Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie, Vol. I, 1946 – BEIC 1727075.djvu/23: differenze tra le versioni

Modifica pagina via js
 
Cinnamologus (discussione | contributi)
Stato della paginaStato della pagina
-
Pagine SAL 25%
+
Pagine SAL 75%
Intestazione (non inclusa):Intestazione (non inclusa):
Riga 1: Riga 1:
{{RigaIntestazione||LETTERA DI RANIERI CALZABIGI|17}}
Corpo della pagina (da includere):Corpo della pagina (da includere):
Riga 1: Riga 1:



A prima vista si scopre che, in questi diversi quadri, tutto
A prima vista si scopre che, in questi diversi quadri, tutto quel movimento che quella celebre favola prestar può all’immaginazione, compendiato si trova. Il pittore, che è poeta muto, non potendo far parlare i personaggi che introduce, è necessitato a farli agire. Quí niente ci astrae, né ci divaga. Tutto serve a rappresentarci le passioni di quegli eroi in quel solenne turbamento. A me sembra, che se una tal continuazione di quadri (che formano una dipinta tragedia) ben disegnata fosse, e arditamente e fieramente colorita da un primario pittore, desterebbe negli animi degli spettatori il terrore e la compassione, con maggior sentimento e maggiore energia e celeritá, che una tragedia sullo stesso soggetto composta, o letta, o in teatro rappresentata.
quel movimento che quella celebre favola prestar può all’immagi¬

nazione, compendiato si trova. Il pittore, che è poeta muto, non
Se dietro questa mia idea anderá ella, signor Conte stimatissimo, esaminando le meglio disegnate tragedie che si conoscano, rileverá, credo, che vi si adattano maravigliosamente, e che tanto piú vi si adattano quanto piú sono meglio disegnate e sceneggiate. Anzi l’imperfezione di molte, penso che derivi dal non essere state maneggiate su questo meccanismo. Le tragedie son tanto piú interessanti e piú perfette, quanto son meno declamatorie, piú in movimento, e piú pittoresche: e però somministrano alla fantasía piú ricche e piú interessanti situazioni per la pittura; come piú d’ogni altro epico poema ce le presenta la divina {{TestoCitato|Gerusalemme liberata|Gerusalemme}} del {{AutoreCitato|Torquato Tasso|Tasso}}, omai espressa in migliaja di quadri, di sbozzi, e disegni.
potendo far parlare i personaggi che introduce, è necessitato a

farli agire. Qui niente ci astrae, né ci divaga. Tutto serve a rap¬
Or quando tutto ciò sia vero, come, secondo me, egli è incontrastabile, ecco che avremo la vera chiave, e per giudicare del merito d’ogni poema, e singolarmente della tragedia, e per formarne il piano piú perfetto, e la piú interessante sceneggiatura.
presentarci le passioni di quegli eroi in quel solenne turbamento.

A me sembra, che se una tal continuazione di quadri (che for¬
I pantomimi (intendo parlare di quelli degli antichi) co’ gesti, co’ movimenti, colle attitudini, animavano le figure o i personaggi che imitavano; li caratterizzavano, e gradatamente di scena in scena li conducevano a collocarsi in que’ quadri o gruppi, co’ quali immaginavano piú far colpo sugli animi degli spettatori. Cosí intessevano qualunque azione o tragica o comica, dal suo principio fino al meditato scioglimento, senza pur dire una parola. Pilade e Batillo cosí, a mio credere, disegnavano le loro rappresentazioni. L’effetto di queste pantomine, che ''saltazioni'' chiamavano gli antichi, era maraviglioso; come ci lasciò scritto {{AutoreCitato|Luciano di Samosata|Luciano}}, come ce lo dice {{AutoreCitato|Apuleio}}, concordi con tutti gli scrittori di que’ secoli, che di questi spettacoli ci diedero qualche notizia.
mano una dipinta tragedia) ben disegnata fosse, e arditamente e
fieramente colorita da un primario pittore, desterebbe negli animi
degli spettatori il terrore e la compassione, con maggior senti¬
mento e maggiore energia e celerità, che una tragedia sullo stesso
soggetto composta, o letta, o in teatro rappresentata.
Se dietro questa mia idea anderà ella, signor Conte stimatis¬
simo, esaminando le meglio disegnate tragedie che si conoscano,
rileverà, credo, che vi si adattano maravigliosamente, e che tanto
più vi si adattano quanto più sono meglio disegnate e sceneggiate.
Anzi l’imperfezione di molte, penso che derivi dal non essere state
maneggiate su questo meccanismo. Le tragedie son tanto più
interessanti e più perfette, quanto son meno declamatorie, più in
movimento, e più pittoresche: e però somministrano alla fantasia
più ricche e più interessanti situazioni per la pittura; come più
d’ogni altro epico poema ce le presenta la divina Gerusalemme
del Tasso, ornai espressa in migliaja di quadri, di sbozzi, e di¬
segni.
Or quando tutto ciò sia vero, come, secondo me, egli è in¬
contrastabile, ecco che avremo la vera chiave, e per giudicare del
merito d’ogni poema, e singolarmente della tragedia, e per for¬
marne il piano più perfetto, e la più interessante sceneggiatura.
I pantomimi (intendo parlare di quelli degli antichi) co’ gesti,
co’ movimenti, colle attitudini, animavano le figure o i personaggi
che imitavano; li caratterizzavano, e gradatamente di scena in scena
li conducevano a collocarsi in que’ quadri o gruppi, co’ quali im¬
maginavano più far colpo sugli animi degli spettatori. Cosi intes¬
sevano qualunque azione o tragica o comica, dal suo principio fino
al meditato scioglimento, senza pur dire una parola. Pilade e Ba¬
dilo cosi, a mio credere, disegnavano le loro rappresentazioni.
L’effetto di queste pantomine, che saltazioni chiamavano gli an¬
tichi, era maraviglioso; come ci lasciò scritto Luciano, come ce lo
dice Apuleio, concordi con tutti gli scrittori di que’ secoli, che di
questi spettacoli ci diedero qualche notizia.
V. Alfieri, Tragedie -1. a
Piè di pagina (non incluso)Piè di pagina (non incluso)
Riga 1: Riga 1:
{{PieDiPagina|{{Sc|V. Alfieri}}, ''Tragedie'' - 1.||2}}

</div>
</div>