Pagina:Le Novelle Indiane Di Visnusarma, UTET, 1896.djvu/154: differenze tra le versioni
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146 | novelle indiane di visnusarma |
è casa tua, bensì mia. A che dunque vai parlando con tanta asprezza? Perchè è stato detto:
E poi:
Ora tu, o sciocco, non hai udito l’avviso di Narada:
Per gli uomini è argomento — di dieci anni il possesso; Per gli’augelli e le fiere — l’avervi avuto accesso. |
E però questa casa è mia per diritto, e non tua. Capingiala allora disse: Se tu vuoi ricorrere all’autorità della legge, vieni con me e interroghiamo qualche dottor di leggi. A chi egli assegnerà per diritto la casa, quello se la prenda. — Dopo ciò, ambedue si tolsero di là per andare a sbrigare quel piato, e io pensai: Che sarà ora? Io pure devo vedere questa faccenda. — Allora, per la curiosità, anch’io andai dietro a quei due. La lepre intanto, non essendo andata ancor molto lontana, così domando a Capingiala: Amico, chi ora definirà questa nostra questione? — E l’altro disse - Un gatto di nome Dadicarna che ha molta pietà per gli esseri viventi tutti, che s’è dato ai voti della vita penitente e se ne sta sul greto del Gange beato che ha le onde mobili delle sue acque increspate dai forti venti e scorre tutto insieme raccolto con suono di dolce mormorio. — Ma la lepre, come vide il gatto, turbata nell’animo da forte spavento, gridò: Via, via da questo malnato! Perchè è stato detto: