Pagina:Tragedie, inni sacri e odi.djvu/462: differenze tra le versioni

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L’aneddoto fu narrato dal compianto, e caramente rimpianto, Gino Visconti Venosta, in quel prezioso e attraente volume dei suoi ''Ricordi di gioventù''<ref>Mi si consenta di rimandare chi ami di conoscere un po’ da vicino questo valentuomo, alla mia commemorazione: ''Visconti Venosta minore'', nella ''Lettura'' del maggio 1915.</ref>.
L’aneddoto fu narrato dal compianto, e caramente rimpianto, Gino Visconti Venosta, in quel prezioso e attraente volume dei suoi ''Ricordi di gioventù''<ref>Mi si consenta di rimandare chi ami di conoscere un po’ da vicino questo valentuomo, alla mia commemorazione: ''Visconti Venosta minore'', nella ''Lettura'' del maggio 1915.</ref>.


Don Gino — perchè non chiamarlo ancora così, come noi intimi solevamo chiamarlo? — aveva assunto l’ufficio, nei primi mesi di quell’anno fortunoso, di Commissario regio per la Valtellina. I Visconti Venosta eran di Tirano; ed Emilio, il fratello maggiore, era Commissario regio al campo di Garibaldi. Questi aveva trasportato il suo quartier generale a Bergamo; ed ivi andò a parlargli don Gino, per prender gli accordi circa l’aspettata o agognata invasione della Valtellina.
Don Gino — perchè non chiamarlo ancora così, come noi intimi solevamo chiamarlo? — aveva assunto l’ufficio, nei primi mesi di quell’anno fortunoso, di Commissario regio per la Valtellina. I Visconti Venosta eran di Tirano; ed {{Wl|Q1231904|Emilio}}, il fratello maggiore, era Commissario regio al campo di {{Wl|Q539|Garibaldi}}. Questi aveva trasportato il suo quartier generale a Bergamo; ed ivi andò a parlargli don Gino, per prender gli accordi circa l’aspettata o agognata invasione della Valtellina.


«Garibaldi mi accolse», egli narra. «con quel piglio franco e cortese, con quel sorriso che sapeva essere così sereno, e con quella sua voce meravigliosa, la più bella voce d’uomo che io abbia mai udito: doti che spiegavano il fascino irresistibile che egli esercitava su tutti, anche sui più scontrosi». Furono interrotti dal capitano Corte, il quale veniva a informare Garibaldi ch’erano stati fatti prigionieri alcuni ufficiali austriaci. Il Generale ordinò che gli si conducessero subito innanzi.
«Garibaldi mi accolse», egli narra. «con quel piglio franco e cortese, con quel sorriso che sapeva essere così sereno, e con quella sua voce meravigliosa, la più bella voce d’uomo che io abbia mai udito: doti che spiegavano il fascino irresistibile che egli esercitava su tutti, anche sui più scontrosi». Furono interrotti dal capitano Corte, il quale veniva a informare Garibaldi ch’erano stati fatti prigionieri alcuni ufficiali austriaci. Il Generale ordinò che gli si conducessero subito innanzi.