Discorso sopra la calamita/Discorso sopra la calamita: differenze tra le versioni

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DEL P.D. BENEDETTO CASTELLI
 
PUBBLICATO SECONDO LA LEZIONE DEL CODICE DELLA BIBLIOTECA NAZIONALE DI FIRENZE, SEZIONE PALATINA: "DISCEPOLI DI GALILEO || TOMO I || CASTELLI BENEDETTO || NOTIZIE E SCRITTI" (carte 191-206)<ref>Il principio del ''recto'' e del ''verso'' di ciascuna di tali carte è indicato in margine nelle pagine 549 - 564.</ref>.}}
 
 
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Che le parti principali, che compongono la gran Macchina dell'Universo, Ill.<sup>mo</sup> e Rev.<sup>mo</sup> Sig.<sup>re</sup>, siano disposte ed ordinate fra di loro con un ordine maraviglioso ed inscrutabile dallo intelletto umano, m'è sempre parsa proposizione tanto vera che non abbia principio nessuno di dubitazione, ed in necessaria conseguenza mi pare che segua, che ancora qualsivoglia particolar Globo, e di questi che si rendono visibili alli occhi nostri, ed anco di quelli, che, o per la gran lontananza da noi, o per la piccola mole loro sfuggono la vista nostra, debba esser composto di parti ordinatissime fra di loro nell'ottimo, ed eccellente grado, non potendo mai essere un tutto ben disposto ed ordinato, se le due parti non stiino ancora costituite in una ordinatissima costituzione. E tanto mi pare che ricerchi la Grandezza, la Maestà e infinita Sapienza e Potenza del Sovrano Artefice e Creatore. Talchè ben possiamo con stupore esclamare: "Magnus Dominus Noster, et magna virtus eius et sapientiæ eius non est numerus". È vero, come abbiamo detto, che la cognizione nostra non può mai arrivare a comprendere questa grande, et immensa macchina. Con tutto ciò possiamo manifestamente apprendere e supporre per vere alcune cose più evidenti, con le quali poi a poco a poco trapassiamo ad acquistare altre più recondite, ed oscure conclusioni. La qual gradazione [car. 191 ''verso''.] si osserva in tutte quelle scienze, che sono state scoperte da sublimi e lucidi intelletti umani.
 
Uno de' nobili campi di filosofare in questa materia fu proposto da V. S. Ill.<sup>ma</sup> a' giorni passati nella solita conversazione, portando il discorso intorno alle stupende proprietà della Calamita. Io allora rappresentai solamente che Guglielmo Gilberti, illustre Filosofo Inglese, con accuratissime diligenze e con molte osservazioni ed esperienze esquisite aveva aperta una gran strada a questa veramente mirabile Filosofia<ref>Parmi opportuno di qui avvertire che la Biblioteca Nazionale di Firenze possiede un esemplare dell'opera originale del Gilbert (GVILIELMI GIL||BERTI COLCESTREN-||SIS MEDICI LONDI-||NENSIS,|| DE MAGNETE, MAGNETI-||CISQVE CORPORIBVS, ET DE MAG-||no magnete tellure, Physiologia noua,|| ''plurimis & argumentis, & expe-''||rimentis demonstrata. || LONDINI || EXCVDEBAT PETRVS SHORT ANNO|| MDC) contrassegnato "V. K. 1. 165", il quale appartenne già a Galileo, e porta sul frontispizio la indicazione: "Di Galileo Galilei" scritta di pugno del sommo filosofo. A. F.</ref>: e feci menzione di alcuna di quelle osservazioni come più principali. E perchè Ella mi comandò ch'io dovessi in un particolar trattato spiegare quel ch'io aveva sopra di ciò considerato, feci mia scusa allegando la gran difficoltà della materia, la quale supera di gran lunga la mia debolezza, aggiungendo il poco tempo che avevo impiegato in questa contemplazione; e di più soggiunsi che, dopo il Gilberti, il sig. Galileo Galilei era penetrato tanto avanti, che reputavo a me assolutamente impossibile arrivare a tanta esatta notizia di così alte conclusioni, non che trapassarle. Con tutto ciò, non ammettendo Ella la mia scusa, mi comandò con quella autorità assoluta che tiene sopra di me, ch'io procurassi di distendere in carta il mio pensiero. E pertanto, desiderando io obbedire in ogni a me possibile maniera, inerendo, e seguitando le vestigie di quei due Grand'Uomini, mi sforzerò obbedire in qualche parte, ancorchè non sia per riuscirmi l'impresa; e mi contenterò d'aver sodisfatto a' suoi cenni con dire se non tutto e bene, almeno qualche cosa ed imperfettamente.
 
