Teatro Historico di Velletri/Fedeltà de' Velletrani: differenze tra le versioni

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Nel <small>M.CD.LXXXII.</small> si fecero conoscere li nostri Velletrani altretanto valorosi, quanto fedeli, perche Ferrando Rè di Napoli, havendo voltato le sue Armi à favore d'Hercole Duca di Ferrara, che guerreggiava contro Venetiani, spinse il Duca di Calabria Alfonso suo figliolo, ma essendogli impedito il passo da Papa Sisto Quarto, che stava in Lega con Venetiani, Alfonso voltò le Armi contro lo Stato Ecclesiastico, e fece mostra di mover l'Essercito, chera composto più di Turchi, che di Christiani, & ascendeva al numero di Tremila Fanti, e Seimila Cavalli, per assediar Roma, ma venendo Gerolamo Conte d'Imola, e di Forlì Generale di Santa Chiesa assieme con Roberto Malatesta Signore di Rimini, Capitano de' Venetiani, li fece con li nostri Capitani, e Soldati, non solamente resistenza, ma lo ruppe, & uccise gran numero de' nemici, e parte ne fece priggioni. La Battaglia si fece vicino à Velletri nel luogo detto Campo morto<ref>L'attuale Campoverde</ref>, appresso Ponte decimo, onde de' priggioni (oltre alli morti) furono condotti in Velletri Trenta tre frà Capitani, & altre persone di comando, e Trecento sessanta sei Soldati, quasi tutti furono racchiusi nella Chiesa di S. Clemente, e poi mandati in Roma. Quanto il suddetto Duca Alfonso stimasse il valore de' Velletrani, si puol'argomentare da quell'Impresa, che, come registra il {{AutoreCitato|Paolo Giovio|Giovio}}, alzò nella sua Bandiera, quale era di tre Diademe de Santi di color d'Oro, col Motto, che diceva, <small>VALIERS</small>. Con la quale voleva dar ad intendere a' suoi Soldati, che combattendo con Velletrani, Gente Volsca, assuefatta alle fatighe della Guerra, e fedeli à Chiesa Santa, non vi bastava valor ordinario; e sperimentò con il suo peggio la verità del suo giudicio. Ne vi è dubbio, che tutto ciò non s'intendesse per Velletri, perche l'intento del Duca era di far preda di questa Città; così spiegò Innocentio Ottavo Sommo Pontefice nel Breve citato di sopra con queste parole, ''Quando Dux Calabriæ Regiones vestras, et Civitatem opprimere volebat, etc''. Questa Guerra è registrata da molti, ma particolarmente dal Zappullo, dal Sansovino, e da altri gravi Autori, che non mi curo di registrare, quali se bene sono differenti in qualche cosa, sono concordanti nel luogo, e nella vittoria de' nostri. Voglio registrare la Lettera, che scrisse il Malatesta à Velletrani, chiedendoli aiuto per ordine del Papa.<br>
''Magnifici miei Carissimi. Per ordine di S.S. commandatomi dal Sig. Gerolamo Riario Generale di Santa Chiesa<ref>Girolamo Riario (1443 - 1488), fu Signore di Imola e di Forlì, e nipote di Papa Sisto IV dal quale venne nominato "Capitano Generale della Chiesa".</ref> facciamo intendere, ch'ella ricevuta di queste mettiate all'ordine cinquecento de' vostri Soldati, questa notte ce li mandiate, frà li quali desideriamo, che siano almeno duecento cinquanta Balestrieri, che saranno da Noi ben trattati per l'affettione portiamo à questa Città, e sodisfarete al bisogno presente, si che non mancate. Data in Torrecchia 1482''. <br>
Conobbe Adriano Baglione<ref>Adriano Baglioni (1527 - 1574), discendente della casata Baglioni, Signori di Perugia, dalla quale fu costretto a fuggire con suo fratello, Astrorre, dopo l'omicidio del padre da parte di Orazio Baglioni che divenne signore della città. Divenne anch'egli un abile condottiero e prestò servizio per Enrico II, re di Francia. Dietro la promessa di riavere la signoria di Perugia da parte di papa Paolo IV, se avesse combattuto contro le truppe spagnole di Carlo V che, alla guida di Fernando Alvarez da Toledo, duca d'Alba, avevano invaso la campagna romana, combattè a Velletri contro il condottiero filo-imperiale Ascanio della Cornia, dopo che quest'ultimo, accusato di tradimento mentre era al servizio del Papa, era passato al servizio del nemico.</ref> la fedeltà de' Velletrani, perchè al tempo di Paolo Quarto Sommo Pontefice, guerreggiando contro lo Stato Ecclesiastico il Duca d'Alva per haver seco uniti non solo Italiani, e Spagnoli, ma ancora li Soldati dell'Imperatore; il Duca di Paliano Nipote del Papa mandò alla fortificatione di Velletri Ascanio della Corgnia, huomo di gran stima, con titolo di suo Luogotenente, ma mentre faceva attendere alla fortificatione della Città, fù stimato sospetto al Sommo Pontefice, per alcune lettere ritrovate, ò pure per esser stato nominato nella Cifra dell'Adversario, tra Confidenti del Rè di Spagna, e dell'Imperatore. E perciò il Papa di notte mandò a Velletri Papirio Capizucchi Sergente Maggiore in Roma<ref>Papirio Capizucchi (c. 1510 - 1566) </ref>, con quattrocento Pedoni à farlo prendere, et Egli accorto, se ne fuggì in Nettuno, dove diede falsa voce, che li Soldati, e Gente di Velletri s'erano ammutinati contro di lui, et alzati li Stendardi Imperiali; al che prestandosi credenza, per l'autorità, ch'aveva, fù raccolto, e contro Nostri, che lo seguitavano, difeso. E poi con altretanta astutia se ne fuggì à Napoli. Il Papa mandò à Velletri il Conte di Somma, e pocco doppo Adrian Baglione per Capo delli Soldati
 
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