Pagina:Chi l'ha detto.djvu/187: differenze tra le versioni

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<section begin="s1" />{{Pt|mente|naturalmente}} non hanno mai saputo che cosa rispondere. Sembra che il nome di Apella non fosse infrequente fra i liberti ebrei del Trastevere; vedasi, ''inter alia'', {{AutoreCitato|Marco Tullio Cicerone|Cic}}. ''ad Fam''., VII, 25: «Ne Apellæ quidera liberto tuo dixeris» e gli ''Atti degli Apostoli'', VI, 9; e d’altra parte gli Ebrei erano ritenuti dai Romani come gente superstiziosa a cagione della loro religione. È quindi naturale che Orazio per indicare un individuo credulo, scegliesse un nome comune fra i Giudei. La vecchia etimologia della voce ''Apella,'' da ''a'' particella privativa e ''pellis'', a indicare un circonciso, filologicamente non regge.
<section begin="s1" />{{Pt|mente|naturalmente}} non hanno mai saputo che cosa rispondere. Sembra che il nome di Apella non fosse infrequente fra i liberti ebrei del Trastevere; vedasi, ''inter alia'', {{AutoreCitato|Marco Tullio Cicerone|Cic}}. ''ad Fam''., VII, 25: «Ne Apellæ quidera liberto tuo dixeris» e gli ''Atti degli Apostoli'', VI, 9; e d’altra parte gli Ebrei erano ritenuti dai Romani come gente superstiziosa a cagione della loro religione. È quindi naturale che {{AutoreCitato|Quinto Orazio Flacco|Orazio}} per indicare un individuo credulo, scegliesse un nome comune fra i Giudei. La vecchia etimologia della voce ''Apella,'' da ''a'' particella privativa e ''pellis'', a indicare un circonciso, filologicamente non regge.</p>


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{{Cld|512|{{spazi|35}}..... Nel mondo<br/>
{{Cld|512|{{spazi|35}}..... Nel mondo<br/>
Sua ventura ha ciascun dal dì che nasce.|{{Sc|{{AutoreCitato|Francesco Petrarca|Petrarca}}}}, ''Sonetto in morte di M. Laura'', num. XXXV secondo il Marsand, comincia: ''Amor che meco al buon tempo ti starci;'' ed. Mestica, son. CCLXIII.}}
Sua ventura ha ciascun dal dì che nasce.|{{Sc|{{AutoreCitato|Francesco Petrarca|Petrarca}}}}, ''Sonetto in morte di M. Laura'', num. XXXV secondo il Marsand, comincia: ''{{TestoCitato|Canzoniere (Rerum vulgarium fragmenta)|Amor che meco al buon tempo ti stavi|Canzoniere (Rerum vulgarium fragmenta)/Amor, che meco al buon tempo ti stavi}};'' ed. Mestica, son. CCLXII.}}
{{Indent|0|perciò inutile è di lottare contro il destino:}}
{{Indent|0|perciò inutile è di lottare contro il destino:}}
{{Cld|513|Ducunt volentem fata, nolentem trahunt.|{{Sc|{{AutoreCitato|Lucio Anneo Seneca|L. Ann. Seneca}}}}, ''Epistola'', ep. 107, 9|traduzione=Guidano i fati chi li segue di buona voglia, trascinano gli altri.}}
{{Cld|513|Ducunt volentem fata, nolentem trahunt.|{{Sc|{{AutoreCitato|Lucio Anneo Seneca|L. Ann. Seneca}}}}, ''Epistolæ'', ep. 107, 9|traduzione=Guidano i fati chi li segue di buona voglia, trascinano gli altri.}}
{{Indent|0|(che talora si cita compendiosamente: ''Fata trahunt'') e pur troppo sempre:}}
{{Indent|0|(che talora si cita compendiosamente: ''Fata trahunt'') e pur troppo sempre:}}
{{Cld|514|{{spazi|15}}Fata viam invenient.|{{Sc|{{AutoreCitato|Publio Virgilio Marone|Virgilio}}}}, ''{{TestoCitato|Eneide|Eneide}}'', lib. III, v. 395|traduzione=I fati troveranno la via (''perchè si compia quel che deve accadere).}}
{{Cld|514|{{spazi|15}}Fata viam invenient.|{{Sc|{{AutoreCitato|Publio Virgilio Marone|Virgilio}}}}, {{TestoCitato|Eneide|''Eneide'', lib. III, v. 395|Eneide (Caro)/Libro terzo}}|traduzione=I fati troveranno la via (''perchè si compia quel che deve accadere).}}
{{Sc|Seneca}}, aveva convinto Nerone della inutilità di opporsi al fato, con queste parole, riportate da {{Sc|Dione Cassio}} nelle ''Istorie,'' (lib. LXI, cap. 18): ''Licet, quamplurimos occidas, tamen''<section end="s2" />
{{Sc|Seneca}}, aveva convinto Nerone della inutilità di opporsi al fato, con queste parole, riportate da {{Sc|{{AutoreCitato|Cassio Dione Cocceiano|Dione Cassio}}}} nelle ''Istorie,'' (lib. LXI, cap. 18): ''Licet, quamplurimos occidas, tamen''<section end="s2" />
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