[car. 192 ''recto''.]
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Conforme a quanto dissi in un altro mio discorso, osservo che la debolezza del nostro Intelletto intorno alle cose naturali, ed anco Geometriche, è tale che venendo noi interrogati di qualsivoglia Problema, se vogliamo rispondere per verità, ed aggiustatamente, non possiamo rispondere meglio che con un sincero e schietto NON LO SO; aggiugnendo: ma quando fusse vera la tale, ovvero la tale proposizione, in tal caso la cosa camminerebbe nel tale ovvero nel tal modo; ed insomma la nostra risposta non può essere assoluta, ma sibbene come si suole dire, ''ex suppositione''. Con un esempio geometrico dichiaro meglio il mio pensiero. Se io fossi interrogato da un perito Geometra del modo ch'egli avesse tenuto per quadrare una parabola, io risponderei bene rispondendo NON LO SO, ma se tu avessi osservato uno delli due modi che insegnò {{AutoreCitato|Archimede}}, tu avresti sodisfatto e risoluto il Problema; ovvero se tu avessi tenuta la strada che mostra il signor Galileo, parimenti avresti sodisfatto al quesito; ovvero se ti fussi valso della sottile invenzione del Padre fra {{AutoreCitato|Bonaventura Cavalieri}} avresti ancora quadrata la Parabola, e tutto questo potrei stabilire con le dimostrazioni di questi Grandi Uomini. E perchè i modi di risolvere questi ed altri Problemi possono essere moltissimi, [car. 192 ''verso''.] e forse infiniti, io resterei perplesso, nè potrei mai risolvermi determinatamente in elegger quello del quale quel Geometra si fusse prevalso.
 
In simil maniera dovendo noi trattare delle proprietà della Calamita, stimo necessario supporre prima qualche verità, dalla quale poi con il discorso si venga a concludere il nostro intento; e sopratutto, per sfuggire l'equivocazione, prima fermeremo alcune dichiarazioni di quei termini de' quali noi ci dobbiamo servire nel nostro Discorso, sia dunque la prima Diffinizione.
 
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{{centrato|Diffinizione seconda.}}
 
Corpo bene ordinato ed in sè stesso, ed in rispetto all'uni''verso''universo chiameremo quello che avrà sempre le sue parti determinate a corrispondere a determinate parti di se stesso, ed anco a determinate parti dell'Uni''verso''Universo. E veramente non pare che un corpo possa mai esser ben ordinato nell'Uni''verso'', nè in se medesimo, ogni volta che confusamente qualsivoglia parte sua stia in qualunque modo collocata, dovendo l'ottimo ed altissimo grado di ordine essere un solo.
 
{{centrato|Supposizione. [car 193 ''recto''.]}}
 
Conforme a quanto si è accennato di sopra, mi pare che molto ragionevolmente si possa supporre, che questo Gran Globo Terrestre abitato da noi sia una parte principale dell'Uni''verso''Universo; e che sia in conseguenza perfettamente disposto ed ordinato non solo in sè medesimo; ma ancora in rispetto all'Uni''verso''Universo, del quale esso Globo è parte principale.
 
{{centrato|Proposizione prima.}}
 
Il Globo Terrestre ha in sè stesso due parti di tal virtù che lo mantengono sempre in una determinata disposizione in rispetto all'Uni''verso''Universo.
 
