | Riga 1: | ||
Né mi si potrà mai con evidenza di sane ragioni dimostrare, che essendo ben detto ''temi, temete'', e ''non temete'' possa essere mal detto, e nuocere alla retta intelligenza, ''non temi''; pure non essendo stato detto dai buoni scrittori, mi conformerò all’uso, togliendo tutti questi imperativi illegittimi. Quanto al vezzo dei ''se'', e ''me'', e ''te'' riempitivi, l’ho diradato moltissimo, ed ella ha bene osservato. |
|||
Né mi si potrà mai con evidenza di sane ragioni dimostrare, che |
|||
essendo ben detto temi, temete , e non temete possa essere mal detto, |
|||
E se io non m’inganno, eccomi al fine delle di lei dotte, e cortesi, ed amichevoli osservazioni; ed eccomi ad un tempo al fine delle mie lunghe, e forse non ben fondate risposte; a cui però troppe altre cose aggiunger potrei sulle proprietá dello stile tragico; ma per chi intende com’ella, bastano, mi pare, le dette: quante altre ne potrei dire, sarebbero per chi non intende pur sempre poche ed inutili. |
|||
e nuocere alla retta intelligenza, non temi', pure non essendo stato |
|||
detto dai buoni scrittori, mi conformerò alFuso, togliendo tutti |
|||
Si accerti, amico mio stimatissimo, che io sarò in eterno riconoscente a lei di una tal lettera, in cui con pochissimo amaro cotanto ella mi mesce di dolce; e dalla franca non meno che erudita maniera, con che ella mi scrive, posso arguire che il dolce non è adulazione, né sbaglio; come altresí dalla sottigliezza e acume, con cui ella mi porge l’amaro, ne induco che l’amore soltanto dell’arte, non fiele, né eco di volgo, le dettava tai sensi. |
|||
questi imperativi illegittimi. Quanto al vezzo dei se, e me, e te |
|||
riempitivi, l’ho diradato moltissimo, ed ella ha bene osservato. |
|||
Onde, col ringraziarla cordialissimamente dell’uno e dell’altro, e piú ancora del biasimo che della lode, credo io darle ben autentica prova della mia stima, e non perdere il dritto a conservarmi la sua. |
|||
E se io non m’inganno, eccomi al fine delle di lei dotte, e |
|||
cortesi, ed amichevoli osservazioni; ed eccomi ad un tempo al fine |
|||
⚫ | |||
delle mie lunghe, e forse non ben fondate risposte; a cui però |
|||
troppe altre cose aggiunger potrei sulle proprietà dello stile tra¬ |
|||
⚫ | |||
gico; ma per chi intende com’ella, bastano, mi pare, le dette: quante |
|||
altre ne potrei dire, sarebbero per chi non intende pur sempre |
|||
poche ed inutili. |
|||
Si accerti, amico mio stimatissimo, che io sarò in eterno rico¬ |
|||
noscente a lei di una tal lettera, in cui con pochissimo amaro co¬ |
|||
tanto ella mi mesce di dolce; e dalla franca non meno che erudita |
|||
maniera, con che ella mi scrive, posso arguire che il dolce non è |
|||
adulazione, né sbaglio; come altresi dalla sottigliezza e acume, con |
|||
cui ella mi porge l’amaro, ne induco che l’amore soltanto dell’arte, |
|||
non fiele, né eco di volgo, le dettava tai sensi. |
|||
Onde, col ringraziarla cordialissimamente dell’uno e dell’altro, |
|||
e più ancora del biasimo che della lode, credo io darle ben auten¬ |
|||
tica prova della mia stima, e non perdere il dritto a conservarmi |
|||
la sua. |
|||
⚫ | |||
⚫ |