Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie, Vol. I, 1946 – BEIC 1727075.djvu/23: differenze tra le versioni
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A prima vista si scopre che, in questi diversi quadri, tutto |
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A prima vista si scopre che, in questi diversi quadri, tutto quel movimento che quella celebre favola prestar può all’immaginazione, compendiato si trova. Il pittore, che è poeta muto, non potendo far parlare i personaggi che introduce, è necessitato a farli agire. Quí niente ci astrae, né ci divaga. Tutto serve a rappresentarci le passioni di quegli eroi in quel solenne turbamento. A me sembra, che se una tal continuazione di quadri (che formano una dipinta tragedia) ben disegnata fosse, e arditamente e fieramente colorita da un primario pittore, desterebbe negli animi degli spettatori il terrore e la compassione, con maggior sentimento e maggiore energia e celeritá, che una tragedia sullo stesso soggetto composta, o letta, o in teatro rappresentata. |
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quel movimento che quella celebre favola prestar può all’immagi¬ |
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nazione, compendiato si trova. Il pittore, che è poeta muto, non |
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Se dietro questa mia idea anderá ella, signor Conte stimatissimo, esaminando le meglio disegnate tragedie che si conoscano, rileverá, credo, che vi si adattano maravigliosamente, e che tanto piú vi si adattano quanto piú sono meglio disegnate e sceneggiate. Anzi l’imperfezione di molte, penso che derivi dal non essere state maneggiate su questo meccanismo. Le tragedie son tanto piú interessanti e piú perfette, quanto son meno declamatorie, piú in movimento, e piú pittoresche: e però somministrano alla fantasía piú ricche e piú interessanti situazioni per la pittura; come piú d’ogni altro epico poema ce le presenta la divina {{TestoCitato|Gerusalemme liberata|Gerusalemme}} del {{AutoreCitato|Torquato Tasso|Tasso}}, omai espressa in migliaja di quadri, di sbozzi, e disegni. |
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potendo far parlare i personaggi che introduce, è necessitato a |
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farli agire. Qui niente ci astrae, né ci divaga. Tutto serve a rap¬ |
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Or quando tutto ciò sia vero, come, secondo me, egli è incontrastabile, ecco che avremo la vera chiave, e per giudicare del merito d’ogni poema, e singolarmente della tragedia, e per formarne il piano piú perfetto, e la piú interessante sceneggiatura. |
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presentarci le passioni di quegli eroi in quel solenne turbamento. |
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A me sembra, che se una tal continuazione di quadri (che for¬ |
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I pantomimi (intendo parlare di quelli degli antichi) co’ gesti, co’ movimenti, colle attitudini, animavano le figure o i personaggi che imitavano; li caratterizzavano, e gradatamente di scena in scena li conducevano a collocarsi in que’ quadri o gruppi, co’ quali immaginavano piú far colpo sugli animi degli spettatori. Cosí intessevano qualunque azione o tragica o comica, dal suo principio fino al meditato scioglimento, senza pur dire una parola. Pilade e Batillo cosí, a mio credere, disegnavano le loro rappresentazioni. L’effetto di queste pantomine, che ''saltazioni'' chiamavano gli antichi, era maraviglioso; come ci lasciò scritto {{AutoreCitato|Luciano di Samosata|Luciano}}, come ce lo dice {{AutoreCitato|Apuleio}}, concordi con tutti gli scrittori di que’ secoli, che di questi spettacoli ci diedero qualche notizia. |
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mano una dipinta tragedia) ben disegnata fosse, e arditamente e |
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fieramente colorita da un primario pittore, desterebbe negli animi |
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degli spettatori il terrore e la compassione, con maggior senti¬ |
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mento e maggiore energia e celerità, che una tragedia sullo stesso |
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soggetto composta, o letta, o in teatro rappresentata. |
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Se dietro questa mia idea anderà ella, signor Conte stimatis¬ |
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simo, esaminando le meglio disegnate tragedie che si conoscano, |
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rileverà, credo, che vi si adattano maravigliosamente, e che tanto |
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più vi si adattano quanto più sono meglio disegnate e sceneggiate. |
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Anzi l’imperfezione di molte, penso che derivi dal non essere state |
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maneggiate su questo meccanismo. Le tragedie son tanto più |
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interessanti e più perfette, quanto son meno declamatorie, più in |
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movimento, e più pittoresche: e però somministrano alla fantasia |
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più ricche e più interessanti situazioni per la pittura; come più |
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d’ogni altro epico poema ce le presenta la divina Gerusalemme |
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del Tasso, ornai espressa in migliaja di quadri, di sbozzi, e di¬ |
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segni. |
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Or quando tutto ciò sia vero, come, secondo me, egli è in¬ |
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contrastabile, ecco che avremo la vera chiave, e per giudicare del |
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merito d’ogni poema, e singolarmente della tragedia, e per for¬ |
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marne il piano più perfetto, e la più interessante sceneggiatura. |
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I pantomimi (intendo parlare di quelli degli antichi) co’ gesti, |
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co’ movimenti, colle attitudini, animavano le figure o i personaggi |
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che imitavano; li caratterizzavano, e gradatamente di scena in scena |
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li conducevano a collocarsi in que’ quadri o gruppi, co’ quali im¬ |
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maginavano più far colpo sugli animi degli spettatori. Cosi intes¬ |
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sevano qualunque azione o tragica o comica, dal suo principio fino |
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al meditato scioglimento, senza pur dire una parola. Pilade e Ba¬ |
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dilo cosi, a mio credere, disegnavano le loro rappresentazioni. |
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L’effetto di queste pantomine, che saltazioni chiamavano gli an¬ |
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tichi, era maraviglioso; come ci lasciò scritto Luciano, come ce lo |
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dice Apuleio, concordi con tutti gli scrittori di que’ secoli, che di |
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questi spettacoli ci diedero qualche notizia. |
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V. Alfieri, Tragedie -1. a |
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