Imperocchè, essendo parte principale dell'Uni''verso''Universo deve avere in se medesimo un principio di mantenersi in tale costituzione; e tali parti dovendo con qualche movimento del tutto conservarsi indirizzate ''verso'' le medesime parti dell'Uni''verso''Universo, è necessario che siano opposte l'una all'altra nel detto Globo. Una di esse sarà chiamata da noi Settentrionale, e l'altra, a questa contrapposta, sarà detta Meridionale. |
 
{{centrato|Diffinizione terza. [car. 193 ''verso''.]
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{{centrato|[fig. I.]}}
 
Siano due pezzi di calamita ''A'' e ''B'' e facciasi, se è possibile, l'unione delle lor parti settentrionali ''S'' ed ''S'', è manifesto che il composto di ambedue sarà un corpo che avrà da tutt'a due le bande opposte la parte meridionale ''M'' ed ''M'' [car. 194 ''verso''.] e parimente se l'unione si facesse attaccando insieme le parti meridionali ''M'' ed ''M'', rimarrebbero nelle bande opposte ''S'' ed ''S'' settentrionali. Adunque con l'unione fatta in cotal guisa non si sarebbe fatto un corpo solo di calamita, come si supponeva, la quale di necessità deve avere le due parti opposte una settentrionale e l'altra meridionale, ma, congiungendosi il settentrione della calamita ''A'' con il meridionale della calamita ''B'', vengono a restare le parti opposte di tutto l'aggregato una settentrionale e l'altra meridionale; e così per l'unione delle due calamite si sarà fatta una calamita sola. Adunque è impossibile facendosi l'unione ecc. che era quello che si doveva dimostrare.
 
{{centrato|Corollario.}}
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{{centrato|[fig. II.]}}
 
Sia il corpo tale quale abbiamo detto ''A'', nel quale siano sparsi i corpuscoli di calamita confusamente, cioè non siano ordinati come si è detto. Dico che toccando un estremo di detto corpo [car. 195 ''verso''.] la parte settentrionale della calamita ''B'', quel corpo in quella parte acquisterà virtù meridionale, e nell'altra senz'altro toccamento resterà settentrionale. Imperocchè mentre tocca il punto ''S'' settentrionale della calamita con una sua parte, è necessario per la precedente, che i prossimi corpicelli di calamita disseminati nel corpo ''A'' congiungendosi con questi si uniranno, combaciando le lor bande meridionali le settentrionali de' primi, e così faranno il medesimo tutti gli altri che seguono in modo che senza nuovo toccamente, col contatto solo d'una parte del corpo, e d'una parte sola della calamita, tutti i corpicelli sparsi pel corpo ''A'' verranno a ordinarsi con le lor parti meridionali ''verso'' l'istessa faccia del corpo, e con la settentrionale ''verso'' la parte opposta ed in cotal guisa il corpo ''A'' sarà calamitato, ecc., che era quello che si doveva dimostrare. E questo tal corpo chiamisi calamitico in primo significato, ovvero calamitico di prim'ordine.
 
{{centrato|Avvertimento. [car. 196 ''recto''.]}}
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{{centrato|[fig. III.]}}
 
Siano due corpi calamitici in primo significato, quali per maggior dichiarazione siano in forma di saette, e siano calamitati col contatto delle loro cuspidi [car. 196 ''verso''.] dalla parte settentrionale della calamita ''E''. Dico che di tali saette non si può unire la cuspide con la cuspide, nè il calcio con il calcio, ma sibbene la cuspide di una con il calcio dell'altra. Imperocchè, per le cose dimostrate, toccando le due cuspidi il settentrionale verbi grazia della calamita, vengono ad acquistare la virtù meridionale, rimanendo il loro calcio settentrionale; ma di sopra si è dimostrato, che è impossibile farsi l'unione di meridionale con meridionale, nè di settentrionale con settentrionale, adunque è impossibile che due corpi calamitici in primo significato si uniscano insieme con quelle parti che si sono calamitate col toccamento della stessa parte della calamita, la qual cosa si doveva dimostrare.
 
{{centrato|Proposizione settima.}}
 
Se un corpo calamitico in primo significato, dopo essere stato calamitato col toccamento di una parte della calamita, sarà di nuovo rivoltato con l'altra sua parte opposta ''verso'' la stessa parte della calamita, può essere che perda la virtù calamitica in modo che nè si congiungerà più con altri corpi calamitici, nè si adatterà per se stesso alla retta costruzione della Gran Calamita. Sia un corpo calamitico del primo ordine calamitato con toccamento di una [car 197 ''recto''.] sua parte ''B'', e dalla settentrionale parte di una Calamita: dico che se si rivolterà l'altra parte ''A'' alla medesima settentrionale, può essere che perda la [fig. IV.] virtù diggià acquistata; imperocchè dovendosi per il nuovo toccamento rivoltare i corpuscoli della calamita sparsi nel corpo calamitico, ed essendo necessario, che cotal moto si faccia in tempo, è manifesto, che se il toccamento si farà con così poco tempo che non si rivoltino tutti, ma solo una parte di essi, restando l'altra parte nella prima posizione, ne seguirà che rimanendo tante parti settentrionali di quei corpuscoli, quante meridionali rivoltate ''verso'' la medesima banda, la virtù degli uni torrà e detrarrà la forza degli altri in modo che non si vedrà più esercitare in quel corpo la virtù calamitica, se di nuovo non sarà calamitato; anzi rimarrà come estinta.
 
{{centrato|Proposizione ottava.}}
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Se un corpo calamitico nel primo significato sarà calamitato con una sua parte in virtù del contatto di una parte della calamita: voltando noi l'istessa parte del corpo calamitico e presentandola in faccia dall'altra parte della calamita, può essere ancora che perda la virtù.
 
Sia nell'istessa figura il corpo ''AB'' calamitico in primo [car. 197 ''verso''.] significato calamitato col contatto della sua parte ''B'' e del settentrione ''S'' della calamita ''SM''. Dico che se sarà la medesima parte ''B'' presentata alla parte ''M'' meridionale, può esser che perda la virtù. Imperocchè facendosi questa presentazione con così poco tempo che tutti i corpuscoli sparsi per il corpo calamitico, e diggià ordinati per il primo toccamento con le loro parti meridionali verso ''B'', non si rivoltino, ma restino parte di loro nella prima posizione, ne seguirà come nella precedente proposizione che la virtù degli uni contrastando con la forza degli altri sarà cagione che nessuno di essi potrà operare: e però la virtù apparirà oppressa del tutto, che era quello che si doveva dimostrare.
 
{{centrato|Proposizione nona.}}
 
Se un corpo calamitico in primo significato sarà calamitato col toccamento di una parte della calamita in una sua banda, e poi sarà spinto ''verso'' quella stessa parte sopra il dorso della calamita, può essere che perda la virtù.
 
Sia un corpo calamitico in primo significato ''AB'' calamitato col toccamento [fig. V.] di ''B'' e del settentrione ''S'' della calamita ''SM''. Dico che se sarà spinto sopra 'l dorso della calamita ''verso'' la parte meridionale ''M'' può essere che perda la virtù. Imperocchè, essendo il corpo AB calamitato col contatto di ''B'' e del settentrione [car. 198 ''recto''.] ''S'', è manifesto per le cose dimostrate che la parte ''B'' è divenuta di virtù meridionale, dovendosi esser rivoltati i suoi corpuscoli di calamita sparsi con i meridionali ''verso '' B'', Ma muovendosi il corpo ''AB'' con ''B '' verso '' M'', quei corpuscoli disseminati si rivolgeranno, e se il movimento verso ''versoM'' M del corpo ''AB'' sarà fatto senza dare il debito tempo che tutti si rivolghino, ma solo una parte di essi, e gli altri restino nel loro stato di prima, verranno disordinati, e confusi quei corpuscoli in modo che non potranno operare nè le parti settentrionali nè le meridionali, e così la virtù rimarrà smorzata ed estinta. E però se sarà un corpo calamitico in primo significato calamitato col toccamento ecc., la qual cosa si doveva dimostrare.
 
{{centrato|Proposizione decima.}}